SANITÀ

Liste d'attesa ai livelli del 2019 (quando già erano lunghissime)

Il Piemonte recupera i tempi rispetto agli arretrati prodotti dalla pandemia. Ma i livelli di quattro anni fa non sono certo un benchmark. Ridotto di un 25% l'affollamento nei Pronto Soccorso. Il ruolo di Azienda Zero, Cirio: "Autonomia delle Asl non significa anarchia"

Le liste d’attesa, nel sistema sanitario piemontese, stanno tornando ai livelli del 2019 e in certi casi del 2018. Alcune voci del monitoraggio segnano, addirittura un lieve miglioramento rispetto a quattro o cinque anni fa. Ci sarebbe da tirare un sospiro di sollievo se in quegli anni, alla vigilia della pandemia che ha scombinato la sanità accumulando milioni di prestazioni da smaltire, i tempi necessari per una visita, un ricovero o un esame diagnostico non fossero già un problema grave che, a dispetto dei proclami di chi allora governava la Regione, rimase di fatto irrisolto.

“Non ci montiamo la testa, siamo moderatamente soddisfatti per il recupero rispetto a molti anni in cui non si è fatto tutto quel che si sarebbe dovuto fare”, dice il presidente della Regione Alberto Cirio, che nella presentazione degli ultimi dati del piano coordinato da Pietro Presti, non rinuncia rimarcare come, “ormai, l’intervento è straordinario, perché negli anni scorsi almeno una parte dell’ordinario non è stato fatto”. E che sia ancora lungo e non semplice “il cammino verso la soluzione del problema”, lo attestano proprio quei dati che se segnano un recupero rispetto ai tre anni in cui il Covid ha stravolto tutto, si assestano (con qualche punta di miglioramento) sui livelli di quando le liste d’attesa erano già segnate in rosso sulle agende della politica sanitaria. Da qui anche la logica spiegazione del perché, la percezione dei risvolti positivi contenuti nei numeri non rispondano al sentire di gran parte dei cittadini, che ancora spesso lamentano tempi lunghi. 

Assai più percepibile, anche visivamente, è invece il risultato degli interventi sull’affollamento dei Pronto Soccorso. Da dicembre a febbraio, a parità di accessi, il numero di pazienti in attesa è sceso da 506 a 365, con un calo del boarding di circa il 25%. “Questo è frutto soprattutto dell’attuazione della prime delle tre fasi di intervento, quella immediata – spiega il commissario di Azienda Sanitaria ZeroCarlo Picco – il cui fulcro è stato il reperimento e la messa di disposizione di circa 1.600 posti letto, tra Cavs, Rsa e strutture private, in più per le dimissioni, così come un monitoraggio costante su tutte le aziende sanitarie e ospedaliere”, svolto proprio dalla Super Asl.

Lo stesso organismo ha fatto anche altro, che già in parte si vede nei Pronto Soccorso dove l’emergenza resta in tutta la sua gravità e complessità per quanto concerne una soluzione, ma che dovrebbe avere effetto anche sulle stesse liste d’attesa. L’Azienda Sanitaria Zero, come ricorda Picco, ha “centralizzato i bandi per l’assunzione di nuovo personale”, superando lentezze e altre situazioni critiche evidenziate dall’azione (o inazione) delle Asl.

Un tema questo su cui Cirio non usa giri di parole per sostenere che “La Regione ha fatto la Regione, superando un’anarchia delle varie Asl, con la centralizzazione del controllo e del coordinamento da parte di Azienda Zero”. Per il governatore “l’autonomia delle aziende, spesso è stata interpretata, appunto, come una sorta di anarchia, con ciascuno che andava per la sua strada senza condividerla nel sistema”. Da qui l’esigenza di porre freno a “un’autonomia estremizzata”, riportando al nuovo organismo un’azione di coordinamento, di monitoraggio, ma in alcuni casi come quello dei bandi anche una sorta di avocazione di alcune funzioni su cui una parte delle aziende ha mostrato carenze o inadeguatezze, che spesso si riflettono pesantemente su più fronti, compresi i tempi di attesa. “La Regione – aggiunge Cirio – è il soggetto che deve dare le indicazioni, tracciare la linea e verificare, attraverso l’Azienda Zero e la Direzione regionale della Sanità, che venga seguita. Certamente la Regione non è il bancomat delle Asl”. 

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