SANITÀ & POLITICA

Vercelli, "la Sanità è al collasso"

Mancano 80 medici e centinaia di infermieri e Oss. Turni pesanti, ma le assunzioni non arrivano lasciando spazio alle coop di gettonisti. Asl e Regione, intanto, annunciano nuovi reparti e servizi. La denuncia del vasto fronte sindacale: "Forti preoccupazioni per il Pnrr"

Ottanta medici in meno del necessario, centinaia tra infermieri e operatori sociosanitari che mancano in organico, turni sempre più pesanti, la prospettiva di vedere le strutture previste dal Pnrr come scatole vuote. Per usare la definizione dei sindacati, “la sanità vercellese è al collasso”. Ma questo, come denunciano Cgil. Cisl, Uil, Nursing Up, Nursind, Fials e le Rsu, non evita che da parte dei vertici dell’Asl e della Regione si prosegua con una seri di annunci di prossime aperture di nuovi reparti ospedalieri e servizi di medicina territoriale. 

È un quadro, ma anche un atto d’accusa dettagliato, quello che il vasto fronte delle organizzazioni sindacali e di categoria fa della situazione nella provincia. Tanti i rilievi, a partire dal ritardo con cui l’Asl  ha presentato il piano dei fabbisogni triennale, solo il 2 in marzo del 2023. Dati “che sanciscono lapidariamente la necessità di un piano straordinario di assunzione, che vada oltre il turnover, che peraltro a oggi fatica a essere garantito”. E ce n’è anche per le liste d’attesa: “I fondi stanziati risultano insufficienti”. Lo stesso piano presentato dall’azienda diretta da Eva Colombo parrebbe “un mero esercizio di numeri perché non supportati da copertura economica. A oggi, di contro, si continua a chiedere agli operatori della sanità continui sacrifici che oggi non possono essere neanche più ammantati dalla retorica che si è fatta sugli eroi del Covid”. Per i sindacati la prova della carenza strutturale del personale è che attualmente per alcuni servizi (blocco operatorio, neurofisiopatologia, prevenzione) i lavoratori sono costretti, ormai da anni, a fun sovraccarico di reperibilità “oltre quanto consentito dal contratto e con turni di chiamata che coincidono con turni di lavoro ordinari. Sempre più spesso si dispongono nei reparti di degenza turni di 12 ore e sono frequentissimi i richiami da ferie e riposi”.

E tutto questo accade “mentre stiamo assistendo a una serie di annunci dall’apertura dalla Rianimazione di Borgosesia, all’ampliamento del Dea di Vercelli, al futuro ospedale Cubo di Vercelli, all’avvio della medicina territoriale con le Case della Salute, l’Ospedale di Comunità di Gattinara e la telemedicina, tutte iniziative che a oggi vedono scarsi investimenti in termini di personale se non l’utilizzo di quello già in forza”. Roba da far fischiare lo orecchie non solo in corso Regina, ma anche a Palazzo Lascaris dove il leghista vercellese Alessandro Stecco presiede la commissione Sanità. 

“Ci domandiamo – scrivono in una nota i sindacati – se i soldi del Pnrr serviranno a costruire scatole vuote o a riempirle saranno altri soggetti magari privati”. E a questo riguado concentrano l’attenzione anche sul territorio. “Le prestazioni ambulatoriali non trovano soluzioni strutturali perché non sostenute da un piano di assunzioni ma sono costantemente in balia di progetti estemporanei basati solo sull’allungamento degli orario di lavoro, mentre la continuità assistenziale post ricovero sta diventando un problema per anziani e le loro famiglie vista la crisi delle Rsa ed il rincaro delle tariffe”. Non da ultimo per gravità, “il fenomeno delle dimissioni in particolare fra i medici che ma presto potrebbe allargarsi ad altri professionisti, con l’ampliamento dell’utilizzo delle cooperative di gettonisti. Non si assume personale – denunciano le sigle sindacali del settore – ma si appalta a soggetti che oltre a rappresentare un costo considerevole non garantiscono la necessaria continuità assistenziale”.

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