RETROSCENA

"Cavallo vincente non si cambia".
Lega su Cirio (per stoppare FdI)

Il governatore accentua le sue mire europee (in attesa del responso della Meloni). Dal Carroccio: "Lui il candidato naturale per le regionali del 2024". La strategia per evitare una presidenza "fraterna". Pronto a bordocampo il sindaco di Novara Canelli

È davvero scontato che, nel caso in cui Alberto Cirio non dovesse ricandidarsi alla guida del Piemonte imboccando la via per Bruxelles, a presentarsi agli elettori quale aspirante presidente per il centrodestra sarà un esponente di Fratelli d’Italia? Tanto più l’attuale governatore accentua le sue iniziative in chiave europea, stringe e riprende relazioni coltivate nel quinquennio trascorso sugli scranni a Strasburgo, aumenta le sue missioni in Belgio e non nasconde di coltivare l’idea di un suo ruolo in Ue, tanto più la domanda sul dopo e soprattutto sul chi circola con insistenza tra i maggiorenti della Lega. Il partito di Matteo Salvini, azionista di maggior peso nell’alleanza in base ai voti del 2019, è il più convinto sostenitore della ricandidatura di Cirio. E non certo per disinteressata generosità. Al governatore non solo viene riconosciuta la capacità di saper smussare gli spigoli di una coalizione che, soprattutto dopo il ribaltamento dei pesi elettorali, vede crescere le fibrillazioni, ma soprattutto rappresenta un argine alla dilagante esondazione dell’alleato meloniano. Insomma, Cirio è la principale polizzaper evitare che il vessillo della fiamma torreggi in una regione del Nord.

FdI non fa mistero, ormai da un po’ di tempo, di avere sulla rampa di lancio una figura come quella dell’attuale assessore Elena Chiorino la quale, oltre ad aver dimostrato la giusta dose di tenacia e determinazione nel suo ruolo di assessore, giocherebbe la carta del genere che, come testimoniato dall’effetto Meloni (e di rimando quello Schlein sul fronte opposto) non risulta marginale. Ma, pur tenuto conto del fatto che una decisione come quella della candidatura alla guida della Regione plana inevitabilmente sui tavoli nazionali del centrodestra, è davvero così naturale (e inevitabile) una soluzione “fraterna”, sempre nel caso in cui Cirio volga il suo cammino politico altrove?

Di certo la Lega non farà nulla per agevolare, in questa ambizione del governatore. Meglio tenerselo ben stretto al quarantesimo piano del grattacielo, bloccando l’ascensore. Tuttavia, qualora Cirio dovesse incassare il viatico di Giorgia Meloni per un incarico di peso in Europa, non è affatto detto che il Carroccio si pieghi senza batter ciglio (o pugni sul tavolo) a una candidatura di FdI. Anzi. Potrebbe pesare e far tesoro, come osservano esponenti del Carroccio piemontese, quanto accaduto in Lombardia, con Salvini che tra eletti nella lista del partito e quelli nella formazione del governatore Attilio Fontana (leghista) ha non solo parato l’annunciato colpo di Fratelli d’Italia, ma tenuto in giunta posizioni e numeri su cui alla vigilia del voto nessuno avrebbe scommesso.

Una posizione per nulla rinunciataria, quella della Lega, men che meno in Piemonte, dove in vista delle urne del prossimo anno non avrebbe certo il problema del candidato. Fatto scaldare a bordocampo, forse con eccessivo anticipo, il sindaco di Novara Alessandro Canelli resta elemento di spicco e con un cursus politico più che consono a un salto verso la guida della Regione. Peraltro, lo stesso segretario regionale della Lega, Riccardo Molinari ha più volte ribadito che “Cirio è il candidato naturale per il 2024” e in quell’affermazione è facile leggere non solo la stima e la scelta strategica di una figura potenzialmente vincente e avversario in grado di spegnere molte velleità nel centrosinistra, ma anche molta tattica interna allo schieramento.

Quanto il partito di Salvini sia determinato, e lo appare, a non accettare supinamente l’assunto “Cirio in Europa, in Piemonte un candidato presidente della Meloni”, lo si potrà scoprire nel caso in cui la premier dovesse dare il via libera alla corsa verso Bruxelles di Cirio. Se e quando accadrà è difficile dirlo. In programma c’è, entro la primavera, un incontro a Torino dove la premier aprirà il suo tour nelle Regioni per i fondi europei. Molti, tuttavia, indicano non prima dell’autunno ogni decisione. Spingere più aventi possibile l’annuncio conviene a molti, tenuto poi conto che il presidente non deve certo organizzare la sua campagna elettorale, visto che non ha mai smesso di farla, praticamente dal giorno successivo alla sua elezione in piazza Castello. E questo è un enorme vantaggio. Così come lo è tenere appeso il centrosinistra dove lo spettro di Cirio raffredda molte possibili (auto)candidature. Poi c’è pure chi, sempre nel Carroccio, osserva caustico che “nel caso si debba cambiare cavallo, meglio far arrivare il purosangue il più vicino possibile al traguardo, soprattutto se si dovesse rimpiazzarlo con un ronzino”. All’allibratore, comunque, la Lega per il 2024 punta tutto sul vincente del 2019.

print_icon