La domanda dei cattolici

È apparso nei giorni scorsi un sondaggio che non può e non dev’essere sottovalutato, anche se va letto con attenzione e senza paraocchi e pregiudiziali. Si tratta di una rilevazione di Quorum/YouTrend per Sky TG 24 dove emerge che addirittura “1 italiano su 4 vorrebbe un partito cattolico forte”, che “faccia cioè esplicito riferimento ai valori cattolici”. E, inoltre, il “24% dell’elettorato italiano lo riterrebbe una buona cosa”. Al contempo, un altro sondaggio condotto da Pagnoncelli per La 7 sostiene che oltre il 30% dei cattolici italiani non si riconosce nelle politiche della Meloni e né, a maggior ragione, nell’impianto radicale, libertario ed estremista della Schlein.

Ora, i sondaggi, come ben sappiamo, non sono oro colato o verità dogmatiche ma semplici tendenze che si registrano nella pubblica opinione. Ma è indubbio che riflettono una situazione oggettiva. E cioè, dopo il voto del 25 settembre scorso, che ha segnato l’avvento al potere di una destra democratica e di governo, ha fatto da contraltare il ritorno di una sinistra radicale e massimalista incarnata dalla leadership della Schlein che ha nuovamente radicalizzato la dialettica politica italiana ma, al contempo, rilanciato le tradizionali identità politiche e culturali. È di tutta evidenza, come emerge anche da questi due sondaggi specifici, che accanto alla destra di governo e ad una sinistra massimalista e radicale i cattolici nel loro complesso e nella loro articolazione pluralistica, sono alla ricerca di una nuova identità politica e di un nuovo contenitore politico organizzato. E, soprattutto, come insegna la tradizione storica italiana, alla ricerca di una “politica di centro” distinta e distante dalla destra e dalla sinistra.

Certo, anche i sondaggi vanno letti ed interpretati. Nel senso che solo una piccolissima ed insignificante nicchia di persone pensa di dar vita ad un “partito cattolico” integralista, clericale, reazionario e conservatore. Una tradizione, del resto, che nel nostro paese non è mai esistita se non, appunto, in settori marginali e politicamente del tutto irrilevanti. Ma è indubbio che serpeggia sempre di più in settori crescenti della pubblica opinione una “domanda di centro” e che, soprattutto, sia politicamente e culturalmente caratterizzata. E cioè, per dirla in termini più chiari, c’è una crescente domanda di ridare al Centro un fondamento culturale e ideale prima ancora che di natura programmatica. E questo fondamento, nello specifico, non può che arrivare dalla tradizione e dalla cultura del cattolicesimo popolare e sociale. E quindi, non si tratta di dar vita ad un partito integralista e clericale – in Italia, del resto, non è mai esistito un “partito dei cattolici” ma sempre, e solo, un “partito di cattolici” – ma, al contrario, ad un soggetto politico che sia in grado di interpretare una “politica di centro” dinamica, innovativa, riformista e moderna dove la cultura politica della tradizione del cattolicesimo popolare e sociale sia visibile e capace di segnare il progetto politico e di governo del partito di riferimento.

Ecco perché, dopo il ritorno in grande stile della destra democratica e di governo, della sinistra radicale ed estremista oltre al perdurante populismo antipolitico e qualunquista dei 5 stelle, il quadro non si può non completare che con un rinnovato protagonismo del Centro. E, all’interno di questo soggetto politico, della cultura popolare e cattolico sociale. E adesso, tra l’altro, lo dicono anche i sondaggi….

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