RETROSCENA

Cingolani, Fitto o l'outsider Cirio: ecco le carte europee di Meloni

Le diverse ipotesi per il futuro commissario Ue. Il ministro pugliese è candidato naturale, ma indispensabile a Palazzo Chigi. Il manager piace molto alla premier, ma non a FdI. Il fattore C, come... fortuna, potrebbe baciare il governatore piemontese

In vino veritas è il titolo dell’evento al Parlamento Europeo in difesa dell’enologia italiana cui ieri Alberto Cirio non ha mancato di partecipare, rendendo di fatto superfluo anche solo mezzo bicchiere di Barbera per riaffermare una verità ormai arcinota: il governatore è più che mai ben attento a tenere un piede a Bruxelles con la non nascosta aspirazione di tornarvi a metterceli entrambi e, quindi, poggiare le terga su una poltrona di rango. Molto del suo futuro politico, se non tutto guardando proprio alle ambizioni europee, dipende da ciò che deciderà Giorgia Meloni

Sempre accorto a non urtare suscettibilità, braccia ben distese ad evitare anche la più involontaria delle sgomitate, ormai abilissimo nell’arte del marsupiale che si finge morto per sfuggire ad ogni situazione rischiosa, l’opossum potrebbe trasformarsi in coniglio, pronto ad essere tirato fuori dal cilindro proprio dalla premier. Perché non è affatto detto che l’inquilina di Palazzo Chigi, alla fine, quando si tratterà di dover scegliere, con debito anticipo, chi piazzare a capo di una commissione europea non trovi proprio nell’attuale presidente della Regione Piemonte la soluzione ottimale, pur non mancando figure e (ovviamente) ambizioni nel suo partito e nel resto della maggioranza. O forse anche proprio per questo.

Lo scenario va proiettato dopo il voto del 2024, concomitante con quello per il futuro governo del Piemonte, e visto in quel nuovo assetto europeo cui Meloni lavora da tempo e che prevede una alleanza tra il gruppo dei Conservatori e Riformisti (Ecr) e i Popolari, tagliando fuori la famiglia socialista. La leader di Fratelli d’Italia punta a liquidare la coalizione “Ursula” e confidando nel successo elettorale insediare a Palazzo Berlaymont una nuova maggioranza. In ogni caso, tra poco più di un anno si tratterà di trovare un successore di Paolo Gentiloni, seppur non (è detto) nello stesso ruolo.

Costanti contatti sempre con i suoi interlocutori naturali, Manfred Weber capogruppo del Ppe, così come i “fratelli polacchi” del PiS e gli spagnoli di Vox cui avrebbe garantito il suo impegno per le elezioni (in anticipo sulle europee) nelle rispettive nazioni anche se con un profilo più istituzionali e meno sguaiato (come quella della Giorgia “mujer, madre, cristiana” del celebre comizio andaluso).

Nel caso si concretizzi la nuova alleanza con il Ppe (dove una parte è ancora contraria al matrimonio con i conservatori, soprattutto i tedeschi della Cdu), sia che resti l’attuale assetto, un posto in commissione l’Italia lo avrà comunque e, in ogni caso, pare più che opportuno indicare una figura moderata e dal riconosciuto profilo europeista. Inevitabile l’esclusione degli esponenti più radicali di FdI, che poi non sono certo una minoranza, e men che meno della falange leghista che siede tra i sovranisti ed euroscettici (a dir poco) di Id (Identità e Democrazia) con gente del calibro di Marine Le Pen

Il candidato ideale Meloni ce l’ha in casa. Risponde al nome di Raffaele Fitto, vero artefice della diplomazia meloniana a Bruxelles, uomo dei dossier Ue che passano a Palazzo Chigi, ma anche nei vari ministeri, moderato quanto basta e attrezzato per il ruolo di commissario. Tutte doti che, però, rischiano concretamente di impedirgli di essere scelto in quel ruolo per una ragione tanto semplice quanto difficile da superare: il ministro è e sarà ancora per un bel po’ indispensabile alla premier in Italia, nel Governo.

Un altro nome che circola è quello dell’europarlamentare azzurro Massimiliano Salini, dato sempre in procinto di passare in Fratelli d’Italia, recordman di preferenze nella circoscrizione Nord-Ovest e in particolare nella sua Lombardia, ma ritenuto troppo vicino a Comunione e Liberazione e in qualche modo pure gravato dai suoi trascorsi con Angelino Alfano.

Profilo che piace molto alla premier e che, oggettivamente, presenta molte delle qualità richieste a un commissario europeo è quello dell’ex ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani. Di fresca nomina nel consiglio dei direttori del Fondo di Innovazione della Nato, Cingolani è figura di altissimo profilo, con incarichi e offerte di grande standing a livello internazionale. Tanto piace a Giorgia quanto è detestato dai fedelissimi della Fiamma magica, gli stessi che si sono messi di traverso per impedire il suo approdo a Leonardo. Un ostacolo facilmente superabile dal cipiglio della leader e dal suo decisionismo. Ma se anche l’ipotesi Cingolani, per mille ragioni, dovesse arenarsi chi può escludere che la Meloni decida di tirare fuori dal cilindro, dove egli si sta sistemando con consumata abilità e quel pizzico di fortuna (machiavellica) che non gli manca, proprio Cirio? Nessuno.

print_icon