Pnrr, riforme a debito

I Cinque Stelle vantano come grande merito essere riusciti con Conte a farsi dare dall'Unione Europea una montagna di soldi grazie al Pnrr, ma non dicono che gran parte di quei soldi sono presi a prestito e saranno da restituire. Prendere una grossa fetta delle risorse a fondo perduto è un merito, ma indebitarsi ulteriormente non lo è. Per esempio, Spagna, Francia e Germania hanno preso solo la quota a fondo perduto e nessun prestito. Facendo una ricerca sul tasso di interesse a cui sono stati presi i finanziamenti non si riesce a trovarlo e questo per la particolare struttura del Pnrr.

Come ormai è noto le somme del Pnrr vengono accreditate in tranche in seguito al raggiungimento di alcuni obiettivi e prima dell’erogazione il tasso di interesse non è quantificato. Ogni tranche è finanziata con il tasso di interesse attuale. Il vantaggio sarebbe che l’Unione Europea riesce a spuntare un tasso che è inferiore a quello che lo Stato italiano otterrebbe da solo nel mercato dei capitali. Considerazione corretta, ma in una situazione di rialzo dei tassi di interesse questa struttura non risulta molto conveniente. Se l’Italia due anni fa, prima del rialzo dei tassi, di interesse avesse emesso 120 miliari di Btp a dieci anni, avrebbe spuntato in tasso migliore e non avrebbe avuto i vincoli europei. Il successo vantato dai Cinque Stelle non pare un grande affare. Il vantaggio del Pnrr è quello di costringere l’Italia a fare delle riforme e a realizzare dei progetti in tempi stretti, una sorta di riedizione del cosiddetto vincolo esterno. Tale vincolo è stato usato come scusa per decisioni impopolari, ma ineludibili vendute come imposizioni dei cattivi di turno. Rappresenta sicuramente una furbata delle classi dirigenti italiani, ma ne denota l’intrinseca debolezza. Sarebbe molto meglio che fossero i politici italiani a realizzare riforme e grandi progetti e non che siano imposti da qualcun altro, anche se spesso si tratta di una finta imposizione.

Sarebbe stato utile che i finanziamenti del Pnrr si fossero concentrati in pochi settori e in grandi progetti infrastrutturali, mentre pare che parte dei fondi si disperderà in mille rivoli di cui una porzione di dubbia utilità. Ovviamente a chiunque venga detto di spendere dei soldi si ingegnerà per farlo, ma non sempre si impiegheranno in progetti utili. Da questo punto di vista non si può dare colpa agli enti locali che avendo dei soldi da spendere si inventano dei progetti cercando di rispettare le direttive del Pnrr.

Qualcuno ha detto che non è un dramma se si perdesse parte di quei soldi e considerato che si tratta di prestiti potrebbe avere una qualche ragione. Per quanto il Pnrr abbia delle scadenze e dei vincoli è evidente che l’Unione Europea è un organismo politico e le sue decisioni sono tali; pertanto, si potrà sperare in una certa flessibilità e le opposizioni credo che esagerino nel presentare il piano come estremamente rigido. Una banca si farà pagare la mora per un ritardato pagamento, ma in Europa conta il peso politico di ogni stato e i vari equilibri di potere più delle scadenze.

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