Cattolici democratici, non solo Prodi

È singolare e anche un po’ anacronistica la vulgata giornalistica secondo la quale i cattolici democratici “doc” sono solo nel Pd. Per cui, quando parla Prodi o Delrio è come se parlassero tutti i cattolici democratici e popolari italiani. Con tutto il rispetto dovuto a questi cosiddetti “cattolici adulti” – o “cattolici professionisti” – è bene sottolineare che anche nell’area cattolico democratica e popolare c’è un forte pluralismo sotto il versante delle singole opzioni politiche.

Ora, mi rendo perfettamente conto che essere oggi cattolici democratici e popolari in un partito che ha eletto una segretaria con un profilo politico e culturale preciso e netto – e cioè un partito con una forte impronta radicale, libertaria e massimalista – non è affatto un esercizio semplice, né facile. Ma, al di là di questi cattolici che legittimamente continuano a militare in quel partito, è indubbio che, oltre a prendere atto che c’è uno spiccato pluralismo politico in quest’area culturale, oggi c’è anche e soprattutto la necessità, se non addirittura il dovere, di recuperare e ricostruire quella “politica di centro” che resta uno dei tratti essenziali e qualificanti di questo filone di pensiero. E questo è un aspetto decisivo anche dopo le polemiche che hanno investito il potenziale luogo politico centrista rappresentato dall’ormai ex “terzo polo”. Ma è altrettanto indubbio che, seppur all’interno del bipolarismo che caratterizza l’attuale assetto politico del nostro Paese, è sempre più indispensabile ridare vita a quella “politica di centro” – meglio se attraverso un partito di centro dinamico, riformista e democratico – che resta cruciale soprattutto in un quadro generale che rischia di scivolare sempre di più lungo la china, pericolosa e nociva, degli “opposti estremismi”.

Ecco perché, al di là della retorica sul comportamento e sul ruolo politico dei “cattolici adulti” o “professionisti”, adesso si tratta di qualificare realmente la stessa “mission” dei cattolici democratici e popolari nella società contemporanea che non è più solo quella di tutelare ruoli di potere personali e di corrente all’interno di partiti dove si è gentilmente “ospitati” ma si è politicamente irrilevanti e culturalmente del tutto ininfluenti. E una cultura politica – e la conseguente tradizione storica – vive ed è credibile nella misura in cui non si riduce ad essere una grigia e banale appendice nella vita politica contemporanea.

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