EDILIZIA SANITARIA

"Al Vco serviva un nuovo ospedale", stoccata di Enoc alla Regione

La cardinalessa della sanità piemontese contesta la scelta di ristrutturare i nosocomi di Domodossola e Verbania. Una decisione in cui emerge un modo di agire "provinciale". Intanto la Lega esulta: "Ampio coro di soddisfazione". Ma dove l'hanno sentito?

Nel giorno in cui si conferma la luna di miele tra il governatore Alberto Cirio e il sindaco di Torino Stefano Lo Russo, a dare una stoccata alla Regione ci pensa Mariella Enoc, la “cardinalessa” della sanità italiana, colei che nel 2015 papa Bergoglio ha voluto a capo dell’ospedale Bambin Gesù, fino alle dimissioni dello scorso febbraio, e che prima ancora era stata procuratore speciale del Cottolengo di Torino, vicepresidente delle fondazioni Cariplo e Cini. Tra il 2008 e il 2012 ha anche guidato Confindustria Piemonte ed è proprio da quel palco, in occasione delle celebrazioni dei 50 anni alla Nuvola Lavazza, che in un passaggio del suo intervento punta il dito contro chi “ha preferito ristrutturare due ospedali piuttosto che realizzarne uno nuovo ed efficiente”. Il riferimento è al San Biagio di Domodossola e al Castelli di Verbania che avrebbero dovuto cedere il passo al nuovo nosocomio unico di Ornavasso. Avrebbero, perché negli ultimi quattro anni il centrodestra locale ha iniziato a litigare su dove si sarebbe dovuta costruire la nuova struttura, gettando al macero il progetto del centrosinistra e – in assenza di un accordo – hanno deciso di “aggiustare” quello che già c’era.  

“Per la mia esperienza sarebbe stato meglio un ospedale unico per quel territorio” afferma Enoc che il Vco lo conosce bene essendo lei di Novara. “Oggi un ospedale deve essere anche un polo sanitario di alto livello in cui fare medicina d’eccellenza. Per questo servono ospedali moderni, costruiti ex novo, piuttosto che piccole strutture legate a un territorio”. E mentre Enoc avvertiva sui rischi di un pasticcio peraltro piuttosto esoso (200 milioni di euro), dal Vco la Lega esultava: “La ristrutturazione dei due ospedali di Domodossola e Verbania è un’ottima notizia per il territorio e una risposta coi fatti alle polemiche pretestuose di chi non lavora per unire, bensì per disgregare” si legge in una nota del Carroccio di Domodossola che “si unisce all’ampio coro di soddisfazione seguito alla delibera con cui la giunta regionale ha messo nero su bianco le basi per realizzare, grazie a 200 milioni a fondo perduto, il piano di ristrutturazione totale del San Biagio, che si caratterizzerà come polo chirurgico, e del Castelli”.

Da chi sia composto questo coro unanime non è ancora chiaro per quanto ricordi da vicino un altro coro, quello di vibrante protesta evocato da De Andrè. Di certo c’è che fuori (da questo coro) continua a cantare una delle massime espressioni della sanità piemontese. La Enoc infatti spiega allo Spiffero come “oggi un ospedale ha un’età media di trent’anni” e l’Italia “che è ormai nel mondo globale dovrebbe uscire dalla logica dei Comuni” perché “finora c’è stata una visione un po’ provinciale, come quando si vogliono punti nascita ovunque e poi non si usano”.

Di tutt’altro avviso il segretario della Lega di Domodossola Riccardo Galvani, fiero sodale del capogruppo in Regione Alberto Preioni, secondo cui “un territorio prevalentemente montano e morfologicamente complesso come il nostro ha bisogno di due ospedali capaci di dare risposte alle esigenze di salute di tutti i cittadini del Vco, e in particolare alle genti di montagna. L’indirizzo arrivato da Torino spegne le polemiche di chi in questi anni ha remato contro, cambiando idea ogni cinque minuti”. Il riferimento è al sindaco di Domodossola Lucio Pizzi, che proprio sul tema ospedale ha litigato con tutto il centrodestra, si è ricandidato nella sua città e ha vinto contro i partiti che oggi esultano. Un altro evidentemente che non si è unito al coro.

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