ACQUA PASSATA

Attacco all'impero Romano: per Smat il Pd punta su Montà

Appena spente 80 candeline il presidente dell'acquedotto di Torino vuole restare in sella. In tanti storcono il naso ma nessuno ha il coraggio di dargli il benservito. L'ex sindaco di Grugliasco (spondato dal segretario Mazzù) pronto a prenderne il testimone

“Siamo agli sgoccioli” e parlando di acqua mai metafora più azzeccata. Entro la fine del mese ci sarà l'assemblea dei soci di Smat che approverà l’ultimo bilancio di questa gestione e approverà la prossima governance. Tutto ruota attorno alla figura di Paolo Romano che dopo ventidue anni al timone non pare ancora disposto a cedere la guida dell’azienda che ha fondato e portato a diventare un’eccellenza del servizio idrico a livello nazionale. Insomma, mentre c’è chi già preconizza la fine di un’era, del sacro Romano impero. altri mettono le mani avanti: “Non molla”. Tre giorni fa ha festeggiato le ottanta primavere ma sbaglia chi pensa che si sia rassegnato a mettersi in pantofole. Perché Romano è la Smat e la Smat è Romano.

La storia di un connubio vincente che sfida il trascorrere del tempo. Era il 2001 quando, dopo dodici anni da direttore generale dell’Azienda Po-Sangone, Romano promuove la fusione con l’acquedotto di Torino dando vita alla Smat. Per i primi sedici anni è l’amministratore delegato, negli ultimi sei fa il presidente: una cosa è certa in corso XI Febbraio ha sempre comandato lui. Così ha costruito una realtà che conta 989 dipendenti secondo i dati del bilancio 2021, ricavi per 439 milioni di euro, un utile netto di 34 milioni e 107 milioni di investimenti programmati. Nell’anno passato ha elargito 6,5 milioni di dividendi ai soci. Insomma, un gioiello di cui andare fieri, preservato anche dalla furia iconoclasta dei Cinquestelle che in virtù del principio dell’“acqua pubblica” erano pronti a smantellare l’azienda trasformandola in un consorzio sul modello dell’Abc di Napoli (che infatti faceva acqua da tutte le parti). La presenza di Romano fu la garanzia di una continuità auspicata pressoché da tutti ma ora che quel pericolo è scampato “i tempi sono maturi per un cambio della guardia” afferma un osservatore. “Vacci tu da Romano a dirgli che è tempo di levare le tende” replica un altro.

Nei giorni scorsi il Comune di Torino, che detiene il 60 percento delle quote, ha nominato amministratore delegato Armando Quazzo, il dirigente più vicino a Romano presente in azienda, e poi l’ex consigliere e assessore comunale Enzo Lavolta e l’ex consigliera e assessore regionale Monica Cerutti. Agli altri Comuni spetta ora il compito di indicare l’ultimo consigliere di amministrazione che sarà il presidente. C’è un’alternativa a Romano ed è l’ex vicesindaco Metropolitano, già primo cittadino di Grugliasco, Roberto Montà. Il suo nome è iniziato a circolare già all’indomani dell’elezione di Stefano Lo Russo, e per molti la sua nomina a capo di Risorse Idriche, società controllata di Smat che si occupa di progettazione, non era che un passo di avvicinamento verso la capogruppo. Lui avrebbe l’appoggio del Cidiu, l’azienda pubblica che si occupa della raccolta rifiuti nella Zona Ovest di cui è presidente Marcello Mazzù, che è pure il segretario del Pd torinese ed è stato sindaco di Grugliasco prima di passare il testimone proprio a Montà.

A complicare ulteriormente il quadro c’è lo Statuto di Smat, secondo cui i vertici devono ottenere non solo la maggioranza delle quote ma anche la maggioranza delle teste. Qui uno vale uno e lo sa bene Appendino che non riuscì mai ad avere il controllo dell’azienda nonostante con le sole quote di Torino detenesse la maggioranza assoluta. Il rischio è che l'assemblea in programma a fine mese si risolva con un buco nell’acqua e che l'azienda piombi nell'immobilismo. Urge un mediatore.