La sicurezza va premiata
Claudio Chiarle 07:00 Mercoledì 06 Settembre 2023
Questo Paese ha troppi luoghi della memoria creati da stragi, attentati, incidenti sul lavoro e nonostante questo non si riesce ad arginare la marcia delle morti. Questi luoghi della memoria che partono da piazza Fontana, transitano per piazza della Loggia a Brescia, scendono alla stazione di Bologna, entrano nella grande galleria dell’Appenino presso San Benedetto di Val di Sangro e poi tornano a Torino in corso Regina alla Thyssen e con un balzo raggiungono Palermo, Capaci per poi tornare al molino Cordero di Fossano ai tanti morti che non hanno nemmeno il diritto di cronaca. Muoiono ignorati, non tornano più a casa.
Questo filo della memoria che sembra non insegnare nulla a chi dovrebbe agire, compreso spesso il sindacato, andando poco oltre affermazioni di luoghi comuni.
Brandizzo è, tragicamente, il nuovo e ulteriore luogo della memoria. Un luogo del lavoro, dove ogni giorno transitano centinaia e centinaia di pendolari della Torino-Milano o di chi viene a Torino a lavorare.
Ecco, intanto non dimentichiamo. Ogni volta che passo davanti alla Thyssen, ormai in rovina, la mente va a quel tragico giorno e mi domando quali progressi siano stati fatti in materia di sicurezza. Poco, perché sul tema sicurezza si usano slogan: “servono più controlli” è il più abusato, insieme a “basta morti sul lavoro” ma non si può mettere un controllante per ogni azienda. Per questo ci sono i delegati sindacali e i rappresentanti della sicurezza sul lavoro.
È un problema di cultura e di tecnologia, due cose difficili da realizzare. Un problema di cultura perché statisticamente l’incidente avviene per lo più per un errore umano, e nella maggior parte dei casi un errore umano dato dalla violazione delle regole da rispettare che ci sono ma non vengono rispettate. Per mille motivi diversi ma accade.
Sovente facciamo fatica a riconoscere questo fattore dell’errore umano ma la realtà è questa. Come fare a evitarlo?
Come dicevo, con più coscienza e cultura del lavoro, dove le procedure e la burocrazia non devono essere un ostacolo al lavoro in sé ma un ostacolo alla violazione della procedura stessa.
Faccio un esempio che sovente non piace nemmeno nelle stanze sindacali ma rimango convinto che la sicurezza vada premiata. Se nella contrattazione aziendale si introducesse il principio per cui il rispetto delle norme di sicurezza sono un valore aggiunto alla retribuzione, ecco che avremmo un incentivo salariale a fare rispettare le regole alle imprese da parte del lavoratore stesso che rifiuterebbe di subire il ricatto padronale della violazione della procedura in quanto gli deriverebbe un danno economico.
Questa sperimentazione l’abbiamo fatta in Skf a partire dal 2015 e con ottimi risultati per i lavoratori.
Non è, come qualcuno griderà scandalizzato, mercificare la sicurezza, perché se molte imprese antepongono il profitto alla sicurezza ecco che allora dobbiamo puntare al loro profitto, per lavorare in sicurezza.
Dopo di che, cosa che non ho ancora sentito perché forse sono disattento, mi aspetto che il sindacato metta in campo, non solo la procura nazionale come chiedono Landini e Guariniello ma una massiccia azione di controllo a tappeto sui cantieri ferroviari, soprattutto quelli notturni, perché non serve invocare più controlli, degli altri, i controlli possiamo e dobbiamo farli noi sindacalisti recandoci sui luoghi dei cantieri a verificare la regolarità dello svolgimento dell’attività.
Chi ha sindacalmente la competenza chieda all’azienda dove sono i cantieri e poi ci vada, trasformando lo slogan della manifestazione da “non abbiamo più parole” in “saremo presenti in ogni cantiere” per costruire una nuova presenza sindacale, oltre la categoria specifica, sul territorio e monitorare intervenendo con un’azione corale, confederale, unitaria, intercategoriale.
Inoltre, a fine luglio 2023 Cgil Cisl e Uil di Torino hanno firmato con la Prefettura un protocollo d’intesa relativo alla sicurezza sul lavoro denominato “segnalazioni qualificate”. Questo Protocollo può essere molto utile nelle situazioni in cui ci sia poca presenza sindacale nell’azienda in cui ci sono palesi violazioni della sicurezza perché consentono al lavoratore di denunciare le irregolarità con una maggiore tutela che eviti ritorsioni dell’impresa. È un Protocollo che andrebbe ampiamente pubblicizzato e esteso a livello nazionale.
Il secondo problema, che spesso causa l’errore umano è la mancanza di tecnologia applicata. A Piossasco si trova la Faveley Transport/Wabtec che si occupa, tra l’altro, di segnalamento ferroviario e sistemi di sicurezza ferroviaria. Siamo al punto dolente per cui lo sviluppo delle tecnologie nel nostro Paese non sono associate al tema della sicurezza sul lavoro ma, anzi, della sicurezza e incolumità del cittadino in generale.
Un treno lanciato a più di 100 chilometri orari non ha un sistema tecnologico che controlli se la rete ferroviaria è libera ma è ancora tutto affidato alla gestione delle persone. Il macchinista non può fare altro che guardare le rotaie! Da qui l’errore umano; qualcuno ricorda l’incidente di Andria?
Esiste la radaristica, la sensoristica, servono investimenti massicci in materia di sicurezza ma questo tema, tolto il momento della tragedia, non ha appeal elettorale è poco visibile e quindi non dà lustro alle carriere del manager di turno, non porta voti.
Inoltre, evitiamo l’errore demagogico e populista di demonizzare il lavoro manuale. Il sistema scolastico non considera la sicurezza sul lavoro materia da studiare, così come l’abbandono scolastico è un problema enorme. Della grande professionalità insita nella manualità del lavoro il Paese ne ha ancora bisogno e tanto. Valorizziamolo.