VERSO IL VOTO

Meloni conferma: sarà a Torino, Cirio spera nell'incoronazione

Fino all'ultimo in forse (si era ipotizzato un collegamento video) la premier il 3 ottobre chiuderà il Festival delle Regioni. Apre il Capo dello Stato Mattarella. Il centrodestra confida di ricevere indicazioni sulla data del voto e ottenere il via libera al bis del governatore

Ci sarà anche Giorgia Meloni nella giornata conclusiva all’Italia delle Regioni, la kermesse di scena a Torino tra il 30 settembre e il 3 ottobre con tutti i governatori a celebrare il proprio ente. Ed è proprio martedì il giorno in cui è attesa la Presidente del Consiglio, per la prima volta in presenza dopo che l’anno scorso, nella prima edizione della manifestazione, lei appena eletta, si era limitata a un collegamento da Roma. Una partecipazione che è rimasta a lungo in dubbio, appesa alle incognite di una finanziaria complessa e di un’agenda fittissima, tra incombenze nazionali e impegni nelle cancellerie di mezza Europa. Alla fine Meloni ha ceduto al pressing di Alberto Cirio, che per portare avanti la sua moral suasion ha ingaggiato anche il ministro e co-fondatore di FdI Guido Crosetto. Annunciato, invece, l'arrivo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Quest’anno la manifestazione partirà da Piazza Castello, che nel fine settimana si trasformerà in un “Villaggio delle Regioni”, all’insegna delle eccellenze territoriali, e si snoderà tra i luoghi simboli della storia d'Italia. Da Palazzo Reale al Teatro Carignano, che ospiteranno, lunedì e martedì, due giornate di incontri istituzionali, passando per l’Archivio di Stato dove si terranno i tavoli tematici con presidenti e assessori regionali e stakeholder. Il tema centrale della kermesse sarà quello delle infrastrutture nelle sue diverse articolazioni: dalla mobilità alla logistica, dall’energia all’ambiente, dalla sanità all’innovazione, dalle reti della conoscenza a quelle della ricerca. In programma anche un confronto sullo sviluppo collegato anche ai fondi del Pnrr e un focus sui grandi eventi. Nella giornata conclusiva, il 3 ottobre, verranno celebrati i 40 anni della Conferenza Stato-Regioni con una seduta storica all’interno del Parlamento Subalpino, che riapre eccezionalmente le porte dopo oltre un secolo.

Sarà forse questa l’occasione in cui il governatore, davanti a tutti i colleghi, otterrà l’incoronazione a guidare il centrodestra alle prossime elezioni regionali? Lui ci spera. Si tratterà pure di una formalità ma il governatore vorrebbe fosse sbrigata in quella sede, mettendolo al riparo dalle turbolenze politiche interne di una coalizione che pare perennemente in fibrillazione, con la Meloni costretta a riprendere i bizzosi alleati a partire da Matteo Salvini. E chissà se l’inquilina di Palazzo Chigi sfrutterà l’occasione anche per offrire qualche chiarimento sulla data delle elezioni regionali, sospesa tra un’ipotetica anticipazione a marzo e l’election day del 9 giugno in concomitanza con le europee. Di fronte alla possibilità di anticipare le urne regionali restano tuttavia degli ostacoli politici e tecnici: il capogruppo della Lega a Palazzo Lascaris, Alberto Preioni, ha già avuto modo di esprimere le sue perplessità interpretando anche il pensiero della maggioranza dei suoi consiglieri regionali. Anche Forza Italia è fredda di fronte a questa opzione. La chiusura anticipata della legislatura significa tre mesi di stipendio in meno per i consiglieri uscenti, molti dei quali difficilmente rientranti. Inoltre, una campagna elettorale più corta toglie certamente terreno alle opposizioni – ancora incagliate sui confini della coalizione e in alto mare nella ricerca del candidato presidente – ma nel contempo dà meno tempo alla Lega per cercare di ridurre le distanze dal principale alleato.

In ultimo, pnon è ancora stato individuato lo strumento normativo (probabilmente un decreto del Governo) che consenta elezioni anticipate senza obbligare il governatore alle dimissioni. La legge parla di quattro settimane prima o dopo la fine del mandato, quindi nel caso del Piemonte – che nel 2018 andò al voto il 26 maggio – si può arrivare a metà aprile o a metà giugno ma non a marzo. Questo a oggi è lo stato dell’arte anche se da Roma fonti di Fratelli d’Italia assicurano che questa partita è apertissima.

 

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