TRAVAGLI DEMOCRATICI

Pd, allenamenti da candidato.
Fair play tra Valle e Gribaudo

La partita delle Regionali in Piemonte è stata trasferita sui tavoli romani. Rispediti in panchina i due aspiranti capitani preferiscono non pestarsi (troppo) i piedi. All'happening (affollatissimo) del vicepresidente del Consiglio spunta anche la deputata schleiniana

Erano pronti a entrare in campo. Ora, dopo che la partita si è trasferita a Roma, sono costretti a stare in panchina. In attesa di capire se le trattative in corso con i potenziali alleati allargherà la formazione e soprattutto a chi toccherà la fascia di capitano nel guidare la squadra del centrosinistra nella difficile sfida ad Alberto Cirio. E nel nome del “gioco di squadra” entrambi gli aspiranti candidati del Pd Daniele Valle e Chiara Gribaudo – sfoggiano il massimo del fair play. Troppo alto il rischio che una guerra fratricida comprometta non solo le rispettive ambizioni ma possa mettere a repentaglio la tenuta della coalizione. Da qui i gesti distensivi, le parole al miele, gli inviti reciproci.

Sabato scorso era toccato alla deputata di Borgo San Dalmazzo all’Off Topic, location trendy della sinistra riflessiva, presentare il suo “Piemonte futuro”, attorniata dai maggiorenti della maggioranza schleiniana. Valle ci ha fatto capolino, gesto di cortesia ricambiato oggi all’Hiroshima Mon Amour, altro locale iconico della gauche del loisir, dove Gribaudo si è trattenuta per oltre mezz’ora – salutata e ringraziata della visita – all’happening organizzato dal concorrente.

Di fronte a oltre 700 persone, tra cui molti amministratori locali, attivisti, cittadini ed esponenti del mondo delle professioni, della cultura e del volontariato, il vicepresidente di Palazzo Lascaris non ha mostrato cedimenti nella sua volontà di correre per la presidenza della Regione: un obiettivo che prepara da anni, tappa dopo tappa come dimostra il recente tour in bici di fine estate. Per spiegare la sua scelta Valle ha fatto ricorso a una metafora sportiva, citando l’impresa di Kelvin Kiptum, che ha da poco realizzato il nuovo record del mondo trionfando alla maratona di Chicago. “Amo correre, lo scorso anno ho fatto anche la maratona di New York, ma sono ben lontano dal tempo pazzesco segnato da Kiptum. Il centrosinistra in Piemonte deve fare come Kiptum, che ha stravinto sulle ali della sua giovinezza e del suo entusiasmo”.

La prova muscolare è riuscita, la sala è stracolma e, soprattutto, mostra una rappresentanza che supera il perimetro della corrente cui appartiene (quella genericamente riformista, che al congresso ha sostenuto Stefano Bonaccini), va ben oltre i confini dello stesso Pd e attraversa le varie generazioni. Dall’ex sindaco della “rinascita” di Torino (dopo il commissariamento) Valentino Castellani, a cui Valle ha tributato onori e attribuito l’onore di aver suscitato in lui giovincello la passione politica, a gran parte della nomenclatura di partito e delle principali amministrazioni.

Assente il sindaco Stefano Lo Russo, di cui pure l’aspirante governatore è stato braccio destro nella vittoriosa campagna elettorale ma che rappresenta uno dei principali ostacoli all’alleanza con i 5 Stelle, soprattutto con Chiara Appendino. Per il resto, volti noti e soliti: mezza giunta torinese, la vicesindaca Michela Favaro, l’assessore ai Grandi eventi Mimmo Carretta, quello al Verde Francesco Tresso (che sta con Gribaudo ma è andato a curiosare). Dalla Sala Rossa Luca Pidello, Anna Borasi, Pietro Tuttolomondo, Ludovica Cioria, solo per citarne alcuni. Ahmed Abdullahi interverrà anche dal palco, mentre la presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo se ne è stata defilata in sesta fila accanto al deputato Mauro Laus. Dal Consiglio regionale compagine piddina quasi al completo, ci a cominciare dal capogruppo Raffaele Gallo, anche perché lì l’unico gribaudiano è Maurizio Marello, conterraneo ma di Alba. Molti pure i sindaci: Alessandro Sicchiero di Chieri, Emanuele Gaito da Grugliasco, Elena Piastra da Settimo. La componente civica della politica è "in condivisione": non solo Tresso, anche il consigliere regionale della lista Monviso Mario Giaccone (che sta con Valle) e il presidente di Demos Pino De Michele sono andati pure dall’avversaria sabato scorso.

In due ore di scaletta Valle più che proporre un programma presenta una scaletta di testimonianze che, nelle sue intenzioni, dovrebbero rappresentare i principali temi da cui partire per “immaginare un altro Piemonte”: quello dei diritti, delle comunità, della cultura; che si prende cura e che cresce. Valle ha voluto anche rivendicare le battaglie condotte dai banchi dell’opposizione e per questo ha voluto, tra i relatori, Maria Josè Fava della donciottiana Libera e a Paola Ricchiardi di UniTo per parlare di una ulteriore stretta al gioco d’azzardo e per contestare la legge “Allontanamento zero” voluta dal centrodestra per contenere gli allontanamenti dei minori dal nucleo familiare.

Ricorrendo ancora a una metafora sportiva, Valle ha commentato poi la richiesta di rinvio del Pd nazionale delle primarie: “Amo correre, ma amo anche andare in montagna. In montagna si va insieme, talvolta anche legati l’uno all'altro. Questo insegna che non decidi tu quando partire, quando fermarti, quando accelerare. Ma si decide tutti insieme, si decide aspettando. Dando una mano a chi è in difficoltà, spronandosi a vicenda, passandosi la borraccia. Allora usiamo bene questo tempo, costruiamo una cordata forte e unita in grado di vincere le elezioni”. Che scontrarsi non serva a nessuno è chiaro a tutti, e allora di appelli all’unità del partito ne sono arrivati a iosa, come quello del segretario regionale Domenico Rossi che fa addirittura “una preghiera: non ci bastano le idee giuste, dobbiamo capire come fare in modo che vengano condivise dagli altri. Se restano condivise tra pochi, perderemo la battaglia”. Jacopo Suppo, vicesindaco della Città metropolitana di Torino, prova a rigirare la frittata: “Ma quale altro partito ha due candidati giovani, bravi, come Daniele e Chiara?”

Valle, in camicia bianca e jeans chiari, con la bici sul palco e intorno i suoi che gli gridano hip-hop urrà, sembra quasi un papaboy. Non nasconde il semi-commissariamento che il Pd ha imposto a lui e Gribaudo soltanto tre giorni fa. Anzi, per chi ha avuto la forza di resistere fino alla fine, fa presente che sì, c’è “la telenovela del Pd, come faremo, le primarie, la direzione, la corsa nei sacchi. Io non lo so, ma torno a casa con una certezza: che noi ci siamo. Questo stop non è una smobilitazione, è come quando uno prende la rincorsa per fare il salto più lungo”. Al partito non servono salti nel vuoto, e Valle non ha alcuna voglia di finire in un crepaccio.

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