FIANCO DESTR

Diserzione leghista per Vannacci. Meloni pronta ad arruolarlo in FdI?

Salvini sempre più solo sulla candidatura del generale. Pure Fontana intima l'altolà nel Nord-Est. Uno stallo di cui potrebbe approfittare la premier ingaggiando l'autore del "Mondo al contrario", sempre più scalpitante. L'allarme del moderato Crosetto

Nessun nemico a destra. Ma se il rischio arriva addirittura con l’uniforme da generale, l’assunto speculare a quello emblema storico della sinistra francese, pas d’ennemis à gaucherischia di vacillare insieme alle certezze di Giorgia Meloni e del suo partito. O almeno di una parte, quella che da quando Roberto Vannacci è diventato più noto di un influencer e Matteo Salvini è stato lesto come un fulmine a corteggiare l’ex parà della Folgore è in perenne stato d’allerta, temendo appunto uno sfondamento del fronte sul fianco destro a opera del Capitano nella battaglia, ognun per sé, delle europee. La stessa, affatto marginale, parte di Fratelli d’Italia che oggi parrebbe disposta, o comunque interessata, all’ipotesi di arruolare il generale profittando di un clima di crescente ostilità nei suoi confronti che si sta facendo sempre più pervasivo nella Lega, dove a volere l’alto ufficiale in lista sembra essere rimasto soltanto il segretario e forse pochissimi altri per meri giochi tattici, più che per convinzione.

Che l’idea di rubare a Salvini l’autore del Mondo al contrario non sia una boutade, lo confermerebbero le preoccupazioni esternate in colloqui riservati proprio da colui che con Vannacci non è stato affatto morbido. Le ostilità registrate nel partito di Salvini e, più ancora, gli atteggiamenti di apertura nei confronti di un ingaggio del generale nella fetta più identitaria e dalle radici missine di Fratelli d’Italia, avrebbe fatto scattare una serie di allarmi in Guido Crosetto, prima del suo ricovero in ospedale. E non è un caso che a drizzare le antenne sia proprio il ministro della Difesa, non tanto nel suo ruolo istituzionale, quanto nell’incarnare l’ala più moderata e meno legata al passato del partito, interprete di una linea in larga misura sposata dalla stessa Meloni dopo il suo arrivo a Palazzo Chigi. 

Una premier alla quale, tuttavia, non è mai sfuggito fin dall’inizio il rischio di un attacco sul fianco destro mosso dall’alleato leghista anche grazie alla candidatura dell’alto ufficiale, così come ha dovuto fare i conti e con lei il partito con l’imprevista durissima reazione proprio di Crosetto al momento in cui quello del libro del generale è diventato un caso politico. Non è un segreto l’irritazione del ministro della Difesa, nei mesi scorsi, a fronte delle prese di posizione del capo dell’organizzazione del partito Giovanni Donzelli, il quale aveva difeso la libertà di espressione del generale. Esternazioni che oggi possono finire con l’assumere un significato diverso e prestarsi a diverse letture a posteriori.

Evidente come il teatro della battaglia, non dichiarata, per le elezioni europee tra Lega e FdI, sia cambiato e non poco negli ultimi tempi rispetto alla figura di Vannacci e alle sue scelte. Con sempre aleggiante, tra mezze smentite e rumors insistenti, l’accordo segreto tra l’alto ufficiale e il leader della Lega per la candidatura, con addirittura vociferate penali in caso di mancato rispetto da parte di Salvini. La serafica calma dell’ex comandante del Col Moschin sembra cedere al nervosismo con l’approssimarsi della definizione delle liste e la contraerea leghista sul generale con cui deve fare i conti il Capitano. Il fronte contrario alla candidatura di Vannacci, come abbiamo scritto ieri l’altro, si estende da Nord a Sud, da Est a Ovest, con interventi anche di peso sul vertice del partito. 

A sollevare la questione con Salvini pare sia stato anche lo stesso presidente della Camera, il veronese Lorenzo Fontana, con una sorta di veto preventivo alla presenza di Vannacci nella lista del Nord Est, preoccupato di un drenaggio di voti proprio nell’area di Verona notoriamente tra quelle dove la Lega è più spostata a destra. Lì, recentemente il generale aveva presentato il suo libro insieme all’ex leghista (un tempo vicinissimo al presidente della Camera, con cui poi ha rotto) putiniano Vito Comencini, fondatore del movimento politico Popolo Veneto che pare si unirà all’europee con i rosso-bruni dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno e lo storico leader dei comunisti, oggi a capo di Democrazia Sovrana e PopolareMarco Rizzo.

Com’è allarmato Fontana temendo di perdere parte della sua storica base elettorale, altrettanto lo è ed è determinato a stoppare il generale nella circoscrizione Centro il sottosegretario Claudio Durigon, quello che avrebbe voluto ripristinare l’intitolazione dei giardini della sua Latina ad Arnaldo Mussolini. Ma nella stessa circoscrizione che comprende la Toscana c’è chi invece il generale in lista con la Lega lo vuole, come l’attuale europarlamentare pisana Susanna Ceccardi, pronta a fare ticket con lui, consapevole del traino che Vannacci le potrebbe garantire, lasciando al palo il candidato di Durigon, Filippo Mancuso

Mosse tattiche che devono, però, fare i conti con la strategia di Salvini a sua volta sempre più pressato da una parte dalla stragrande maggioranza della dirigenza (e dei candidati) che pongono l’altolà a Vannacci e dall’altra dallo stesso generale sempre meno incline ad attendere un’investitura meno certa di quanto potesse apparire fino a qualche settimana fa. Una situazione di difficoltà, o comunque di stallo, nella Lega di cui potrebbe avvantaggiarsi il partito della Meloni, se lei riterrà che arruolare il generale servirà a garantirsi di non avere nessun nemico a destra.