Premiata sartoria Costa & Marattin: ricucire gli strappi di Renzi e Calenda
07:00 Sabato 15 Giugno 2024I parlamentari di Azione e Italia Viva hanno sempre tenuto un saldo rapporto anche nei momenti di maggior frattura. Ripartono in tour da Cuneo. Il progetto di un soggetto politico attraverso una costituente liberale. Ma il Churchill dei Parioli flirta con Gentiloni
Un passo indietro, uno in avanti. È il ballo del Terzo Polo. Il primo è quello che, ormai, viene chiesto e visto come unica via d’uscita a Matteo Renzi e Carlo Calenda per salvare (e prima resuscitare) l’offerta e la presenza terzopolista dopo la débâcle elettorale europea. Il secondo, quello in avanti, appartiene a un’altra coppia assai meno, anzi per nulla, litigiosa rispetto ai campioni indiscussi nello scontro di personalità e in quel “fallimento” a loro attribuito nell’ormai famosa lettera-appello di Chicco Testa e Claudio Velardi.
La coppia in questione, ma soprattutto in movimento verso una lunga marcia nel deserto, è quella ormai collaudata e apprezzata nel suo imprinting liberale, composta da Enrico Costa e Luigi Marattin. L’ex ministro forzista da tempo passato nell’Azione calendiana e il collega parlamentare di Italia Viva, oggi indicato come competitor e possibile successore di Renzi alla guida del partito, riprendono il loro cammino incominciato ben prima delle elezioni, proprio nel Piemonte di Costa e dove Marattin è stato eletto in Parlamento.
Fisco e Giustizia, due temi cari e ben conosciuti ai due, erano stati il filo conduttore di una serie di incontri pubblici, quasi una sorta di risposta, alta e indiretta, ai battibecchi tra il Churchill dei Parioli e il Bullo di Rignano. Certamente un’iniziativa apprezzata e seguita, specie da chi sia nelle file di Italia Viva sia in quelle di Azione non riusciva più a star dietro, né aveva l’intenzione di farlo, alle baruffe dei due leader.
Assai meno specifico e molto più politico il tema che il duo Costa & Marattin propone, venerdì 28 giugno alla Sala Falco di Cuneo: “Il momento delle scelte”. Nell’annunciarlo, Costa spiega che “dopo le europee, che hanno confermato e rafforzato le nostra convinzioni, riprendiamo gli incontri”, perché, aggiunge “costruire un unico partito liberaldemocratico e riformatore non è solo possibile, ma necessario”.
Quasi, in sintesi, un manifesto di ciò che si era auspicato, quasi fatto e poi distrutto dai due galli che non ne vogliono sapere di stare nello stesso pollaio. E per meglio comprendere ciò che bolle in pentola nella cucina in cui Marattin e Costa si muovono sempre più a loro agio, serve anche uno dei numerosi post del parlamentare di Mondovì, quello in cui scrive: “Siamo di fronte a un bivio: ricucire gli strappi, con pazienza e senza pregiudizi per tornare protagonisti, oppure rassegnarci al bipolarismo diventando degli accessori”. Proprio qui, nel ruolo del potenziale redivivo Terzo Polo passando per una costituente liberale, sta la questione. E questione non da poco se mentre Marattin si scalda per la possibile leadership di Italia Viva prospettando quel passo indietro o di lato di Renzi, nessun cenno circa un futuro congresso da parte del leader di Azione. Anzi i segnali di una sua prospettiva di posizionamento nel centrosinistra si fanno, se non eclatanti, certamente evidenti. Nello stesso acceso scambio di opinioni proprio con Costa, pochi giorni fa nella riunione con i gruppi prlamentari, ciò è emerso piuttosto con nettezza.
A fronte della ribadita necessità da parte del deputato piemontese di essere terzi rispetto ai due poli, il segretario in un rimbrotto ha corretto non poco questa prospettiva, riaffermando la tesi della sconfitta dovuta proprio all’essere esterni rispetto a destra e sinistra. Per Calenda, insomma, va privilegiata l’alleanza con le forze di opposizione. Non solo, rumors delle ultime ore riferiscono di un canale da lui aperto con Paolo Gentiloni, in funzione di uno spazio nell’ala più centrista del centrosinistra o eventuale campo largo. Un'ipotesi che trova molta freddezza, se non preoccupazione, in un elettorato che ormai è sempre meno distinguibile da quello di Italia Viva e viceversa e che non ha alcuna intenzione di farsi fragile gamba di un’alleanza guidato da Elly Schlein. Lo si è visto dall’esito elettorale che ha bocciato le divisioni e lo si percepisce, ancor più, in quel potenziale elettorato la cui voce viene sovrastata dalle baruffe e alle sfrenate ambizioni dei due leader. Un voce che Costa e Marattin, rimasti di fatto uniti nella visione comune, anche nei momenti di maggiore asprezza tra Renzi e Calenda, oggi provano a raccogliere e indirizzare verso una meta ambiziosa, ma non impossibile, come quella di un unico partito liberaldemocratico e riformatore. Un marcia che si annuncia lunga, quella che simbolicamente riparte da Cuneo. E forse non tutta nel deserto.