CAMPANILE SERA

Venti di crisi a Cuneo. Pd-civici,
il divorzio è questione di tempo

Dopo la disfatta elettorale è l'ora della vendetta. Schiaffo della sindaca Manassero alla lista di centro, colpevole di aver sostenuto Cirio alle regionali. Delfino silurato da Acda. "Rischiamo la fine anticipata". E c'è già chi scalda i motori a bordo campo

Un rapporto difficile, un matrimonio d’interessi, una scintilla (politica) che non è mai scoccata. Così, dopo l’ennesimo litigio dopo l’inaspettata fuitina col centrodestra, c’è chi è pronto a scommettere sul divorzio. A Cuneo sono ai ferri corti la sindaca Patrizia Manassero e la lista civica Centro per Cuneo, pilastro della coalizione che sostiene la prima cittadina dem. Non è andata giù la decisione dei civici di candidare un proprio esponente, la consigliera comunale Laura Risso, nella lista Cirio alle ultime regionali. Un’onta per Manassero e per tutto il centrosinistra che, nella Granda, è finito a 40 punti di distanza dal centrodestra. Uno schiaffo anche per la deputata Chiara Gribaudo, vicepresidente nazionale del Pd e vicinissima a Elly Schlein, che ha dovuto spiegare perché proprio nella sua provincia il Pd è andato così male (19,3%) e la coalizione, di fatto, si è dissolta (26,6%).

Di qui la decisione di vendicarsi e armare la mano della prima cittadina dem. In queste ore è stata servita la vendetta: il coordinatore di Centro per Cuneo Beppe Delfino – figlio dell'onorevole Teresio Delfino, più volte parlamentare e sottosegretario di stato sotto le insegne dello scudo crociato – è rimasto fuori dal cda di Acda, l’azienda cuneese dell’acqua, e così ha perso il suo incarico da amministratore delegato. Uno schiaffo in pieno volto che potrebbe essere il presupposto della crisi. A Cuneo già volano gli stracci e c’è chi parla apertamente di una fine anticipata della consiliatura che avrebbe il suo epilogo naturale nel 2027. Centro per Cuneo infatti è oggi la forza più rappresentata nell’assemblea cittadina con ben sette consiglieri, se decidesse di staccare la spina Manassero chiuderebbe con tre anni di anticipo il suo mandato. D'altronde non è la prima crisi della maggioranza di centrosinistra, che già andò vicina alla rottura tra aprile e maggio, sulle nomine in Fondazione Crc.

Titoli di coda, dunque? Calma. “Non è ancora il momento” mette le mani avanti un osservatore. Inutile staccare la spina se non si ha un piano alternativo. I tempi devono maturare, ma qualcosa si sta già muovendo. Non è un mistero che il Pd, se perdesse l’alleanza con i movimenti civici centristi potrebbe volgere il suo sguardo a sinistra per costruire una coalizione più connotata politicamente ma allo stesso tempo ostica da digerire per un elettorato tradizionalmente moderato. Intanto la componente civica si sta riorganizzando e forte del risultato della lista Cirio potrebbe tentare di costituire una coalizione centrista come accadde nel 2012 quando Federico Borgna raggiunse il ballottaggio dove travolse Pd e alleati. A destra, per il momento, osservano il quadro e la scomposizione in atto per capire se e come approfittarne.

Inizia a circolare anche qualche nome nel mondo delle professioni. Se Manassero facesse saltare il banco c’è chi è pronto a scommettere su una candidatura civica dell’avvocato Enrico Collidà, un professionista conosciuto e apprezzato in città, titolare dell’omonimo studio da sempre sostenitore di Borgna e della lista Centro per Cuneo, già consigliere comunale e presidente facente funzioni della Fondazione Crc, prima della nomina di Ezio Raviola. Può essere lui a riunire il mondo civico e centrista del capoluogo? “Forse – continuano a ripetere da Cuneo –. Ma non è ancora il momento”.

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