LA SACRA RUOTA

Stellantis impari da Hyundai, modello coreano per Lo Russo

Sindaco di Torino in missione a Gwangju, dove pubblico e privato hanno dato vita a uno stabilimento che produce 100mila auto all'anno e dà lavoro a 1.600 persone. Intanto a Mirafiori regna la cassa integrazione e Tavares prosegue il braccio di ferro con Urso

Nell’ultimo giorno di missione istituzionale in Corea il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, ha visitato lo stabilimento della Global Motors di Gwangju. Un’occasione per esaminare le azioni di politica industriale locali e verificare se per alcuni aspetti possono essere applicate sul territorio piemontese. Lo stabilimento è stato realizzato da Hyundai in partnership con azionisti privati e la Città metropolitana di Gwangju, la quale, per parte sua, ha messo in piedi anche nuovi servizi di welfare per attrarre giovani lavoratori. “Ho avuto modo – spiega Lo Russo in un post sui social – di toccare con mano gli investimenti che la Città di Gwangju sta portando avanti, insieme a Hyundai, per accompagnare la transizione ecologica. Una nuova fabbrica per un investimento di 174 milioni di dollari capace di produrre fino a 100mila auto l’anno (con la prospettiva di raddoppiare) e generare 1.600 posti di lavoro che è nata attraverso un modello di partenariato pubblico-privato davvero molto interessante che studieremo a fondo nelle prossime settimane”.

Lo stabilimento è nato tre anni fa grazie a un investimento effettuato per il 21% dal distretto di Gwangju, per il 19% da Hyunadi mentre la restante parte ce l’hanno messa gli azionisti dell’indotto. Una bella operazione di sistema in cui il pubblico è intervenuto anche attraverso il welfare (incentivi sulla casa per chi arrivava da fuori, il nido e le scuole per i figli ecc) tant’è che oggi la maggior parte della forza lavoro è under 30. Così una provincia che era in declino, con un alto livello di disoccupazione – più o meno come Torino e la sua area metropolitana – è riuscita a risollevarsi attraendo giovani e puntando sulle nuove tecnologie.

Lo Russo dice di aver tratto spunto da questa realtà e che intende avanzare delle proposte ai suoi interlocutori pubblici e privati (il Governo, le imprese, la stessa Stellantis). Di fatto, però, il quadro tratteggiato dalla Corea ha tinte opposte a quelle di Torino e in particolare Mirafiori: uno stabilimento vecchio, con un’età media dei lavoratori alta, la cassa integrazione che sostituisce le ore in fabbrica. A Gwangju si investono milioni di euro per realizzare 100mila auto l’anno, a Mirafiori nel primo semestre del 2024 sono state meno di 20mila le vetture prodotte. 

Chissà se il sindaco Lo Russo parlerà di questo nei prossimi confronti con i vertici di Stellantis, a partire da John Elkann e Carlos Tavares. Al momento di certo c’è che Torino e l’Italia appaiono sempre più distanti dai pensieri del ceo e per contro il Comune farebbe fatica a mettere in campo quattrini e servizi per convincerli a restare qui (per ora i margini di manovra del sindaco si sono limitati alla promessa di qualche variante urbanistica). Si aggiunga a questo che il piano del ministro Urso – ormai ai ferri cortissimi con Stellantis – prevede l’arrivo di un produttore estero (cinese) per portare al gruppo italo-franco-americano un diretto concorrente in casa ed ecco la sinergia tra pubblico e privato in Italia e in particolare a Torino.

Ultima annotazione, di colore. Il modello che si produce a Gwangju si chiama Casper, come il fantasma. E questo, oggi, forse è l’unico collegamento reale che c’è con Torino, ormai spettro della capitale industriale che fu.

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