CRONACA VERA

"Una strage ancora senza risposte". Brandizzo, un anno dopo le 5 morti

I famigliari degli operai che nella notte tra il 30 e il 31 agosto 2023 furono travolti mentre lavoravano sui binari: "Non sappiamo chi siano i colpevoli, non ci interessano i risarcimenti ma vogliamo sapere come sono andate le cose e che si faccia giustizia"

“È passato un anno e non abbiamo avuto risposte, non sappiamo ancora chi siano i colpevoli, non abbiamo ancora neanche potuto ritirare gli effetti personali dei nostri cari. Non ci interessano i risarcimenti, ci interessa che ci dicano come sono andate le cose e che si faccia giustizia”. C’è amarezza e rabbia nelle parole di Edoardo Aversa, fratello di Giuseppe Aversa, uno dei cinque operai morti il 30 agosto 2023, travolti da un treno sui binari alla stazione di Brandizzo (Torino) mentre erano impegnati in lavori di manutenzione. Insieme ad altri due fratelli e a una cognata, ha partecipato questa mattina alla presentazione della “Settimana del Lavoro Sicuro” e si è detto “deluso perché ad oggi non abbiamo nessuna risposta, non c’è stata nessuna punizione. Spero che venga fatta giustizia nel vero senso della parola. Nessuno ci ha contattato, noi non abbiamo più visto nostro fratello – ha aggiunge ricordando quei giorni –, si sono permessi di spostare il treno fino ad Alessandria ancora con i pezzi dei ragazzi attaccati”.

Parlando di suo fratello ha ricordato che “Giuseppe era molto attento alla sicurezza, non gli piaceva rischiare. È stato fatto tutto a loro insaputa, se avessero saputo non si sarebbero messi sui binari”. All’iniziativa, nella sede della Città Metropolitana di Torino, ha mandato un messaggio Antonino Laganà, fratello della vittima più giovane, Kevin. “C’è tanta rabbia – scrive –. Quanto bisogna aspettare per ottenere giustizia? E sentir parlare tutti i giorni di incidenti sul lavoro ci fa stare ancora peggio, vuol dire che non è cambiato nulla. Non molleremo mai – conclude – finché i responsabili della morte del mio fratellino e degli altri ragazzi non saranno assicurati alla giustizia”.

Un anno fa, nella notte tra il 30 e il 31 agosto, 5 operai furono travolti e uccisi mentre lavoravano sui binari, a Brandizzo (Torino), da un treno diretto al deposito e in viaggio a 160 chilometri all’ora. Una strage sul lavoro per cui l’inchiesta, coordinata dalla Procura di Ivrea, è ancora in pieno corso. Gli indagati sono i due superstiti del gruppo di lavoratori: Antonio Massa, allora caposcorta di Rfi, Andrea Gibin Girardin, capocantiere di Sigifer, l’azienda incaricata di effettuare i lavori di manutenzione, e, sempre di Sigifer il direttore generale Franco Sirianni, il direttore tecnico Cristian Geraci, la legale rappresentante Simona Sirianni e il socio Daniele Sirianni. Indagati anche due dirigenti di Rfi Gaetano Pitisci e Andrea Bregolato e la stessa Rete Ferroviaria italiana, come società.

Investiti in pieno dal treno non avevano avuto scampo Kevin Laganà, 22 anni, la vittima più giovane, Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Aversa e Giuseppe Saverio Lombardo. Per ricordare i 5 operai nel primo anniversario della tragedia è in programma una serie di iniziative. Il 30 agosto, promossa dal Comune di Brandizzo, la commemorazione ufficiale alla lapide nella piazza della stazione, verrà anche inaugurata la mostra fotografica “Morire sui binari”, che sarà poi aperta al pubblico dal 2 al 13 settembre nell’atrio del Palazzo comunale. Nella serata del 30 agosto dopo la messa nella chiesa di San Giacomo Apostolo partirà la fiaccolata diretta alla stazione. Fra le iniziative, l’avvio del progetto per la realizzazione di un murales dedicato alle vittime nella piazza della stazione, interventi nelle scuole, un bando per una borsa di studio per gli studenti dell’ultimo anno dell’Istituto Iis Cavour di Vercelli, un concorso per realizzare il logo della “Settimana del Lavoro Sicuro” e la piantumazione di 5 alberi nel parco dell’area fieristica di Brandizzo. “È doveroso ricordare questa grave tragedia – dice il direttore di Sicurezza e Lavoro, Massimiliano Quirico –. Abbiamo voluto organizzare iniziative di riflessione insieme a istituzioni, sindacati, enti e familiari delle vittime per non dimenticare, in attesa di ottenere piena giustizia per le vittime, e per continuare l’azione di sensibilizzazione e coinvolgimento della cittadinanza sulle tematiche della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”.

Gli amici e i parenti di Kevin Laganà organizzano, l’8 settembre, una giornata di sport e incontri nel circolo Ferrante di Vercelli. Nel programma un torneo per bambini calciatori. Tutti avranno la maglia con l’immagine del giovane operaio e la scritta “Kevin vive in ognuno di noi”. Ogni giorno il padre, Massimo Laganà, dopo avere finito il turno di lavoro, va sulla tomba del figlio: “Non ci arrenderemo mai per avere giustizia”, ripete.

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