SANITÀ

Algoritmi congelati, anzi no. Babele nel 118 in Piemonte

Dopo la sospensione del protocollo per le ambulanze senza medico, una circolare di Azienda Zero. Possibilità per gli infermieri di somministrare farmaci. I sindacati dei camici bianchi: "Non si tiene conto della legge". Risultato: ulteriore confusione a bordo

Più che congelati, gli algoritmi per gli infermieri dell’Emergenza 118 del Piemonte sembrano a bagnomaria. E tra una delibera e una circolare il rischio di servire alla sanità piemontese un indigeribile minestrone dove c’è tutto e il contrario di tutto appare sempre più concreto. Appena di ieri l’altro la comunicazione inviata da Azienda Sanitaria Zero ai direttori delle strutture territoriali del 118 e ai coordinatori degli infermieri in cui si richiama una serie di norme nazionali e regionali e, soprattutto, si afferma che la sospensione del protocollo, che avrebbe dovuto entrare in vigore il prossimi ottobre, disposto dall’assessore alla Sanità Federico Riboldi “debba essere intesa come unicamente riferita a quelle parti innovativa che gli Acai (gli algoritmi clinico assistenziali infermieristici) prevedono rispetto alla normale pratica”. 

Secondo quanto viene scritto da Azienda Zero, insomma, “non è oggetto di messa in discussione l’attuale operatività degli infermieri del 118, proprio perché rientra nell’ambito delle procedure già in essere”. Una precisazione che, come ampiamente prevedibile, non ha mancato di suscitare ulteriori reazioni tra gli operatori già da settimane alle prese con diverse interpretazioni e giudizi sulla decisione di estendere agli infermieri a bordo delle ambulanze la possibilità di effettuare interventi e somministrare alcuni farmaci. Somministrazioni che, secondo i sindacati e gli Ordini dei medici, richiedono per legge proprio la presenza del medico. 

La prospettiva di accentuare la confusione in chi deve agire al meglio in situazioni di emergenza per salvare vite o comunque affrontare situazioni complesse, possibilmente senza correre rischi di conseguenze anche penali, è paventata con notevole preoccupazione. Tra le norme che vengono richiamate nella circolare che arriva pochi giorni dopo la delibera con cui la stessa Azienda Zero ha tradotto in pratica la sospensione decisa da Riboldi c’è quella in base alla quale “il personale infermieristico professionale, nello svolgimento del servizio di emergenza, può essere autorizzato a praticare iniezioni endovenose e flebo, nonché a svolgere le altre attività atte a salvaguardare le funzioni vitali, previste dai protocolli decisi dal medico responsabile del servizio”. A prima vista sfugge la differenza tra questa possibilità e quanto previsto dal protocollo sospeso in attesa degli approfondimenti annunciati da Riboldi entro la metà di settembre. 

Non solo. In un altro passaggio si rimanda a una delibera della giunta regionale del 2011 in cui si prevede che le ambulanze con infermiere, ma senza medico a bordo, forniscono “un soccorso avanzato nel sostegno delle funzioni vitali attraverso l’esecuzione di manovra salvavita e la somministrazione di farmaci in base ad algoritmi definiti”. 

Difficile dar torto a chi, medici e infermieri, non nega la confusione in cui si rischia di incorrere tra quel che era stato annunciato ed è stato sospeso e quello che viene indicato nella circolare che, a tratti, pare ridimensionare non poco lo stesso provvedimento sospensivo. Dure ancora una volta le reazioni dei sindacati dei medici. Mauro Grosso Ciponte dello Snami rimarca come si continui a non tenere conto del decreto Salute del 2022 e della sentenza della Cassazione in cui viene ribadito chi e come può somministrare farmaci, che poi è la questione su cui sono intervenuti oltre alle rappresentanze sindacali anche gli Ordini dei medici portando, insieme agli esposti presentati alla magistratura, al congelamento del protocollo.

Altra questione che andrà risolta nella rivisitazione del piano degli algoritmi riguarda le prescrizioni di farmaci a distanza da parte del medico che sta nella centrale del 118. I camici bianchi sostengono che sia necessaria la loro presenza e non si possano autorizzare telefonicamente alcuni medicinali, in particolare quelli stupefacenti. Anche su questo le posizioni sono diverse e contrapposte. 

E non pare fare ulteriore chiarezza quanto si legge nella circolare, ovvero che “a nostro parere il consulto telefonico deve essere considerato un supporto valido e da utilizzare tutte le volte che se ne ravvede la necessità”. Sembra quasi un’ovvietà e forse lo è, ma le prime reazioni tra gli operatori dell’emergenza non paiono indicare una maggiore chiarezza dalla lettera firmata dal direttore generale di Azienda Zero Adriano Leli, non con il direttore sanitario Alessandro Girardi come per la delibera di sospensione, ma con quello del settore Emergenza Gianluca Ghiselli. Già il solo fatto che i vertici di un’articolazione importante del sistema sanitario regionale qual è appunto Azienda Zero scrivano, in merito alla sospensiva disposta dall’assessore, “riteniamo debba essere intesa come unicamente riferita a quelle parti innovative” del protocollo, fa sorgere il legittimo dubbio se si tratti di una pur altamente qualificata opinione e interpretazione dell’atto oppure di una disposizione con tutti i crismi. Come sarebbe necessario per evitare il sospetto che qualche algoritmo lasciato fuori dalla porta, rientri dalla finestra.

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