FINANZA & POTERI

Comunione e fondazione, ipoteca ciellina su Crt: Leo vicepresidente

I seguaci di don Giussani tentano il colpaccio: dopo la presidente Poggi puntano all'en plein portando nel cda la loro figura più nota. E nel parlamentino c'è pure Rosboch, "Memores Domini" con Formigoni. Ma Lo Russo e Cirio per ora tacciono

“Rimini può chiudere i battenti: l’anno prossimo il Meeting lo possono organizzare alle Ogr”. Nella battuta che sta circolando a Torino in queste pigre giornate di lenta ripresa delle attività è riassunta la preoccupazione di trovarsi al termine della travagliata stagione una Crt in mano a Comunione e Liberazione. Non solo perché dal 7 giugno al piano nobile di Palazzo Perrone siede Anna Maria Poggi, 65 anni, la giurista di cui è nota la stretta vicinanza al movimento ecclesiale fondato da don Giussani, ma soprattutto per gli assetti che si starebbero profilando nelle stanze segrete di via XX Settembre. Secondo alcuni rumors, infatti, nei piani della presidente vi sarebbe la cooptazione nel Consiglio di amministrazione di Giampiero Leo, classe 1953, attuale componente al secondo mandato del Consiglio di Indirizzo. E lui sì è un ciellino a 24 carati, organico a tal punto che qualche decina di anni fa fu a un passo dal diventarne guida a livello nazionale (rinunciò in favore di Giancarlo Cesana).

Per quanto sotto la Mole Cl non abbia mai raggiunto le dimensioni e il peso politico dei cugini lombardi, esercita una notevole influenza, a partire dal “centro” nevralgico di Piazza dei Mestieri: cuore pulsante dell’operosità del movimento (finanziato, tra l’altro anche da Crt) da cui si irradia la presenza in vari ambiti. Da decenni conta su un seggio “sicuro” in Sala Rossa e a Palazzo Lascaris, mentre nel parlamentino di Crt oltre a Leo annovera pure Michele Rosboch, 55 anni, docente di Storia del Diritto italiano ed europeo all’Università subalpina, uno dei quattro “Memores Domini” incaricati nel 2020 di riscrivere lo statuto dell’associazione laicale di cui Roberto Formigoni è forse l’esponente più noto. Rosboch è tra i dieci indagati dalla Procura nell’ambito dell’inchiesta sul presunto “patto occulto”: nel “fatidico” pomeriggio del 19 aprile avrebbe preso parte alla riunione che ha preceduto il cda della congiura contro Fabrizio Palenzona. Con lui i tre consiglieri d’amministrazione e altri quattro d’indirizzo che – insieme all’ispiratore, Corrado Bonadeo – avrebbero progettato di costruire il “patto”.

Il frontman è però Leo. Figura, la sua, che non ha bisogno di presentazioni – una carriera lunga e prestigiosa nelle amministrazioni comunale e regionale, “assessore alla Cultura” per antonomasia – in questo frangente si è ritagliato il ruolo di pretoriano della Poggi: suggeritore e megafono a seconda delle circostanze, tiene i rapporti con i giornali “aiutando” a interpretare pensieri e volontà della presidente, interloquisce con istituzioni parecchio guardinghe e prevenute, smussa gli angoli e leviga le asperità. Democristiano nel midollo, ecumenico di natura, consociativo per vocazione, Leo è però un furbone di tre cotte: conosce a menadito tutti i meandri del potere e ne padroneggia le leve. La promozione, insomma, ci sta tutta, guadagnata sul campo: vicepresidente, magari pure vicario. Se non fosse che la sola ipotesi di un vertice monocolore ciellino fa storcere il naso a molti e non solo a quella componente dell’establishment massonica e mangiapreti che, seppur in disarmo, esercita una qualche influenza. Ventilata come soluzione per ricucire i rapporti con le istituzioni – le due massime cariche ricoperte da soggetti espressione di Comune (Poggi) e Regione Piemonte (Leo) – sembra non incontrare grande entusiasmo né a Palazzo civico né al quarantesimo piano del grattacielo del Lingotto. Nessun stop preventivo, ma neppure un incoraggiamento.

D’altro canto, consegnare la Crt all’orbita ciellina sperando così di controbilanciare l’egemonia tecnocratica del Politecnico, regnante da decenni nella cugina maggiore, la Compagnia di San Paolo, quasi riproducendo quella dicotomia Otto-Novecentesca di stampo sabaudo, non pare davvero un’ideona, tantomeno in grado di rappresentare la mutata composizione socio-culturale della città. Senza dimenticare che oltre gli aspetti “politici” vi sono pure ragioni di opportunità visti la natura e i destinatari dei finanziamenti che eroga l’ente.

Il sindaco Stefano Lo Russo e il governatore Alberto Cirio preferiscono attendere l’esito della procedura avviata dal Mef perché se le recenti decisioni sembrano aver allontanato lo spettro del commissariamento è pur vero che resta un’opzione ancora non del tutto scongiurata. Inoltre, entrambi non hanno ancora digerito gli sgarbi subiti in occasione del rinnovo del Cdi quando, anche per larga responsabilità degli attuali componenti, sono stati accoppati i loro candidati del cuore: Gianfranco Morgando e Enzo Ghigo. In più, a dirla tutta, nei disegni di Cirio con le terne Leo non sarebbe dovuto uscire. È probabile che la “Coppia Concordia” abbia piani sulla Crt che non collimano del tutto con la governance attuale della Fondazione.

Intanto, resta da capire se Poggi dopo aver provato con la “moral suasion” a portare alle dimissioni il Cda in carica – il fallito blitz dello scorso 25 giugno sulla verifica della “permanenza dei requisiti in capo a un componente del cda” l’ha costretta a seppellire l’ascia di guerra – ora intende procedere con l’integrazione di un organo decimato da dimissioni “spintanee” (Davide Canavesio e Marco Giovannini), ammaccato dalle inchieste giudiziarie (Antonello Monti e Caterina Bima), probabilmente non più in linea con le più stringenti norme introdotte sul conflitto di interesse (Maurizio Irrera). Eletto il 14 aprile 2021 è ormai prossimo alla scadenza: Leo vicepresidente subito o tra qualche mese? O…

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