(S)CENTRATI

Italia Viva, diaspora piemontese.
Con Marattin 5 province su 8

L'ex renziano alla reunion centrista a Milano con Marcucci e Nos (all'ombra del Draghi-pensiero). Nell'uscita dal partito il deputato eletto in Piemonte porta con sé la maggioranza dei vertici sul territorio. A fine mese la presentazione del suo libro a Torino

“Per carità, basta con i partiti personali. Dobbiamo fare un soggetto democratico, contendibile, scalabile e aperto ai giovani”. Le parole, quasi un programma tra l’aspirazione e l’utopia, di Luigi Marattin scatenano l’applauso di circa 700 presenti al Talent Garden di Milano dove il da poco ex grillo parlante di Italia Viva, insieme a un altro ex renziano come Andrea Marcucci con i suoi Orizzonti Liberali e i giovani di Nos guidati da Alessandro Tommasi, ha dato vita a quello che subito è stato tradotto in political party con faro le idee di Mario Draghi.

Quello che nelle prospettive potrebbe essere il primo passo verso un nuovo, l’ennesimo, soggetto di centro in grado di riunire la diaspora terzopolista o quel che ne resta dopo eccellenti ritorni a casa o nuovi accasamenti – da quello di Enrico Costa nuovamente nelle fila di Forza Italia e quelli di Mariastella Gelmini e Mara Carfagna attese a braccia aperte da Maurizio Lupi nei suoi Noi Moderati – è stato il primo rilevente evento pubblico dopo la sua, più che annunciata, separazione da Italia Viva.

Un abbandono che se non ha terremotato la creazione del senatore di Rignano, deciso a entrare nel campo largo senza calorose accoglienze e con non pochi ostracismi, è stato accompagnato nella terra d’elezione (in senso letterale giacché è arrivato con i voti di queste terre in Parlamento) dello stesso Marattin. In Piemonte la maggioranza dei vertici provinciali di Italia Viva lo ha infatti seguito, nella strada dell’ancora incerta meta.

A lasciare la formazione renziana il presidente del partito per la provincia di CuneoFrancesco Helmman, così come i suoi omologhi Francesca Tini Brunozzi  di Vercelli, il biellese Vittorio Barazzotto, il numero uno per la Provincia di Novara Fausto Ferrara seguito da almeno altri quattro dirigenti territoriali, senza dire dell’alessandrino Gianluca Bardone che aveva preceduto lo stesso Marattin nell’uscita in occasione della sua candidatura al consiglio regionale nella lista civica di Alberto Cirio e che ora riconferma il suo sostegno al deputato. A Torino, così come nel Verbano-Cusio-Ossola e in provincia di Asti, i vertici renziani hanno resistito alla diaspora, anche se tra gli iscritti si registra qualche smottamento, con gli addii di Franco Ancona e Francesco Aglieri Rinella sotto la Mole. E altri potrebbero aggiungersi ancora. 

Rinnovare i vertici in cinque province è, dunque, l’impegno cui sarà chiamato il partito di Renzi che in Piemonte resta nelle mani della fedelissima Silvia Fregolent e che può contare su una rappresentante a Palazzo Lascaris, Vittoria Nallo, fedelissima dell'altra Renzi-girl Raffaella Paita, eletta nella lista Stati Uniti d’Europa per il Piemonte, la formazione in cui si presentò Italia Viva quando ancora le porte del Pd erano sbarrate, più di quanto non lo siano oggi con il “niente veti” di Elly Schlein e le elezioni in Liguria alle porte.

E in Piemonte Marattin tornerà a fine mese, venerdì 27, per presentare alla Sala Milanese dell'Ordine dei commercialisti di Torino, il suo ultimo libro La missione possibile, ovvero “la costruzione di un partito liberal democratico e riformatore”. Su quanto possibile sia la missione che si prefigge lo si vedrà, intanto una punzecchiata, e forse ancor più un segnale di cui tenere conto, al partito appena lasciato non ha mancato di darla con quella sorta di domino dei vertici di Italia Viva in gran parte del territorio piemontese.

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