Al di là del nastro

I temporali estivi che si sono abbattuti quest’anno su Torino hanno causato molti danni. Nel solo mese di agosto la grandine ha ammaccato parecchie autovetture, e in alcuni casi sono andati in frantumi anche i parabrezza, mentre decine di alberi sono stati abbattuti, oppure mutilati gravemente, dal vento che ha sempre accompagnato la pioggia.  

Altre bombe d’acqua sono cadute sul capoluogo piemontese anche a settembre, lasciando evidenti segni sul territorio e procurando, al contempo, innumerevoli disagi ai cittadini. In una Circoscrizione di Torino Sud, ad esempio, ai guai causati dalla politica si aggiungono ora quelli originati dalla pioggia. La sede circoscrizionale si allaga ogni qualvolta il maltempo interessa la zona di Mirafiori: piccole cascate d’acqua sgorgano dalle volte degli uffici amministrativi, trasformandosi in un fenomeno spettacolare quando raggiungono le rampe di scale che uniscono i tre piani del fabbricato. 

Quando piove, i dipendenti della Circoscrizione (insieme ai consiglieri) non possono fare altro che contemplare increduli la grande quantità di nastro rosso/bianco posizionato per impedire l’accesso ad alcuni locali, se non addirittura (come accaduto di recente) all’intero edificio stesso. La sede civica diventa più fragile di giorno in giorno, e il susseguirsi dei temporali condanna l’immobile a una prossima non agibilità. Catini, posizionati ovunque con precisione dagli addetti all’accoglienza, hanno il difficile compito di arginare allagamenti in realtà non contenibili.

L’importanza fondamentale del nastro rosso/bianco nella gestione delle emergenze è indiscutibile. Al nastro tocca il compito importantissimo di demarcare la linea di confine tra le zone transitabili e l’area occupata dai resti di un albero abbattuto, oppure quello di avvolgere (rendendole simile alle mummie) le panchine vandalizzate, in modo che nessuno le usi. La fettuccia, inoltre, abbraccia dolcemente cancelli pericolanti, sbarra l’ingresso alle aule, tutela i cittadini da lampioni traballanti ed evidenzia i gravi dissesti che interessano i marciapiedi, mettendo sull’avviso gli ignari passanti. 

Il nastro bianco/rosso è il protagonista assoluto di Torino e la sua presenza si può ammirare abbondantemente sia in centro città, che nelle periferie della prima e della seconda cintura urbana (per cui è decisamente democratico). Le bande colorate indicano un pericolo, un divieto di accesso, un guasto; rimangono al loro posto per moltissimo tempo: raramente vengono rimosse in seguito a rapidi interventi o riparazioni risolutive. L’unico elemento capace di farle sparire in un batter d’occhio è il vento, che interviene coordinandosi con coloro che per vincere la noia si divertono a strapparle. 

I torinesi, quindi, convivono quotidianamente con il nastro bicolore che invade tutte le strade, le sedi pubbliche e le aree gioco. L’abitudine alla sua presenza lo trasforma in un elemento imprescindibile della vita dei cittadini stessi, diventando sovente parte di un panorama, e altre volte elemento strutturale di un edificio gravemente ammalorato. La simpatica fettuccia a volte appare scolorita, senza vigore anche nella sostanza fisica e segnata dal passare dei mesi: per una che cade, comunque, altre cento sono pronte a essere distese in qualche altra zona della città.

Il nastro viene percepito al pari di una presenza rassicurante, di una panacea per qualsiasi situazione di disagio territoriale, poiché consente di mettere una pezza (seppur provvisoria) a evidenti paralisi manutentive. Inoltre, la striscia di plastica a bande toglie qualsiasi responsabilità a politici e dirigenti amministrativi, inviando un semplicissimo messaggio ai viandanti: “Io ti ho avvertito del pericolo verso cui distrattamente ti dirigi, non venire poi dopo a lamentarti in comune”.

La settimana scorsa ho assistito al rovinoso crollo di un’enorme palma su due autovetture che, in seguito al pesante colpo, si sono accartocciate su sé stesse. Dopo meno di un’ora ho verificato che era sparito l’albero insieme ai due veicoli schiacciati e, con loro, era scomparsa pure ogni traccia residua di quanto accaduto. Nessun nastro bicolore era stato posizionato sul luogo dell’incidente, però non mi trovavo a Torino: ero in visita ad amici in un comune d’Oltralpe che conta circa 35mila abitanti.

A colpi di nastro bianco/rosso tutto si aggiusta magicamente, con gran sollievo di chi lo produce: il bilancio economico dell’azienda è salvo perché la Città di Torino si dimostra sempre un’ottima, e affidabile, cliente.

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