AL VOTO

Province, urne per pochi "eletti"

Domani seggi aperti per eleggere sette presidenti e 486 consiglieri. A dieci anni dalla legge Delrio che le ha "riformate". In Piemonte occhi puntati su Alessandria, dove la sfida per il successore del leghista Bussalino si gioca su un pugno di voti

Urne aperte domani, 29 settembre, per il rinnovo delle Province chiamate al voto nella tornata del 2024. Un election day che porterà all’elezione di 7 presidenti e 486 consiglieri provinciali, che saranno votati con il sistema elettorale di secondo livello da 39.917 sindaci e consiglieri comunali di 3.172 Comuni, in rappresentanza di oltre 17 milioni e 840 mila cittadine e cittadini. Domani si voterà, dunque, in un unico turno dalle 8 alle 20. Si tratta di elezioni di secondo grado: secondo quanto stabilito dalla legge 56/14, la “famigerata” Delrio, il corpo elettorale attivo e passivo è costituito da sindaci e consiglieri comunali, cui è affidata la responsabilità di votare per conto delle comunità e dei cittadini amministrati. Vige il sistema elettorale del cosiddetto “voto ponderato” ovvero proporzionale al numero di cittadini che gli amministratori rappresentano all’interno dell’intero corpo elettorale della Provincia, in base alla popolazione residente nel Comune di appartenenza. “Pesano” di più gli elettori dei Comuni più grandi.

Le Province in cui si voterà anche per l'elezione del presidente sono: Alessandria, Cremona, Ferrara, Lucca, Matera, Parma, Siena. Sono eleggibili a presidente della Provincia i sindaci dei Comuni della Provincia e dura in carica 4 anni. Le elezioni dei Consigli provinciali invece riguarderanno 41 Province su 76 (Alessandria, Ancona, Arezzo, Ascoli Piceno, Bergamo, Biella, Brescia, Como, Cremona, Cuneo, Fermo, Ferrara, Forlì-Cesena, Lecco, Livorno, Lodi, Lucca, Macerata, Mantova, Modena, Novara, Parma, Pavia, Perugia, Pesaro-Urbino, Piacenza, Pisa, Prato, Ravenna, Reggio-Emilia, Rieti, Rimini, Rovigo, Savona, Siena, Sondrio, Terni, Treviso, Varese, Verbano-Cusio-Ossola, Vicenza. Sono eleggibili a consigliere provinciale i sindaci e i consiglieri comunali e il Consiglio dura in carica due anni. Lo spoglio si svolgerà nella mattinata di lunedì.

In Piemonte gli occhi sono puntati soprattutto su Alessandria in cui la sfida per il successore di Enrico Bussalino (ex sindaco leghista di Borghetto Borbera, oggi assessore regionale) tra il candidato del centrosinistra, il sindaco di Pozzolo Formigaro Domenico Miloscio, e quello del centrodestra, Luigi Benzi, primo cittadino di Quargnento, si gioca sul filo di una manciata di voti. Sulla carta il centrosinistra parte in vantaggio – governa il capoluogo Alessandria e alcuni centri di medie dimensioni come Novi Ligure e Ovada – ma il centrodestra potrebbe giovarsi del sostegno di Danilo Rapetti, il sindaco di Acqui Terme che si è ritirato dalla competizione allettato dalla prospettiva di alcuni incarichi di sottogoverno (cda di Finpiemonte, presidenza di un ente sanitario) offerti dal “federale” meloniano Federico Riboldi, ex sindaco di Casale Monferrato e attuale assessore regionale alla Sanità, regista delle grandi manovre politiche per conto della coalizione. Riuscirà il “fascio tutto io” della Sanità piemontese a mantenere la guida della Provincia nelle mani del centrodestra? E Rapetti, cui pure egli stesso aveva promesso la candidatura salvo poi fare dietrofront, sarà in grado di portare con sé gran parte del suo (presunto) consenso, circoscrivendo le defezioni al solo Nicola De Angelis, renziano e capogruppo della lista “Uniti per Acqui”, in corsa nella lista a supporto di Miloscio?

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