SCENARI

Duello Bucci-Orlando per la Liguria.
Cirio e Lo Russo occhiuti "padrini"

Hanno più di una ragione il governatore azzurro e il sindaco piddino per guardare con attenzione e interesse alla contesa ligure. Dal fronte del porto (con le ambizioni sull'Authority) agli snodi in Iren. Le mosse in linea con la concordia istituzionale

Se il Piemonte fosse un antico veliero, Alberto Cirio di questi tempi salirebbe sulla coffa e da lì, anziché pronto a scorgere la terra, starebbe con gli occhi puntati sulla Liguria e l’esito elettorale che l’attende. C’è infatti ben più di un motivo per cui il presidente della Regione, guardi al futuro di quella confinante. Così come, riconfermando l’immagine della coppia in assai stretta concordia istituzionale, per nulla distratto sulle vicende liguri è pure il sindaco di Torino Stefano Lo Russo.

Nel duello, dai toni accesi, tra Andrea Orlando e Marco Bucci e il suo ormai prossimo finale la politica piemontese nelle sue massime espressioni non ha solo una naturale curiosità e scontata partigianeria, bensì interessi e prospettive che possono cambiare radicalmente a seconda di chi tra i due contendenti prenderà il posto nel palazzo di Piazza de Ferrari che Giovanni Toti è stato costretto a lasciare anzitempo.

Cirio è ben consapevole del rischio che una vittoria della sinistra con governatore l’ex guardasigilli significherebbe, innanzitutto con la caduta di un birillo del filotto che il centrodestra è riuscito a costruire nelle regioni del Nord, dove egli unico forzista può ben giocare il ruolo di plenipotenziario in nome e per conto del segretario Antonio Tajani, con sempre tutti gli occhi di riguardo alla famiglia del fondatore. Un ruolo che il governatore del Piemonte esercita con crescente impegno e visibilità, non nascondendo sue proiezioni ulteriori in ambito nazionale, così come confermato dal compito di alto chaperon per lo stesso Tajani, Letizia Moratti e Paolo Zangrillo, nella visita all’evento elettorale dell’amico e già suo assistente parlamentare a Bruxelles Angelo Vaccarezza, ricandidato alle regionali, ma anche figliol prodigo forzista riportato dalle fila totiane in quelle azzurre proprio da Cirio non molto tempo addietro.

Cirio gioca sulla Liguria anche parte del suo futuro politico, ma oltre l’Appennino per il governatore che arriva dalle Langhe c’è soprattutto quel fronte del porto e del retroporto cui non ha mai fatto mistero di vedere come un’estensione dell’economia piemontese. Non nascosta la sua idea di poter avere per il Piemonte un posto nel board dell’Autorità Portuale, idea poi oscurata dalla tempesta giudiziaria, ma pronta a riaffacciarsi con il sereno sullo scalo genovese. Possibilmente con Bucci alla guida della Regione anziché il grigio Orlando, icastico interprete di un clima da comitato centrale e sul cui spirito d’iniziativa sono davvero pochi a scommettere rischiando il paradosso.

Il modello Genova, quello della ricostruzione del ponte Morandi, piace a Cirio e non lo ha mai nascosto, magari appena appena ammorbidito dall’understatement sabaudo che fa fine e non impegna. Pronto a impegnarsi per un rinnovato asse tra la Mole e la Lanterna, il governatore lo è e per questo confida, oltre che per posizione politica, nella vittoria dell’attuale inquilino di Palazzo Tursi. Palazzo che se eletto, Bucci lascerà aprendo strade che interessano non poco anche l’altra metà della coppia della concordia istituzionale piemontese.

L’eventuale trasloco di Bucci, tra i molteplici effetti a catena, avrebbe pure quello che riguarda Iren che proprio nei Comuni di Genova, Torino e Reggio Emilia ha i principali azionisti istituzionali e componenti del patto di sindacato. Da governatore, Bucci riporterebbe certamente in auge l’ipotesi del grande impianto di smaltimento rifiuti a Scarpino, al momento accantonata e non ben vista dal sindaco di Torino, conscio del conseguente spostamento di risorse verso il futuro polo genovese (oltre 40 milioni per una struttura su una zona ad alta criticità geologica). Ma nei ragionamenti che si fanno attorno allo scenario di un mantenimento della Liguria da parte del centrodestra, c’è anche la stessa governance del colosso energetico, con l’attuale amministratore delegato Gianluca Bufo, voluto da Bucci, ma considerato con scadenza da yogurt. Non meno rilevante la questione dei patti parasociali, in discussione tra i tre sindaci con l’eventualità, per Lo Russo, di avere un nuovo sindaco, magari chissà proprio della sinistra completando così il terzetto. 

Scenari e suggestioni, speranze e timori, c’è tutto questo e altro ancora negli sguardi che da Palazzo di Città e dal grattacielo in guisa di coffa sono rivolti alla Liguria. Con quella faccia un po’ così, come direbbe Paolo Conte, che abbiamo noi che abbiamo visto Genova. Appunto, Genova per noi. 

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