Dai selfie alle "piazzate". Stellantis, fine dell'idillio
07:00 Venerdì 18 Ottobre 2024Cirio e Lo Russo dopo la liaison con Elkann e Tavares scoprono il tradimento e impugnano le bandiere. Oggi le manifestazioni a Roma e Torino. Le avvisaglie c'erano da tempo, ma si è preferito dar credito alle promesse di chi vestiva alla marinara
Dai selfie alla foto tolta, con stizza, dalla cornice d’argento. La dura presa di posizione nei confronti di Stellantis del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e della sua vice e assessore al Lavoro Elena Chiorino, non lascia dubbi: la lunga liaison tra i vertici delle istituzioni e quelli del gruppo automobilistico è giunta al capolinea. Lette in filigrana, le parole lasciano trasparire delusione per un rapporto nato con grandi speranze e finito in recriminazioni. Un tradimento che, come sempre accade, viene scoperto per ultimo da chi lo subisce. Cornuti e mazziati, verrebbe da dire.
“Torino e il Piemonte chiedono garanzie sul futuro dell’automotive”, scrivono in una nota Cirio e Chiorino a poche ore dalle manifestazioni nella Capitale e sotto la Mole, idealmente consolando l’altro gran cornuto della coppia istituzionale, il sindaco Stefano Lo Russo, in prima fila negli amorosi sensi verso la famiglia della Sacra Ruota. Oggi il governatore di Forza Italia e la sua vice di Fratelli d’Italia (lo stesso partito del ministro Adolfo Urso) irrigidiscono toni e postura esprimendo la loro preoccupazione per il futuro dell’automotive italiana. Meno duro ma altrettanto preoccupato il primo cittadino del Pd che, da par suo, auspica l’impegno di tutti gli “attori”.
In ogni modo, la politica dell’appeasement non ha portato grandi risultati. Gli incontri cheek to cheek con John Elkann, ricevuto con tutti gli onori a Palazzo civico e al quarantesimo piano del grattacielo, le parate tra le linee di Mirafiori a braccetto di Carlos Tavares, i tagli di nastro a fantomatici progetti di economia circolare e di green campus: esauriti i salamelecchi la realtà ha presentato il conto. “La Regione Piemonte in questi anni ha messo in campo una serie di misure per sostenere lo stabilimento di Mirafiori e la presenza di Stellantis a Torino a partire dall’accordo per l’hub del riciclo – ricordano Cirio e Chiorino, nella parte degli innamorati traditi che elencano i regali fatti – oltre al lavoro che abbiamo compiuto insieme al Comune di Torino per ottenere il secondo modello per Mirafiori che Stellantis prevede di avviare alla fine del 2025”. Era in un brodo di giuggiole Cirio alla presentazione del Battery Technology Center a Mirafiori. “Lì c’è proprio la prova che la testa (del gruppo ndr) rimane qua, in Italia e per noi vuol dire in Piemonte. Questo accordo è in dirittura di arrivo, puntiamo anche ad avere una ulteriore auto prodotta qui da noi. Io sono soddisfatto perché dopo le tante parole di tanti anni passati oggi invece concretamente si inaugurano stabilimenti, si assumono persone e si aprono linee”.
L’altro giorno la politica, tutta, in un’inedita condivisione sia pure con diverse sfumature, ha reagito offesa dalle parole e dalle richieste (le solite, sempre soldi, sia pure tramite incentivi, come nei secoli dei secoli) di Tavares in Parlamento. Oggi è il giorno della piazza, dei lavoratori, delle bandiere e pure dei leader della sinistra che hanno annunciato – da Schlein a Conte, da Calenda a Fratoianni – la loro partecipazione. Dritti lungo la strada della protesta e della preoccupazione, in corteo. Una sterzata, quasi una inversione a U, rapidissima rispetto ai segnali ignorati a lungo, quella del governatore e del sindaco, uniti anche in questo nella proverbiale concordia istituzionale, evidentemente allargata troppo anche a chi pur storicamente considerandosi tale istituzione non è mai stata, tantomeno lo è oggi.
“Torino e il Piemonte meritano e chiedono a gran voce di avere un futuro chiaro, radicato nella manifattura e nell’automotive”, ribadisce Cirio, con al fianco Chiorino e nel fianco la spina arrivata con un bel mazzo di rose coltivate a Villa Frescot. “Ogni azione o decisione di Stellantis – tuonano dal grattacielo – ci aspettiamo prescinda da questa consapevolezza”. Tanto tuonò che piovve e manco si può dire governo ladro. Almeno non a Torino e in Piemonte, dove Stellantis ha trovato interlocutori benevoli e compiacenti.
Dai selfie agli striscioni. “I lavoratori scesi in piazza oggi e quelli che si mobiliteranno domani rivendicano il diritto di delineare il proprio futuro, senza essere lasciati in balia di incertezza e piani aziendali al ribasso. Non si può parlare di futuro – spiega Cirio – senza garantire la continuità occupazionale”. “Ogni sforzo sia rivolto alla tutela dei lavoratori, delle loro famiglie, e di un patrimonio di competenze e know-how che è unico – aggiunge Chiorino – i lavoratori sono la colonna portante di questo settore, e il loro impegno va protetto e valorizzato”.
Presidente e assessore assicurano che “la Regione è pronta a fare la sua parte e chiede chiarezza, risposte e progettualità all’altezza della storia che la stessa dall’azienda rivendica. Lo dobbiamo – aggiungono – a ogni singolo operaio e impiegato dell’automotive, di tutto l’indotto e delle loro famiglie. Lo deve Stellantis a una nazione che storicamente ha sostenuto l’automotive”. Perché “è legittimo che l’impresa faccia profitto, ma è altresì doveroso che si guardi ai territori”. Non proprio la stessa cosa di guardare nello smartphone sorridendo, quando già c’era poco, anzi nulla, da sorridere.


