Il diritto del più forte

Osservando le dinamiche della politica nostrana emerge un dato su tutti: le pratiche di governo che si ispirano a ideali conservatori, o addirittura a sentimenti nostalgici, generano ricadute reali nel tessuto sociale. Una peculiarità della destra italiana è infatti quella di dare corpo, anche se spesso solo con l’uso della retorica, alla rabbia e alle paure degli elettori. Modus operandi molto differente [..]da quello praticato dalle forze di centrosinistra: incapaci di regalare la benché minima soddisfazione ai loro sostenitori. Forze politiche, queste ultime, sempre pronte alla mediazione (soprattutto tra le diverse anime della coalizione) e, quindi, raramente in grado di dare gambe agli ideali da cui sono state generate.

Il Governo, in questi primi due anni di attività, ha deluso in particolar modo le radici più profonde di Fratelli d’Italia, ossia la cosiddetta Destra sociale. Al contrario, ha però saputo tenere salda la fedeltà all’Alleanza atlantica, e al contempo prestare massima attenzione verso i ceti più ricchi. Nei primissimi giorni dell’insediamento dell’onorevole Meloni, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, era già visibile la direzione di marcia del nuovo esecutivo: sostegno incrollabile all’Ucraina (scelta non in linea con i sentimenti della vecchia guardia missina), e divieto assoluto a qualsiasi forma di rave (assecondando quindi la voglia di “sicurezza” della base elettorale).

I mesi a seguire hanno confermato la volontà del governo di centrodestra di realizzare un antico desiderio condiviso da tutti i partner: scardinare la Costituzione, attraverso l’istituzione del premierato e portando a compimento l’autonomia regionale differenziata. Uno sconvolgimento delle regole fondamentali dello Stato che si avvale inoltre della nuova normativa sulla pubblica sicurezza, caratterizzata da una forte censura nei confronti della libertà di manifestare in piazza, nonché della riforma tributaria. Quest’ultima non si raffigura certo come un pilastro della giustizia sociale, poiché grazia i detentori di grandi patrimoni e si accanisce anzi, mostrando molta aggressività, sui pensionati e sui lavoratori dipendenti (con una particolare attenzione verso i single senza figli).

La repressione dei comportamenti di “disobbedienza civile” riguarda di conseguenza le sole fattispecie politiche, poiché, ad esempio, in tema ambientale il potere esecutivo sostiene la libertà d’azione nei riguardi del paesaggio, dell’ecosistema e della fauna. A riprova della schizofrenia securitaria della Destra giunge la proposta, depositata da una deputata di Fratelli d’Italia, di rendere inoffensive le Guardie giurate zoofile: prima firmataria dell’emendamento che si è già distinta nella crociata contro la maternità surrogata (indicata addirittura come reato universale).

L’uso del diritto a favore della classe agiata, e a danno dei cittadini economicamente più deboli, è la manifestazione più eclatante di una maggioranza che tende a proteggere gli interessi di alcuni a svantaggio di altri. Da una parte, quindi, vengono incrementate le misure di pubblica sicurezza (sebbene affidandosi più che altro all’immagine), andando così incontro a chi ha perenne voglia di repressione, ma dall’altra viene messo a rischio un importante servizio di controllo e di salvaguardia della fauna. L’attuale esecutivo, cancellando di fatto le Guardie zoofile volontarie, dimostra come consideri alcuni comportamenti illeciti meno importanti di altri, che all’opposto persegue con forza (soprattutto i reati contro la proprietà ed il patrimonio). 

Privare i volontari zoofili dello status di agenti di polizia giudiziaria significa, infatti, ridurre drasticamente la tutela di tutti gli animali, inclusi quelli di affezione: le guardie sono sovente impegnate a contrastare i casi di maltrattamento, nonché a sanzionare le violazioni delle norme poste a protezione degli animali. I volontari collaborano con le forze dell’ordine, oramai da decenni: come testimoniano le decine di canili “lager” scoperti, e chiusi, grazie al loro intervento.

L’emendamento approvato durante i lavori della Commissione Giustizia della Camera, non solo aggraverà la mole di impegni in capo ai Servizi Veterinari ASL, ma esporrà al rischio di morte un numero enorme di esseri indifesi. Evidentemente alcune lobby sono molto potenti, a tal punto da far scivolare un’intera fattispecie di reato nell’oblio per assenza di controlli: scelta attuata paradossalmente (ripeto) proprio da chi invoca sicurezza in tutte le occasioni possibili. 

Purtroppo, siamo di fronte alla dimostrazione di un sistema legislativo che emula il sistema di diritto in auge nei secoli antecedenti al Rivoluzione francese: un passo indietro nel campo delle tutele e delle garanzie che riporta la nostra società all’epoca dell’ancien regime. 

La decisione finale passerà al Senato, dove è auspicabile che siedano politici sensibili al tema ambientale, e di tutela degli animali, anche tra gli scranni del centrodestra. L’augurio è quello che le innumerevoli fotografie ritraenti politici con in braccio un cane, oppure un gatto, non siano esclusivamente uno strumento per acchiappare voti: è giunta l’ora di dimostrare la bontà dei loro sentimenti, fermando una norma che rende di fatto impraticabile la protezione degli animali (inclusi i loro di affezione).

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