LA SACRA RUOTA

Il mea culpa di Lo Russo: "Un errore il selfie con Tavares"

Davanti ai sindacati sul piede di guerra il sindaco si cosparge di cenere per la foto con l'ex Ceo di Stellantis. Cirio in versione opossum vola a Roma a incontrare il ministro Urso. Per Appendino il manager portoghese "era il boia, ma la condanna l'ha pronunciata Elkann"

È una discesa agli inferi la giornata del sindaco di Torino Stefano Lo Russo, invitato insieme ad Alberto Cirio a confrontarsi sulla crisi dell’industria dell’auto dai sindacati. Il governatore però ha dato forfait per volare a Roma, dove a Palazzo Piacentini ha discusso di Stellantis con il ministro del Made in Italy Adolfo Urso. Il primo cittadino, mollato dal suo partner di concordia istituzionale, si accorge presto della mala parata: gli chiedono conto delle sue frasi sull’eccessiva “conflittualità” a suo giudizio manifestata non solo dal Governo ma dagli stessi sindacati verso il Lingotto e dei suoi brindisi, forse eccessivi, per la “fase nuova” dopo la dipartita del Ceo di Stellantis Carlos Tavares.

Lo Russo reagisce male, nega, si allontana. Torvo in viso, saluta tutti ma non parla con nessuno, se non con la sua fedelissima capo gabinetto Valentina Campana. Ma appena inizia il convegno va anche peggio: una delegata, con tono enfatico, si rivolge proprio al sindaco (e all’assente governatore): “Non pensate che prima di farvi un selfie e ridere su chi ha guadagnato sulla nostra pelle e oggi se ne va con una buonuscita immorale… non pensate che avreste potuto starci vicino?”. Applausi scroscianti della platea, e poco dopo Lo Russo se ne va, sempre scortato dalla Campana. Lo psicodramma raggiunge l’apice quando in platea prende il suo posto la vicesindaca Michela Favaro, in modalità parafulmine. "Tornerà?", si mormora in sala del Centro congressi del Santo Volto, quartier generale della diocesi, gremita di delegati. Lo Russo ci metterà una ventina di minuti buona a rientrare, quando la tavola rotonda a cui è invitato è cominciata da un pezzo.

Intanto l’altra parafulmine, quella di Cirio, ovvero la vicepresidente e assessore al Lavoro Elena Chiorino, deve rendere conto del fondo da 10 milioni per i cassintegrati dell’auto promesso da Cirio in campagna elettorale e mai arrivato. Neanche nell’ultima variazione di bilancio che ha comunque cubato 80 milioni, dove la capogruppo M5s Sarah Disabato ha cercato di farlo inserire con un emendamento bocciato però dalla maggioranza. Chiorino lo annuncia “per i primissimi mesi del 2025”. Sarà fatto con fondi europei e servirà un dialogo con la ministra del Lavoro Marina Calderone

Quando risale sul palco, Lo Russo pronuncia il mea culpa: "Il selfie con Tavares a Mirafiori non lo rifarei più, è stato un boomerang allucinante per le strumentalizzazioni”. Un modo un po’ pilatesco per lavarsi la coscienza. E da buon Maramaldo aggiunge: "Anch'io considero immorale la buonuscita di Tavares. È vero che un manager è pagato dall'azionista e se un azionista fa utili è giusto che lo retribuisca come crede, ma se l'azienda non va tanto bene qualche riflessione andrebbe fatta".

Intanto è arrivata anche la vicepresidente del Movimento 5 Stelle Chiara Appendino, che su Lo Russo taglia corto: “Ho commentato tempo fa e lo ribadisco, bisogna stare ai cancelli e non fare i selfie con la proprietà, bisogna decidere da che parte stare”. Come i delegati, che dopo quasi due decenni di cassa integrazione a Mirafiori proprio non se la sentono di addossare tutta la colpa all’ex manager portoghese. Anche Appendino se la prende con i vertici, attaccando frontalmente il presidente di Stellantis John Elkann: “Tavares è un po’ come il boia che aziona la ghigliottina, ma c’è qualcun altro che ha scritto la condanna a morte: e quello è Elkann, è la proprietà, e ne deve rispondere in Parlamento”. E se con la sua assenza Cirio pensa di averla sfangata ci pensa Disabato a tirarlo nuovamente in ballo: "Chiederà scusa anche lui per il selfie?".

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