Più poveri, ignoranti e impauriti: fotografia drammatica degli italiani
17:06 Venerdì 06 Dicembre 2024Discettiamo di geopolitica ma non sappiamo neanche chi è Mazzini (per uno su cinque fu un politico della prima Repubblica). Il 66% attribuisce agli Usa la reponsabilità delle guerre in Ucraina e Medio Oriente. E viviamo nel terrore degli stranieri. Il rapporto Censis
L’Italia è in crisi. Non solo economica, benché nell'ultimo ventennio il tasso di crescita complessivo (5,8%) sia stato più o meno quello di uno dei tanti anni del boom. Ma – come buona parte delle società occidentali – non trova più un senso al proprio stare insieme, è sfiduciata nei confronti delle istituzioni e di chi le rappresenta, non si riconosce nei suoi valori fondanti. Alle difficoltà di un ceto medio sempre più povero e sfilacciato si sta accompagnando la messa in discussione dei grandi valori unificanti come la democrazia e la partecipazione, europeismo e atlantismo.
È riprova di questo “il ritrarsi dalla vita pubblica, con un tasso di astensione che alle ultime elezioni europee del 2024 ha toccato un livello mai raggiunto prima nella storia repubblicana, pari al 51,7%, non dimenticando che alle prime elezioni dirette del Parlamento europeo, nel 1979, l’astensionismo si fermò al 14,3%”. Lo evidenzia il Censis nel suo 58° Rapporto “La società italiana al 2024”, dove viene segnalata anche una sfiducia crescente nei sistemi democratici, "dal momento che l’84,4% degli italiani è convinto che ormai i politici pensino solo a sé stessi e il 68,5% ritiene che le democrazie liberali occidentali non funzionino più”.
Non solo: il 66,3% degli italiani attribuisce all’Occidente – Usa in testa – la colpa dei conflitti in corso in Ucraina e in Medio Oriente. Solo il 31,6% si dice d’accordo con il richiamo della Nato sull’aumento delle spese militari fino al 2% del Pil. Addirittura l’Ue sarebbe vista come un guscio vuoto “inutile o dannoso” e sarebbe in corso una crisi crescente dei valori unificanti del passato, ciò anche alla luce del fatto che “il 70,8% degli italiani esprime oggi un più o meno viscerale antioccidentalismo ed è pronto a imputare le colpe dei mali del mondo ai Paesi dell'Occidente”. In tutto questo pesa anche la convinzione che l’Occidente sia destinato a soccombere, economicamente e politicamente, dinanzi all’ascesa di Paesi come la Cina e l’India.
Discettiamo di geopolitica ma siamo dei grandi ignoranti. Per il 19% degli italiani Mazzini è stato un politico della prima Repubblica (da repubblicano avrà fatto parte del pentapartito!), uno su tre pensa che la Cappella Sistina sia stata affrescata da Giotto o da Leonardo.
Il tutto mentre è in atto una mutazione morfologica della nazione (l’Italia è prima in Europa per acquisizioni di cittadinanza: +112% in dieci anni). Come spiegano bene i ricercatori del Censis “La nostra società è molto più meticcia di quanto si dica, avvezza a mescolare valori e significati, persone e comportamenti. Un po’ occidentale e un po’ mediterranea, levantina e mediorientale, contadina e cibernetica, poliglotta e dialettale, mondana e plebea. Non siamo più una società in corsa tuonante per lo sviluppo, ma nemmeno siamo diventati un popolo di poveri diavoli destinati a rimanere miserabili”.
Nel nuovo contesto, le questioni identitarie tendono a sostituire le istanze delle classi sociali tradizionali e assumono una centralità inedita nella dialettica socio-politica. Il 57,4% degli italiani si sente minacciato da chi vuole radicare nel nostro Paese regole e abitudini contrastanti con il nostro stile di vita, come ad esempio la separazione di uomini e donne negli spazi pubblici o il velo integrale islamico; il 38,3% si sente minacciato da chi vuole facilitare l’ingresso nel Paese dei migranti; il 29,3% vede come un nemico chi è portatore di una concezione della famiglia divergente da quella tradizionale; il 21,8% avverte ostilità nelle persone che professano un’altra religione.
In questo quadro i più spaesati sono le nuove generazioni. Il 58,1% dei giovani (18-34 anni) si sente fragile, il 56,5% si sente solo, il 51,8% dichiara di soffrire di stati d'ansia o depressione, il 32,7% di attacchi di panico, il 18,3% accusa disturbi del comportamento alimentare, come anoressia e bulimia. Solo in alcuni casi si arriva a una vera patologia conclamata: un giovane su tre (il 29,6% del totale) è stato in cura da uno psicologo e il 16,8% assume sonniferi o psicofarmaci.