"Elkann dimostri amore per l'Italia" Confindustria patriota più di Meloni
17:37 Sabato 14 Dicembre 2024Dal palco di Atreju Orsini fa la voce grossa: "Non ci piacciono le fabbriche-cacciavite" e incalza Stellantis. Viale dell'Astronomia, un tempo dependance di corso Marconi, è schierata con il Governo. Fin troppo. Attesa per il tavolo di martedì al Mimit
Cresce l’attesa per il tavolo romano su Stellantis del 17 dicembre al Mimit con il gruppo automobilistico che continua a essere nell’occhio del ciclone. L’appuntamento di martedì “è molto importante. Credo che l’uscita di Tavares possa dare possibilità sia a Stellantis, ma soprattutto a Elkann, di dimostrare che vuole bene al Paese Italia”, sferza dal palco di Atreju, il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, dove è ospite a un panel in compagnia del ministro Adolfo Urso, e del responsabile delle risorse umane di Stellantis in Italia, Giuseppe Manca.
“Ci è piaciuto il segnale del mantenimento della logistica” con il rinnovo della commessa e la conseguente proroga del contratto di un altro anno per i 249 lavoratori di Trasnova e dell’indotto “ma abbiamo la necessità di vedere incrementare l’occupazione e la produzione in Italia”, sottolinea. Il numero uno di Viale dell’Astronomia non rinuncia poi a un ultimo colpo: “Non ci piacciono le fabbriche-cacciavite, con gli altri che arrivano in Italia portano le casse e le montiamo qua. Dobbiamo mantenere l’occupazione nel Paese, è quello che vogliamo fare e sicuramente ci batteremo per questo”, ha concluso Orsini mostrando di non nutrire grande simpatia verso gli eredi di quella Fiat che fino a qualche deccio fa dettava legge in Confindustria, pur subendo più di una volta sonore sconfitte nella scelta dei presidenti. Se non un potere di certo una grande influenza durata per oltre mezzo secolo fino alla clamorosa uscita dall’organizzazione datoriale decisa nel 2011 da Sergio Marchionne, all’epoca ad del Lingotto. Orsini appartiene a tutta un’altra storia, arriva dalla piccola impresa e ambivalente è il suo rapporto con la politica. Inoltre, il suo cuore batte a destra.
A Roma si punta a chiudere l’incontro con un “Piano Italia” che riaffermi la centralità del Paese e “tuteli gli stabilimenti nazionali”, rimarca Urso. In generale “l’obiettivo è di dimostrare a tutti che abbiamo rimesso sulla strada l’auto italiana che era deragliata, che era uscita fuori strada e che era in procinto del burrone insieme a tutte le auto costruite in Europa”. Dal punto di vista della società – che sarà rappresentata da Jean Philippe Imparato, responsabile Europa – l’auspicio è di potere dare “buone notizie”, anticipa dal palco della kermesse politica di Fratelli d’Italia, il responsabile delle risorse umane Italia Manca. “Martedì diremo che noi ci prenderemo i nostri impegni”, “siamo interessati a continuare a stare in Italia” e “abbiamo dato missioni produttive a tutti gli stabilimenti”, ricorda. In tutto nel nostro Paese per Stellantis lavorano 40mila alle quali “stiamo cercando di dare un futuro” e “dovremo trovare il sistema migliore per farlo”.
Torna a chiedere un tavolo a Palazzo Chigi la segretaria del Pd, Elly Schlein, che invita la premier Giorgia Meloni ad ascoltare “la mozione unitaria che abbiamo presentato con le altre opposizioni”. Intanto, l’audizione del presidente del gruppo John Elkann sembra rimanere subordinata all’esito del Tavolo del 17. A preoccupare non è solo la situazione italiana ma quella europea. Secondo Orsini con le normative del Green Deal “sono a rischio 270mila posti di lavoro in Europa e in Italia ne sono a rischio 70mila nella filiera”. Urso invece rivendica il merito del governo di avere capito prima degli altri “che stava per profilarsi la Caporetto dell’auto europea” e di avere agito in questi mesi per evitarla chiedendo ad esempio di anticipare al 2025 l’attivazione della clausola di revisione prevista dal regolamento europeo che vieta l’immatricolazione di auto a benzina e diesel dal 2035.