Città della Salute senza testa, la "reggente" sbatte la porta. E Schael arriva solo tra due mesi
Stefano Rizzi 19:54 Sabato 11 Gennaio 2025La direttrice amministrativa Borghese lascia la guida ad interim della più grande azienda ospedaliera del Piemonte. Un gesto che rivela tensioni con la Regione. Pd all'attacco: "Non c'era nessuno disposto a prendere servizio dal primo gennaio?"
Hanno il rumore di una porta sbattuta in faccia ai vertici regionali della sanità piemontese le dimissioni di Beatrice Borghese, direttore amministrativo della Città della Salute e, dopo il passaggio di Giovanni La Valle all’Asl To3, di reggente della più grande azienda ospedaliera del Piemonte.
L’annuncio del suo abbandono del ruolo a partire dal 31 gennaio, la manager lo ha comunicato ieri, poche ore dopo la presentazione dei nuovi direttori generali al grattacielo del Lingotto, tra i quali c’era anche il nuovo commissario della Città della Salute Thomas Schael che, come noto, si insedierà in corso Bramante soltanto il prossimo primo marzo. E proprio fino a quella data sarebbe dovuta durare la reggenza di Borghese che, invece, a fine mese passerà il testimone al direttore sanitario Emanuele Ciotti. Le funzioni di direttore amministrativo saranno invece svolte da uno dei dirigenti sotto la Borghese nella catena gerarchica.
Fin qui la procedura, per molti versi automatica essendo regolata da norme chiare. Come, appunto, quella che prevede il passaggio pro tempore della guida dell’azienda nelle mani del più anziano tra il direttore amministrativo e quello sanitario. Dettaglio non a poco per cercare di leggere cosa ci sarebbe dietro l’inattesa anticipazione dell’abbandono del suo posto da parte della manager romana, dirigente di ruolo dell’Agena, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali.
Una delle motivazioni alla base della decisione di Borghese, stando a quanto riferito da chi avrebbe parlato con lei nelle ultime ore, ci sarebbe un “silenzio” dei vertici politici e tecnici della sanità regionale dopo l’assunzione dell’interim. Un silenzio che la manager avrebbe interpretato in maniera ostile, ma che in realtà silenzio non sarebbe stato. Le interlocuzioni per questioni tecniche con la direzione regionale sono state ripetute e proseguite fino a poco prima delle dimissioni che, come detto, avranno effetto da fine mese. Forse – suggerisce un’ulteriore ipotesi per nulla campata per aria – B.B., come viene chiamata nell’ambiente sanitario, si sarebbe attesa una telefonata dell’assessore Federico Riboldi per una richiesta – quella di reggere pro tempore la direzione – che sarebbe comunque superflua e non dovuta visto l’appena citato automatismo che regola il passaggio delle consegne. Non solo. Se non avesse ritenuto di assumere l’interim avrebbe potuto e dovuto comunicarlo immediatamente e non una decina di giorni più tardi.
Vacilla, per non dire che non sta proprio in piedi, la motivazione delle dimissioni che verrebbe ricondotta alle sintetiche dichiarazioni di Schael sulla linea che ha in mente di adottare nella direzione della Città della Salute, cambiando strategie rispetto al passato. Vista la situazione della struttura sarebbe motivo di stupore se non ci fosse quel cambio di rotta annunciato dal “tedesco”, sul quale – va detto – grava quel ritardo di insediamento che poteva lasciar immaginare fosse utilizzato per quale che colpo di scena o di coda.
I rapporti di Borghese con lui sarebbero cordiali e lei, tra l’altro, era stata tra le candidate alla direzione amministrativa dell’Asl di Chieti, conclusasi con una scelta diversa da parte dello stesso Schael. E poi era stata proprio la manager a non fare mistero della sua intenzione di tornare a Roma, considerando concluso il suo percorso, a tratti non poco accidentato essendo finita pure lei tra gli indagati nell’inchiesta della magistratura, in corso Bramante. Uno specchietto per le allodole al fine di nascondere il vero intendimento di provare a restare al suo posto? Pochi sono pronti a sostenere questa ipotesi, peraltro a dir poco traballante rispetto alla linea indicata dalla Regione proprio con la scelta del “mastino” dei conti di origine teutonica. Una possibile spiegazione potrebbe arrivare dalla necessità di Borghese di abbreviare i tempi di ritorno in Agenas dove lei aveva un pesante ostacolo nell’ormai ex direttore Domenico Mantoan la cui uscita di scena sta mettendo in moto tutta una serie di riposizionamento nella dirigenza di cui la prossima ex direttrice amministrativa delle Molinette potrebbe giocare per se carte importanti, fino a pochi giorni fa ostacolate da Mantoan.
Certo, qualunque possa essere la ragione o i molteplici motivi delle dimissioni, queste non possono che creare ulteriori problemi a un’azienda che ne ha già in sovrabbondanza. Dura la reazione del Pd che porta la vicenda sul tavolo della politica. “Il non detto, grande come una casa, è chiaro: chi metterà la sua firma sotto il bilancio preventivo dell'azienda sanitaria più grande del Piemonte? – chiedono la capogruppo in consiglio regionale Gianna Pentenero e il vicepresidente della commissione Sanità Daniele Valle –. É una questione certamente delicata, vista l’attenzione della procura e della Corte dei Conti: proprio per questo sono gravi la disinvoltura delle anticipazione diffuse da Schael ieri e la mancata capacità di giungere a un accordo con l’Università da parte di Cirio e Riboldi. Il commissariamento arriva dopo cinque anni di governo di centrodestra: non era davvero evitabile? E non c'era nessuno disposto a prendere servizio dal primo gennaio? Riboldi e Cirio – proseguono i consiglieri dem – devono rispondere a queste domande, assumendosi le loro responsabilità. Il sistema sanitario piemontese non può permettersi che Città della Salute resti allo sbando per due mesi”.
Fatte salve le legittime perplessità del Pd, va osservato che il bilancio preventivo era già stato firmato dall’allora direttore generale La Valle, mentre se Valle e Pentenero intendono riferirsi al consuntivo, questo sarà sottoscritto in tutte le aziende non prima di aprile e quindi ampiamente in tempo perché a farlo sia Schael. Che poi l’insediamento ritardato di quest’ultimo potesse rappresentare un problema era chiaro e da mettere in conto da parte dei vertici regionali. Tanto più con il clima che da alcuni ambienti, in particolare quello accademico, ne ha accompagnato e contrastato la designazione.