SANITÀ & POLITICA

In Piemonte lo aspettano, in Abruzzo non lo rimpiangono. Schael, "debiti per 67 milioni"

In attesa che il "crucco" si accomodi (con calma) al vertice della Città della Salute di Torino, piovono critiche sul suo operato. Sindaci in rivolta. "Libera la provincia di Chieti da una gestione fallimentare", "Buon lavoro a lui e tanti auguri alla sanità piemontese". La replica del manager: "Orgoglioso, parlano i numeri"

La fama lo precede, nel bene e nel male. Noto per il suo rigore e la lunga carriera, Thomas Schael anche al suo arrivo in Abruzzo, nel 2019, fu accolto con toni trionfali: “Lo abbiamo scelto per le capacità espresse in altre esperienze, che lo rendono la persona giusta per la nostra realtà. A lui chiediamo di coniugare equilibrio economico e qualità dei servizi”, dissero all’unisono il governatore Marco Marsilio e l’assessore alla Sanità Nicoletta Verì. Più o meno gli stessi usati a fine dicembre da Alberto Cirio e Federico Riboldi nell’annunciare l’approdo del “tedesco” – è nativo di Klagebach in Renania – alla guida della Città della Salute di Torino. Non nel ruolo di direttore generale ma nelle vesti di commissario non essendosi registrata sul suo nome l’intesa con l’Università.

Non un vero e proprio veto, quello manifestato dall’accademia sul manager, di cui certo sono indiscutibili le competenze, quanto piuttosto “riserve” sulla “compatibilità” di una figura dai tratti così marcati con un’ambiente complesso e sfaccettato, nel quale tra le principali doti di governo deve necessariamente mostrare la disponibilità alla mediazione e, inevitabilmente, al compromesso. Per farla breve, assieme alle scontate e poco nobili resistenze corporative e baronali (e agli interessi che ruotano attorno) la preoccupazione è che un direttore “con la flessibilità dell’acciaio temperato” lungi dal riportare serenità possa ulteriormente esacerbare il clima. “Dicono di me che sono un uomo del fare, non sono mai passato inosservato dove ho operato. Nella ultima Asl che ho diretto, ho trovato 34 milioni di debito, ed ho ottenuto come risultato tre esercizi consecutivi con un utile di 20 milioni” affermò Schael al momento di prendere servizio all’Asl Chieti-Lanciano-Vasto.

Qualcosa dev’essere andato storto se, come riportano i giornali locali, alla vigilia della sua partenza per Torino lascia un'azienda sanitaria in difficoltà economica, peraltro situazione più o meno comune alle altre Asl abruzzesi. Stando all’analisi del Comitato ristretto dei sindaci dell’Asl, i numeri dicono che i debiti sono passati dai 13,7 milioni del 2019 agli attuali 67,1 milioni. Considerando i tagli effettuati, il Comitato stimava una chiusura di bilancio a dicembre con un passivo di circa 45 milioni, con una mobilità passiva cresciuta di 4 milioni solo nei primi due trimestri del 2024 attestandosi a quasi 74 milioni di euro. E se è vero che la maggior parte dei sindaci e dei consiglieri che criticano l’operato di Schael appartiene al centrosinistra, ai Cinque Stelle (“La sua fuga non può che farci piacere, libera la provincia di Chieti da una gestione fallimentare”) o ai civici (“Visti i tempi delle liste di attesa o ancora la situazione della carenza di personale medico e paramedico in molte strutture, la situazione, sotto la sua gestione, è decisamente peggiorata”), anche nel centrodestra nessuno piange la dipartita. La bordata più feroce, ad esempio, la spara un esponente “storico” del centrodestra, l’ex sindaco di Vasto ed ex presidente del Consiglio regionale Giuseppe Tagliente. “Buon lavoro a Lui e tanti auguri alla Sanità piemontese alla quale egli saprà certamente dare un contributo maggiore rispetto a quello che ha saputo offrire qui da noi – ha scritto in una nota –. Perché, spiace dirlo, i risultati ottenuti anche sul piano dell’organizzazione dei servizi risultano assolutamente deludenti a detta di molti operatori, sindaci, sindacati ed utenti”.

Farà meglio in corso Bramante. Del resto, le camarille politiche non spaventano certo il “crucco”, avendo attraversato nella sua carriera tutto l’arco costituzionale. Dopo la prima esperienza nell’Asp di Crotone, voluta dal governo guidato da Agazio Loiero (centrosinistra) e la nomina a sub commissario in Calabria in quota pentastellata, la scelta di Marsilio lo porta verso i lidi del centrodestra, stesso approdo in Piemonte. Dove può contare numerosi estimatori, dall’ex direttore generale della Sanità piemontese nel quinquennio di Sergio Chiamparino, Fulvio Moirano, per lungo tempo gran visir di Agenas, che l’ha visto all’opera nel piano di rientro, all’attuale “capo della Sanità piemontese”, il meloniano Riboldi che, forse delle credenziali ricevute da Marsilio si attende grandi cose da der kommissar.

Di tutt’altro tenore, ovviamente, il bilancio che lo stesso Schael fa sulla sua esperienza abruzzese: “Ho rispettato gli impegni presi con la Regione Abruzzo per il piano di rientro, e ridotto il disavanzo della metà, portandolo a 34 milioni senza toccare i servizi – scrive allo Spiffero –. Ho rinnovato il parco tecnologico degli ospedali, comprese le macchine pesanti, per 40 milioni, e dotato i distretti di attrezzature che non avevano mai avuto. Pari investimenti sono stati compiuti sul fronte risorse umane, con la stabilizzazione di oltre 600 unità. Tutto questo sempre con un occhio attento ai costi e con la razionalizzazione della spesa ottenuta sempre ottimizzando i processi, e mai con tagli o riduzione delle attività. Questi sono dati reali, facilmente riscontrabili e oggettivi, diversamente da giudizi espressi per logiche di appartenenza politica o, peggio, per rivalsa da qualche ex politico deluso dalla scarsa considerazione ricevuta dal sottoscritto. Ho trovato una sanità depauperata da assenza di investimenti e strategie, con decine di primariati scoperti, edifici non a norma, organizzazione colabrodo. E a questo stato di cose ho posto in buona parte rimedio, senza sprechi e senza tagli. E per questa gestione sono stato valutato e confermato con un mandato di complessivi 8 anni”.