CAMICI & POLTRONE

Medici, primo sciopero dell'anno. E l'Ordine "diventa" sindacato

Camici bianchi pronti a incrociare le braccia. Ma il fronte non è compatto. Incontro decisivo il prossimo 25 a Roma. Crescono malumori e critiche verso Anelli, presidente Fnomceo: "Presiede l'ente professionale e fa il sindacalista". Lui tira dritto verso il terzo mandato

L’anno è appena incominciato e i medici già cercano nell'agenda una data a breve per scriverci sopra la parola sciopero. Probabilmente sarà a febbraio e non prima solo per via del tempo che deve necessariamente trascorrere tra la proclamazione e il giorno in cui verrà lo stetoscopio verrà lasciato nel cassetto. La decisione è attesa il prossimo 25 gennaio, quando i vertici nazionali dei sindacati si riuniranno a Roma. Ma quella sarà, probabilmente, anche l’occasione in cui emergeranno diverse opinioni e, conseguentemente, linee di azione tra le varie sigle che già si stanno palesando non senza polemiche e qualche frizione. Non tutti, infatti, sono per incrociare le braccia seppur problemi e difficoltà non manchino.

Ma, in tutto ciò, c’è un ulteriore elemento che sta facendo discutere e che solleva forti critiche da parte di più di un sindacato. È il ruolo della Fnomceo, la federazione che riunisce e rappresenta a livello nazionale tutti gli Ordini provinciali dei medici e degli odontoiatri, presieduta da Filippo Anelli. Nonostante sia al vertice di Fnomceo dal 2018, Anelli sembra non aver dismesso del tutto i panni del sindacalista vestiti per un ventennio all’interno della Fimmg, arrivando ad esserne nel 2016 il vicesegretario nazionale dell’organizzazione di rappresentanza dei medici di famiglia più partecipata.

Seppur gli Ordini professionali e quindi la loro federazione abbiano ruolo e compito ben diverso da quelli dei sindacati, dovendo garantire la deontologia professionale come tutti gli Ordini delle altre professioni, in questo caso l’intreccio e la sovrapposizione appaiono più che evidenti. Da giorni è proprio Anelli, ancor più che i vertici dei vari sindacati, ad intervenire nel dibattito muovendo forti critiche al Governo per l’“assenza di un vero confronto”, le “risorse insufficienti” per la sanità, bollando come “assurda” l’idea del ministro Orazio Schillaci di portare i medici di medicina generale alle dipendenze del servizio sanitario nazionale. 

Spiegare che “il problema di fondo resta il livello medio degli stipendi in Italia rispetto all'Europa. Noi siamo vicini alla Romania e ai Paesi dell'Est, non alla Francia o alla Germania e da qui deriva la scelta di molti medici di lasciare o di diventare medici gettonisti, con danno enorme per il servizio sanitario nazionale”. Ed è sempre lui a chiedere un confronto col ministro, ma anche a mettere chiaramente sul tavolo la carta dello sciopero, in maniera certo inusuale per il ruolo attualmente ricoperto. Tant’è che è lo stesso Schillaci a entrare, seppur in punta di fioretto, nella questione spiegando: “Non ho problemi a incontrare né i sindacati né il rappresentante della Federazione degli Ordini. Ma un conto è essere il presidente della federazione un conto è fare il sindacato”. Tensione, sul tema, solo col ministro? No, perché ad evidenziare quella che potrebbe definirsi un’invasione di campo o, perlomeno, una confusione di ruoli sono non pochi sindacati dei camici bianchi. 

“La commistione dei ruoli tra Ordini professionali e sindacato è molto confusiva e indebolisce le rispettive prerogative, perché inevitabilmente segue logiche di difesa delle corporazioni, invece degli interessi generali, delegittimando il ruolo di rappresentanza del mondo del lavoro e perché segue interessi di parte che troppo spesso esulano dalla difesa della salute dei cittadini”, scrivono in una nota congiunta Alessandro Vergallo, presidente Aaroi-Emac,Roberta Di Turi, coordinatrice FassidAndrea Filippi, segretario Fp Cgil Medici e Roberto Bonfili, coordinatore Uil Fpl Medici

Nella nota scrivono ancora che “sebbene si apprezzi l’impegno del presidente Anelli, nel voler portare all’attenzione dell’agenda politica le criticità che affliggono la sanità italiana hanno sempre destato perplessità le sue incursioni in tematiche prettamente sindacali come non poche volte è avvenuto in tema di contratto di lavoro”. Le critiche dei vertici nazionali rimbombano pure nelle varie regioni, come in Piemonte dove il segretario dello SmiAntonio Barillà non usa giri di parole per dire che “l’Ordine faccia l’Ordine e il sindacato faccia il sindacato”. Come lui anche Mauro Grosso Ciponte a capo dello Snami piemontese è categorico: “Ognuno faccia il suo mestiere”.

Apparentemente incurante delle critiche, Anelli pare determinato a continuare a farlo, il suo mestiere. Tant’è che si ricandida per il terzo mandato alla presidenza della federazione nazionale degli Ordini. Le elezioni sono fissate per il 24, 25 e 26 gennaio, quindi proprio a cavallo con l’incontro per decidere lo sciopero. Riconfermato, lo scorso settembre, presidente dell’Ordine dei medici di Bari, Anelli veleggia verso il terzo quadriennio alla guida di Fnomceo, mentre continua a sedere del collegio sindacale di quel Fort Knox che è l’Enpam, la cassa di previdenza dei medici nei cui conti arriverebbero assai meno soldi nel caso in cui i medici di famiglia passassero alle dipendenze del servizio sanitario.

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