Sulla Consulta Tajani in alto mare, ma Letta vede avvicinarsi Di Porto
15:40 Mercoledì 15 Gennaio 2025Con il carisma di uno stracchino il vicepremier fatica a trovare l'accordo sul nome del giudice che spetta a Forza Italia. Si rafforza la candidatura dell'avvocato di casa Berlusconi, sostenuto dall'eminenza azzurra. E trascorsi in Compagnia di San Paolo
Il centrodestra cerca di uscire dal pantano sulla Consulta. Dopo l’ennesima fumata nera di ieri sull’elezione dei quattro giudici della Corte Costituzionale, il Parlamento tornerà a riunirsi in seduta comune giovedì 23 gennaio 2025. È quanto emerso dalla riunione dei capigruppo della Camera. In caso di novità, la data potrà essere anticipata di intesa con il Senato. La partita va avanti da mesi e, dopo 14 convocazioni, maggioranza e opposizione non hanno ancora trovato la quadra per sbloccare l’impasse. Per l’elezione di ognuno dei quattro magistrati è necessario un quorum dei tre quinti, ovvero 363 voti.
Sembrava cosa fatta fino a ieri mattina, poi qualcosa è cambiato. La scheda bianca ha tolto tutti dall'impaccio poco prima del voto delle 13. Si capisce che nella maggioranza non è aria e si preferisce rinviare tutto alla prossima settima. Dalle opposizioni raccontano che i maggiori problemi sono in casa Forza Italia, dove nessuno parla apertis verbis e trapela poco. Ma una cosa è certa, come sempre capita in questi casi, da tempo è partito tra gli azzurri il gioco dei veti incrociati, e soprattutto la mannaia del “fuoco amico”. Anche in questo caso si misura l’eterea leadership di Antonio Tajani, in balia di divisioni interne e sottoposto a pressioni esterne.
Fino ad ora tutti hanno scritto di una partita a due, tra Francesco Paolo Sisto e Pierantonio Zanettin, entrambi avvocati penalisti ed esponenti storici del partito: il primo è viceministro alla Giustizia, il secondo capogruppo in commissione Giustizia del Senato e “padre” della riforma sulle intercettazioni. Ma alla fine potrebbero elidersi a vicenda e favorire la corsa di un outsider, che non sia politico e neanche parlamentare in carica, come il professore Andrea Di Porto, consulente da anni della Fininvest, noto alle cronache soprattutto per il ricorso vinto al Consiglio di Stato sulla vicenda Mediolanum che permise al Cavaliere di non cedere quote come invece obbligava Bankitalia. Ma sulla sua candidatura ci sarebbero le resistenze di chi nel centrodestra lo considera troppo riconducibile alla famiglia Berlusconi. E non è un caso che a sostenere la sua candidatura sia sceso in campo nientemeno che l’eminenza azzurra Gianni Letta. Di Porto, pisano di nascita milanese di adozione, ha molti legami con Torino: prima di occupare la cattedra di Diritto alla Sapienza di Roma ha infatti insegnato Istituzioni di diritto privato nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università subalpina. E sempre nel capoluogo piemontese è stato componente del Consiglio generale della Compagnia di San Paolo tra il 2016 e il 2019 sotto la presidenza di Francesco Profumo.
Altro papabile di area forzista, che circola in queste ore, sarebbe quello dell’avvocato genovese Roberto Cassinelli, esperto di diritto societario e finanziario, tra i fondatori di FI in Liguria sin dal '94, già parlamentare del partito berlusconiano e del Pdl. Secondo rumors di palazzo ci sarebbe un altro nome in ballo che i vertici forzisti terrebbero però coperto. Comunque sia, dentro il partito, in tanti sono pronti a scommettere che la spunterà un “terzo” tra Sisto e Zanettin perché la comune volontà nella maggioranza (che nessuno vuole dire pubblicamente) è quella di non candidare parlamentari, forse per evitare rivendicazioni e pretese. Dalle parti di via in Lucina assicurano che “alla fine si troverà la quadra anche con le forze dell’opposizione per chiudere sui quattro giudici'”.
Resta blindato, invece, in quota Fratelli d’Italia il nome del consigliere giuridico di Palazzo Chigi, Francesco Saverio Marini. Intanto, la premier Giorgia Meloni è volata ad Abu Dhabi per un vertice sull’energia e ci resterà per due giorni. Altro segnale, raccontano, che l’accordo sulla Consulta non è imminente e le trattative proseguiranno senza sosta sottotraccia fino all’ultimo momento.