Medici in fuga dall'Emergenza.
118 allo sbando in Piemonte
Stefano Rizzi 07:00 Giovedì 16 Gennaio 2025
Sulle ambulanze servono 340 medici, ma ne mancano più di 130. Su 4 centrali operative due restano senza direttore (e pure i vice vogliono mollare). Il primario di Alessandria dirige anche tutto l'elisoccorso. E si continua ad aspettare la riforma da Azienda Zero
Se i problemi del 118 in Piemonte viaggiassero in ambulanza, questa andrebbe a sirene spiegate verso il grattacielo della Regione. Oltre ai costi aumentati di circa una ventina di milioni in un anno di cui abbiamo scritto l’altro giorno, sul fronte del l’emergenza si presentano guai, se possibile, ancora peggiori e certamente più preoccupanti di quelli legati alle risorse finanziarie.
Medici che mancano e medici che se ne vanno, posti di vertice che restano scoperti e che risulta difficile rimpiazzare. E tutto mentre i progetti per una riforma del servizio, indispensabile per fronteggiare la situazione continuando a garantire piena sicurezza ai cittadini, non sembrano fare i passi in avanti che sarebbe lecito attendersi.
Delle quattro centrali 118 sul territorio regionale, quella di Novara resta senza direttore perché Roberto Gioachin, ha vinto in concorso per dirigere quella di Torino che nel frattempo era rimasta scoperta. A governare l’emergenza sul territorio novarese dovrebbe essere la coordinatrice anziana Greta Carera, che però sarebbe già sulla soglia per andare a rivestire un altro ruolo. Una decisione, quella di una professionista le cui capacità ed esperienza sono note e unanimemente riconosciute, che nell’ambiente viene ricondotta a rapporti non proprio sereni con il massimo vertice dell’Azienda Sanitaria Zero diretta da Adriano Leli da cui il servizio 118 dipende, ma che complica non poco una situazione di per sé già parecchio problematica.
Non va meglio e la situazione potrebbe diventare critica nel giro di pochi mesi a Cuneo, dove il primario Luigi Silimbri a giugno andrà in pensione e la caposala più anziana lascia pure lei il servizio. Quanto sia cruciale questo ruolo e quanto preoccupi il fatto che rimanga scoperto è attestato dalle richieste che la professionista ha ricevuto in questi giorni dalla direzione di Azienda Sanitaria Zero perché ci ripensi e resti ancora al suo posto.
La quarta centrale, quella di Alessandria il direttore ce l’ha, è Andrea Mina ma a lui, con una lunga esperienza a bordo degli elicotteri, tocca pure dirigere tutto il servizio di elisoccorso del Piemonte dallo scorso settembre quando Roberto Vacca, dopo otto anni passati a coordinare una struttura che conta circa 60 medici, 70 infermieri e una quarantina di operatori del soccorso alpino ha lasciato il comando per andare a lavorare come primario all’ospedale di Pinerolo. La vincita del concorso per un ruolo direttivo nell’ospedale del Torinese è certamente la ragione della scelta anche se dopo oltre vent’anni a bordo prima e a coordinare poi gli elicotteri, tanto da essere vicepresidente della Hems mountain association, la società scientifica accreditata dal ministero della Salute che rappresenta il mondo dell’elisoccorso nazionale, l’abbandono del 118 da parte di Vacca è stato accompagnato da interpretazioni. Anche queste legate alla gestione del servizio da parte della Super Asl, dopo il lungo periodo di avvio gestito dall’allora commissario Carlo Picco.
In questo quadro, il 118 si troverà con due centrali su quattro senza direttore e, come fa notare chi si occupa da molti anni di questa branca della medicina, non è pensabile sopperire a queste carenze con scavalchi da parte dei due direttori che sono al loro posto, di cui uno ha pure in capo l’elisoccorso. Per contro non è per nulla facile trovare professionisti adeguati e, soprattutto, disponibili a svolgere questo ruolo.
In ipotesi potrebbe essere proprio il direttore dei Sistemi di Emergenza e Urgenza di Azienda Zero Gianluca Ghiselli, in passato a capo per molto tempo della centrale di Torino, a reggere una o addirittura due vacatio, ma in quel caso sarebbe proprio un posto chiave nella Super Asl a venire gravato di ulteriori adempimenti, soprattutto in un periodo in cui l’Emergenza 118 deve mettere mano con decisione a una riforma sempre meno procrastinabile. Già, perché non sono, e già sarebbe un grosso problema, solo i posti chiave nelle centrali a restare scoperti.
Su un fabbisogno di 341 medici ne mancano circa 135, mentre fortunatamente il problema per ora non si pone per gli infermieri. Ma di quei poco più di 200 professionisti solo una piccola parte è dipendente del servizio sanitario, mentre la stragrande maggioranza lavora in convenzione con contratti assimilabili a quelli dei medici di famiglia. Verrebbe da immaginare che in una situazione consolidata del sistema, oltre a necessari nuovi ingressi, si passasse dalla convenzione alla dipendenza in organico, ma tutto lascia supporre che non sarà così. Nel caso in cui un medico decida di concorrere per essere assunto in pianta stabile deve mettere in conto di incorrere in una tagliola, davvero incomprensibile, rappresentata da una norma che non riconosce al neoassunto l’anzianità maturata nel periodo in cui ha lavorato in convenzione. Così si spiega perché tra non pochi partecipanti all’ultimo concorso, pur avendolo superato, quelli che hanno scelto l’assunzione si contano sulle dita di una mano.
Anche in questo caso il problema non riguarda gli infermieri che sono già tutti alle dipendenze delle aziende ospedaliere, aziende che nel piano di riforma dovrebbero cedere tutto il personale, compresi i medici sia dipendenti che convenzionati, ad Azienda Sanitaria Zero uniformando i vari contratti, così come chiesto anche dagli stessi sindacati.
Ma il tema resta sempre quello del numero decisamente inferiore rispetto al fabbisogno. Da qui la necessità di adeguare i servizi, senza intaccare qualità e sicurezza. Dalla gestione delle ambulanze affidate, come peraltro accade in gran parte dei Paesi europei e non solo, agli infermieri all’uso più diffuso delle auto mediche, per sganciare il medico dall’ambulanza. Cambiamenti che non possono attendere ancora troppo tempo per essere messi in atto. E per evitare che, tra posti che restano scoperti e personale che non si trova, l’immagine di una nave che rischia di affondare come più di un operatore definisce il 118 piemontese, si tramuti in realtà.