Spettro Schael alle Molinette: stretta sulle visite a pagamento
Stefano Rizzi 16:21 Giovedì 16 Gennaio 2025L'atteso commissario in Abruzzo ha congelato l'intramoenia per tre mesi recuperando 20mila prestazioni arretrate. La prospettiva di questo modello (voluto da Schillaci) allarma camici bianchi e strutture private. E i revisori non firmano il bilancio preventivo
Sospendere le visite a pagamento, effettuate dai medici ospedalieri in regime di intramoenia, quando le liste d’attesa non rispettano i tempi delle prescrizioni. Il ministro della Salute Orazio Schillaci lo ha previsto in un decreto dello scorso 7 giugno, poi convertito in legge il 29 luglio, ma fino a ora risulta un solo caso in cui questa norma a favore dei pazienti sia stata applicata. È avvenuto all’Asl di Lanciano Vasto Chieti e la firma sul provvedimento, che porta la data del 7 settembre ed è rimasto in vigore per tre mesi, è quella di Thomas Schael.
Quando il prossimo prima marzo Il “tedesco” si insedierà quale commissario alla Città della Salute avrà nella sua agenda questa esperienza, pronto ad applicarla anche nella più grande azienda ospedaliera del Piemonte, dove i tempi di attesa per numerose prestazioni ambulatoriali e di diagnostica vanno enormemente oltre quelli previsti? Chi ne conosce l’approccio ai problemi non ha dubbi in merito, tanto più che quella sospensione delle visite in libera professione attuate per le tipologie di visite e diagnostica – nel caso abruzzese si trattava di chirurgia vascolare, angiologia, gastroenterologia e radiologia – hanno portato in soli tre mesi a recuperare qualcosa come circa ventimila prestazioni arretrate.
Nel dettaglio, il provvedimento di Schael oltre a prevedere la totale sospensione delle prenotazioni delle visite effettuate in intramoenia, stabiliva anche che “gli utenti già prenotati saranno richiamati e verrà loro proposta una visita alternativa in regime istituzionale o, a richiesta del singolo professionista, negli spazi e negli orari già prenotati, ma come prestazione a carico del servizio sanitario e remunerazione del medico con le modalità dell’attività aggiuntiva”. Quindi il paziente paga solo il ticket e il medico incassa meno.
Chi conosce Der Kommissar, dicevamo, e vista la situazione delle liste d’attesa in Piemonte e, non meno, alla Città della Salute è pronto a scommettere che non ci vorrà molto perché quello dell’Abruzzo resti l’unico caso di applicazione della linea Schillaci. E non serve la sibilla cumana per prevedere che questa prospettiva agiterà ancora di più il fronte già ostile alla nomina di Schael, palesatosi con l’atteggiamento rigido del mondo accademico in occasione della (mancata) intesa sulla nomina, ma indubbiamente allargato anche a quei professionisti che l’intramoenia la praticano in abbondanza, così come ad alcune strutture provate dove a dispetto della definizione latina e dello spirito originario della norma, la libera professione viene svolta al di fuori delle mura ospedaliere e dentro, appunto, a quelle private.
Se poi si aggiunge che già a tempo la Corte dei Conti ha lanciato allarmi sulla gestione delle liste d’attesa e gli stessi carabinieri del Nas stanno svolgendo in tutto il Paese accertamenti sul rispetto delle norme che regolano l’intramoenia, così come il suo svolgimento, in via eccezionale e di fronte a determinate, circostanze al di fuori della struttura pubblica in cui opera il medico è chiaro che questo sarà uno dei punti su cui interverrà il commissario quando, dopo un’attesa di tre mesi, varcherà l’ingresso di corso Bramante.
Lì, dentro il maggior polo sanitario piemontese, i problemi non mancano di certo. E se la lunghezza delle liste d’attesa e l’eventuale rimedio con la sospensione delle visite a pagamento toccano le tasche dei pazienti, sempre più costretti a mettere mano al portafogli per ottenere prestazioni nei tempi dovuti, sono sempre soldi di tutti quelli che mancano per pareggiare i conti della Città della Salute. Per conoscere i numeri esatti del bilancio dell’anno appena trascorso bisognerà aspettare ancora che vengano concluse tutte le procedure. E su questo si è intrecciata una comunicazione che a tratti è parsa un po’ aggrovigliata tra il commissario in pectore e la Regione, con il primo che chiede a chi ancora guida l’azienda ospedaliera di concludere tutto l’iter assumendosi le responsabilità e la seconda, con lo stesso intervento del governatore Alberto Cirio, che ricorda a Schael come la firma, ad aprile, del bilancio sia un atto dovuto per il legale rappresentante, in questo caso il commissario.
Ma altri conti si affacciano su corso Bramante e sono quelli per l’anno appena incominciato. Il preventivo ipotizzato dall’azienda registra un disavanzo attorno ai 66 milioni, senza tenere conto dei circa 140 milioni che ogni anno la Regione ripiana nei conti dell’azienda nell’ambito del piano di efficientamento e per consentire l’attività della stessa struttura ospedaliera. E proprio su quei 66,765 milioni necessari per interventi già autorizzati in anni precedenti “la cui mancata conclusione a seguito di recesso contrattuale esporrebbe l’azienda a penali da parte delle ditte aggiudicatarie”, così come altre parti della relazione dell’ex direttore generale Giovanni La Valle, sarebbe concentrata l’attenzione del collegio sindacale che non ha dato il suo parere favorevole al preventivo. Una decisione non frequente e che, certo, non sgombra il campo da ulteriori preoccupazioni ed allarmi sulla più grande azienda ospedaliera del Piemonte.