Elkann, Stellantis e le colpe della politica
Claudio Chiarle 07:00 Mercoledì 19 Marzo 2025
Nell’audizione di John Elkann nelle Commissioni Attività Produttive di Camera e Senato la politica metterà sotto accusa l’operato di Stellantis sia da parte governativa che dall’opposizione di sinistra oltre a Carlo Calenda e al M5s, naturalmente. In realtà la politica dovrebbe fare una ricca autocritica prima di accusare il presidente di Stellantis, che ha certo delle responsabilità ma spesso generate dalla mancanza d’iniziativa della politica a partire dal livello europeo per scendere poi a quello italiano.
In Europa sono stati stabiliti obiettivi e scadenze temporali di abbattimento della Co2 sull’automotive senza un rapporto stretto con le case costruttrici. L’Europa ha indicato anche lo strumento, l’auto elettrica, senza analizzare il mercato dell’auto, la capacità di risposta della domanda da parte dell’utenza, senza capire che il livello del parco circolante rappresenta anche la status sociale di chi acquista auto. L’Europa ha deciso lo strumento, l’elettrico, mentre invece doveva indicare l’obiettivo ma lasciare che industria, tecnologia e mercato decidessero come raggiungerlo.
Questa rigidità europea ha determinato ingenti investimenti delle aziende sull’elettrico, tra il ‘21 e ‘23 sono stati spesi 97 miliardi nell’America del Nord, 70 miliardi in Europa e 51 in Cina, a fronte di un mercato che però va da tutt’altra parte, cioè sull’ibrido mantenendo fede all’endotermico che sull’abbattimento della Co2 ha fatto passi da gigante. La situazione è diventata paradossale a fronte della scadenza sulle multe a fine 2024 per cui le aziende europee, Stellantis in primis, hanno praticamente smesso di produrre auto endotermiche per non sforare i parametri e non producevano nemmeno il Bev perché non vende. Mercato fermo grazie alle scelte sbagliate della politica europea più che dei costruttori. Anche in questo 2025 l’Europa balbetta correttivi ma non compie scelte chiare. Eppure insieme alla questione della Difesa europea è la questione più importante che il Parlamento e la Commissione europea dovrebbero trattare celermente e con chiarezza.
In Italia da sinistra si attacca Stellantis, in automatico, spostando sempre il tavolo con un rilancio continuo. Da destra, il ministro della propaganda Adolfo Urso ha prima attaccato l’azienda, poi chiesto un milione di auto prodotte in Italia, poi invocato il secondo costruttore, facendosi abbindolare da varie case costruttrici cinesi oltre a legiferare con il suo governo in modo che i costruttori cinesi scegliessero Ungheria e Turchia. Poi appena Carlos Tavares ha lasciato, il simpatico Jean Philippe Imparato con due grattate sulla schiena, due pacche sulle spalle e un po’ di pubblicità ha ripristinato un clima amichevole e il ministro ha chinato le orecchie dimenticandosi tutti i suoi errori. Certo Elkann ha cambiato il clima relazionale e nella comunicazione ha aggiunto notizie interessanti come gli investimenti sui fornitori oppure l’investimento a Verrone ma non sono azioni nuove. Stellantis, come tutte le aziende, non improvvisa investimenti e quindi anche senza ceo le scelte programmate vanno avanti.
Le domande la politica dovrebbe farle a se stessa, per gli errori compiuti, il non aver delineato un quadro normativo e legislativo chiaro in cui i costruttori potessero operare. Mancano le infrastrutture per l’elettrico, l’energia è carissima, gli incentivi oltre a essere partiti molto in ritardo non sono stati efficaci e le Bev sono carissime, tranne che per la deputata di Avs, Piccolotti. Il mercato europeo continua a segnare dati desolanti ma pesa anche la grave crisi in Germania e le forti incertezze geopolitiche.
Nel 2023 il 44% dell’immatricolato erano auto aziendali e hanno prodotto il 61% delle emissioni di Co2. Perché nessuna politica né di maggioranza e di opposizione si premura di fare una politica dell’elettrico sulle aziende, prioritariamente, le pubbliche. Asl, Enti Locali, auto blu ministeriali, aziende miste, aziende dei servizi e via con un elenco lunghissimo.
Allora la politica dovrebbe farsi prima di tutto una seria autoanalisi e chiedere una cosa sola a Elkann: “Nonostante la difficile situazione di Stellantis e del settore automotive scelga il prima possibile il nuovo ceo affinché l’azienda sia di nuovo operativa. Un ceo che deve essere un grande conoscitore dell’azienda, dei suoi meccanismi interni, con una forte esperienza sui mercati, capacità organizzative e orientandosi verso chi ha saputo gestire bene i mercati di cui aveva responsabilità. Un manager che abbia dimostrato che l’azienda cresce con il coinvolgimento di tutti e che i profitti si generano dalle vendite e non da alchimie finanziarie”. Oggi è l’unico punto su cui occorre una risposta urgente. Se poi si vuole fare una domanda anche su Torino bisogna chiedere che Mirafiori non si concentri solo sulla 500 ma si rilanci il brand Maserati che va completamente ripensato come modelli e alimentazione. Temo, invece, che ci sarà il solito circo mediatico a chi la spara giù più grossa.