REGIONE PIEMONTE

Grattacielo affollato: 127 dirigenti. Infornata di poltrone in Regione

L'assessore Vignale aveva promesso una "rivoluzione" della macchina della burocrazia. Ma al momento è ferma ai box. I sindacati contestano il metodo. Nel merito si riduce a un po' di restyling e all'assunzione di altri mandarini - DOCUMENTI

Altro che rivoluzione della macchina amministrativa: la tanto strombazzata riorganizzazione della Regione Piemonte, annunciata lo scorso 31 marzo con enfasi dall’assessore Gian Luca Vignale, è ancora parcheggiata ai box. Il motore è acceso da settimane, ma qualcuno ha dimenticato di togliere il freno a mano. E adesso la partenza slitta almeno a giugno. Se va bene. A mettere i bastoni tra le ruote? I sindacati. In piena campagna elettorale per il rinnovo delle Rsu, i rappresentanti dei lavoratori hanno deciso di alzare la voce, reclamando consultazioni preventive prima del via libera definitivo. Risultato? Un altro rinvio, stavolta a dopo le elezioni, stravinte dalla Cgil. Tradotto: palla in tribuna. E contestazione sul metodo – ché sul merito, come al solito, silenzio tombale.

Eppure, a scorrere gli allegati alla delibera, si scopre che la “grande riforma” di Vignale, al netto della retorica sulla “Regione più efficace e vicina a imprese e territori”, è poco più di un lifting. Le Direzioni restano undici, esattamente come prima, e le competenze pure. Cambia qualcosa solo per la vicepresidente Elena Chiorino, che con l’arrivo del fedelissimo Giovanni Bocchieri alla guida della Direzione Istruzione e Lavoro (arricchita del settore Partecipate) potrà gestire tutto in casa. E è proprio sulla cosiddetta  “pesatura” del braccio operativo dell’esponente di FdI si sarebbe aperta una diatriba in giunta, con il collega Andrea Tronzano che si è fatto latore delle lamentele della sua direttrice, Giuliana Fenu. Altro che riforma: qui si gioca a Risiko con le poltrone.

E i numeri? Si passa dagli attuali 112 dirigenti (al netto di quelli del Consiglio e dei comandati in altre amministrazioni) ai prossimi 127 per altrettanti settori dirigenziali. Una quindina in più, sulla carta. Ma molte delle nuove strutture, come quella dedicata all’Autonomia differenziata o la solita semplificazione (evergreen da almeno tre decenni), sono scatole vuote: niente personale, solo obiettivi di bandiera. Per coprirle, l’idea è partire con bandi interni. E poi – solo se necessario (e scommettiamo che lo sarà?) – aprire all’esterno. Come? O con graduatorie di altre amministrazioni (quali? con che criteri?), o con nomine fiduciarie. Che tradotto significa: chiamata diretta, e buonanotte al merito. Al punto che ai piani del grattacielo circolano già alcuni nomi di aspiranti mandarini attualmente presenti negli elenchi di alcuni Comuni della provincia di Torino. Illazioni maligne? Noi per gioco (e per scrupolo) li abbiamo scritti in un foglietto con tanto di busta sigillata.

Leggi qui la nuova riorganizzazione

Nel frattempo, l’alt dei sindacati ha fatto comodo anche ad altri. Perché dietro il rinvio si nasconde di tutto un po’: malumori per la gestione troppo personalistica del dossier da parte dell’assessore Vignale, mal di pancia sulla “pesatura” delle Direzioni (cioè, chi guadagna cosa), grane economiche legate all’aumento dei dirigenti e al loro costo per le casse regionali. Casse già alleggerite dal recente disegno di legge che – come abbiamo raccontato – aumenta le dotazioni per i due Sottosegretari regionali. Sono stati inventati settori a dir poco fantasiosi (tipo quello della cooperazione) o moltiplicate competenze, ad esempio l’Ambiente che si ritrova 19 settori (una sorta di riforestazione delle poltrone). E mentre la politica gioca a sudoku e la burocrazia si riorganizza solo sulla carta, i piemontesi restano a guardare. Con una coperta sempre più corta. E la sensazione che, alla fine, coi piedi scoperti resteranno sempre loro.

print_icon