"Lotta e conflitto", Askatasuna si prepara al 1° Maggio
11:51 Venerdì 18 Aprile 2025Il centro sociale, da anni anima dello "spezzone sociale" da cui partono contestazioni e scontri, si organizza per l'appuntamento. L'Università spalanca i portoni e ospita un'assemblea mercoledì prossimo. Intanto denunciano trasmissioni tv e l'ex pm Rinaudo
È uno degli appuntamenti “canonici”, occasione in cui nel tradizionale corteo per la Festa del Lavoro il cosiddetto “spezzone sociale” mette in piazza la contestazione al sindacato e, spesso, culmina in scontri con i militanti dei partiti (in passato soprattutto del Pd) e con le forze dell’ordine. Per prepararsi per tempo all’appuntamento Askatasuna, il famigerato centro sociale di Torino, convoca per il 23 aprile alle 18 un’assemblea pubblica che si terrà alla Main Hall del campus universitario Einaudi. E così ancora una volta l’Università subalpina consente ampia agibilità al fronte antagonista.
“Costruiamo un Primo Maggio di espressione sociale, di lotta e di resistenza – spiegano i portavoce del centro sociale attraverso i social –. La guerra si scaglia ogni giorno contro le donne, contro i giovani, contro i lavoratori e le lavoratrici a cui non viene concesso nemmeno un contratto nazionale, devasta i territori, ammazza i proletari”. La piattaforma della rivendicazione è la solita collezione di farneticazioni. “Contro il riarmo di un’Unione europea sinonimo di ipocrisia e vassallaggio, contro la guerra utilizzata come mezzo per garantire un’egemonia statunitense in crisi, per dire basta al genocidio a Gaza, per reagire nella pratica ai tentativi di restringimento di spazi di agibilità – continuano gli attivisti di Aska –. Oggi il governo italiano svela il suo vero volto, barcamenandosi tra propaganda sovranista di facciata e la formale e sostanziale adesione ai diktat del partito della guerra che, trasversalmente, accomuna tutti i governi democratici europei”. La risposta è una sola: “La necessità di solidificare le istanze che vi si oppongono in una prospettiva di lotta e conflitto sociale è la nostra unica possibilità”.
Intanto, alcuni militanti del centro sociale, processati e poi assolti dal tribunale del capoluogo piemontese lo scorso 31 marzo dall’accusa di associazione per delinquere, hanno denunciato per diffamazione le trasmissioni televisive Lo Stato delle Cose di Rai Tre e Quarta Repubblica di Rete Quattro. Le querele riguardano i conduttori, Massimo Giletti e Nicola Porro, e altre persone, fra cui il magistrato Antonio Rinaudo (ora in pensione, ex pubblico ministero a Torino che si è a lungo occupato delle violenze dei No Tav), ed Eugenio Bravo, esponente del sindacato di polizia Siulp. Gli attivisti affermano di essere stati diffamati nel corso di servizi e inchieste sul centro sociale andate in onda tra gennaio e febbraio. Per il talk Rai si aggiunge anche la richiesta di contestare il reato di “pubblicazione arbitraria di atti processuali”. I querelanti, tramite i loro avvocati, osservano infatti che nella puntata del 3 febbraio furono divulgati interi brani di una informativa (lunga circa 1.500 pagine) inviata dalla Digos alla procura di Torino e fanno presente che il codice “non permette la pubblicazione di atti del fascicolo del pubblico ministero se non dopo la sentenza di appello”.