Papa: Petrini (Slow Food), "ho perso un grande amico"

"Ho perso un grande amico". E' scosso Carlo 'Carlin' Petrini, il fondatore di Slow Food e di Terra Madre, la rete mondiale delle comunità del cibo. Aveva stretto un solido e duraturo rapporto con papa Bergoglio: "Avrei dovuto incontrarlo il 30 maggio - rivela Petrini - e avevo tenuto per buona quella data sulla mia agenda. Mi era sembrato che si fosse ripreso bene, papa Francesco, invece è oggi è arrivata questa bruttissima notizia, all'improvviso. Il mio ultimo incontro con cui era stato cinque mesi fa a Santa Marta: mi era parso in buona forma". Nei ricordi di Petrini è scolpita la data del primo contatto con il pontefice di radici astigiane, non distanti da quelle del creatore del movimento del "cibo buono, pulito e giusto": "Ero a Parigi per lavoro - racconta Petrini - alla fine del settembre 2013, pochi mesi dopo la sua elezione: un sabato sera sul mio telefono cellulare è comparsa la chiamata da un numero sconosciuto: era lui, papa Francesco. Voleva ringraziarmi del mio impegno per Terra Madre, abbiamo parlato di molte cose, compreso dell'economia della sussistenza. Il 1° ottobre mi poi è arrivata la sua lettera, ne ho poi ricevute tante altre, le ho conservate tutte". Tra i ricordi più forti del rapporto di Petrini con papa Francesco, "l'introduzione scritta per il libro sull'enciclica 'Laudato sì', delle edizioni Paoline, per me un grande privilegio. Quell'enciclica è un documento eccezionale, all'inizio nessuno l'aveva capito, né i cattolici, che non si capacitavano del perché si dovesse parlare di ambiente in un documento di quel genere, né tra i laici, per molti dei quali la Chiesa era arrivata buona ultima a parlare di quei temi. invece, la 'Laudato sì' è un documento sociale di enorme rilevanza, un messaggio fortissimo. Dopo quell'enciclica - aggiunge Petrini - sono nate le comunità Laudato sì, un movimento di cui papa Francesco era molto contento". Il messaggio inviato dal pontefice aveva aperto l'ultima edizione di Terra Madre, nel settembre scorso, a Torino. Era un invito ad "avere coscienza che, nella complessità del mondo moderno, in cui crisi climatica e crisi sociale viaggiano di pari passo, difendere la biodiversità, interrompere la deforestazione, eliminare gli sprechi e passare velocemente a risorse rinnovabili vuol dire anche perseguire la strada della pace, vera urgenza di questo periodo storico". Una lettera che Carlo Petrini aveva definito "storica". 

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