Regioni in rosso, niente investimenti. In Piemonte deficit da oltre 5 miliardi
Stefano Rizzi 07:00 Lunedì 12 Maggio 2025Solo Lombardia e Marche possono vantare un avanzo per complessivi 862 milioni. Tutte le altre per poter spendere devono ridurre il disavanzo. Luci e (tante) ombre anche per i Comuni nella relazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio
Solo due Regioni, tra le quindici a statuto ordinario, nel 2023 hanno registrato un avanzo nei loro bilanci. Quindi a poter destinare l’accantonamento delle risorse a nuovi investimenti saranno esclusivamente la Lombardia e le Marche, con la prima che ha disposizione l’83,4% dei complessivi 862 milioni. Per tutte le altre, compreso il Piemonte, il cui disavanzo somma a 5 miliardi e 110 milioni, l’obiettivo è quello di ridurre il deficit. Un’operazione tutt’altro che semplice, soprattutto guardando alle cifre, ma che proprio in Piemonte ha visto nell’arco di una legislatura passare dai 6 miliardi e 228 milioni del 2019 alla cifra attuale, riducendo in cinque anni di circa un miliardo il “rosso”.
Un quadro per nulla rassicurante quello che riguarda le Regioni e che è stato ulteriormente dettagliato nella recente audizione dinanzi alla bicamerale sul federalismo fiscale dell’Ufficio parlamentare di bilancio, l’organismo indipendente con funzioni di vigilanza sulla finanza pubblica. In quell’occasione è emerso, tra l’altro, come l’ultima manovra di fatto imponga a 6.832 Comuni sui 7.896 totali un contributo alla finanza pubblica con un conto che dal 2025 al 2029 arriva a 1,35 miliardi.
Accantonamenti destinati a investimenti per chi può vantare un avanzo, ovvero le circa 6.100 amministrazioni comunali con i conti a posto, e riduzione del deficit per tutti gli altri. Ma anche per i Comuni in buona salute, l’analisi dell’Upb evidenzia il fatto che a fronte dei cospicui avanzi, pari a 5,21 miliardi nel 2024 che già non riescono a impiegare appieno negli investimenti molte di queste amministrazioni locali potranno sfruttare i nuovi accantonamenti. Tutto questo, nelle previsioni dell’organismo indipendente, potrebbe comportare il rischio di un’ulteriore compressione della spesa corrente dei Comuni senza aprire a nuovi investimenti.
Se possibile, ancora più critica la situazione per le Regioni che, come si diceva, eccetto due casi sono tutte in disavanzo e con la missione assegnata di portarlo a zero o, comunque, di ridurlo notevolmente. Ad ulteriore conferma i ripetuti richiami della Conferenza delle Regioni circa “l’importanza, la significatività e la progressione pluriennale del contributo di finanza pubblica previsto dalla legge di bilancio 2025 per le Regioni che – sottolinea l’organismo presieduto da Massimiliano Fedriga – appare insostenibile”.
Diverse le ragioni alla base di questo giudizio che apre un ulteriore fronte tra Regioni e Governo. C’è, tra l’altro, “l’impossibilità pe gli enti territoriali di contrarre debito le la spesa corrente, all’obbligo del pareggio di bilancio, che determina una riduzione di spesa sulle funzioni proprie regionali a partire dai Lea in sanità, ovvero un aumento della pressione fiscale lasciata alla responsabilità di ciascuna Regione”.
E se, come si diceva, molti Comuni pur avendo i conti in regola rischiano di restare ingessati sugli investimenti è proprio alle Regioni che bisogna guardare per vedere come siano questi enti a veder gravare in maniera più pesante sui propri bilanci il contributo alla finanza pubblica. Nell’anno in corso le varie voci portano a un esborso di 781 milioni rispetto al 430 dei Comuni. Ma il contributo delle Regioni da qui a quattro anni è previsto arrivi a 1,3 miliardi. Nel frattempo resta sempre da ridurre quel disavanzo, davanti al quale ogni investimento è precluso. Salvo fare altri debiti.