Unicredit batte le stime (+8,3%) non le resistenze del Governo
10:56 Lunedì 12 Maggio 2025Grazie al boom delle commissioni, il gruppo bancario presenta conti record: utile netto a 2,8 miliardi, meglio delle previsioni. Nessuna decisione in merito all'Ops su Bpm. Se le trattative con Palazzo Chigi finiscono male Orcel pronto al passo indietro
Un altro trimestre record per Unicredit, la banca capitanata da Andrea Orcel impegnata su più fronti del risiko bancario (Banco Bpm, Commerzbank, Generali) che supera le aspettative della vigilia. Il gruppo ha chiuso il primo trimestre dell’anno con un utile di 2,77 miliardi, in aumento dell’8,3% rispetto allo stesso periodo del 2024 e a fronte dei 2,3 miliardi previsti da un consensus pubblicato sul sito internet dell’istituto. Per la banca, sottolinea piazza Gae Aulenti, è stato il “miglior trimestre della storia, con risultati di qualità significativamente al di sopra delle aspettative in tutte le metriche finanziarie”. I ricavi sono cresciuti del 2,8% a 6,55 miliardi, con margine di interesse a 3,5 miliardi (-2,9%) e commissioni a 2,3 miliardi (+8,2%). I costi operativi si sono attestati a 2,3 miliardi (+0,6%), per un rapporto cost/income sceso al 35,4%. Quanto alla solidità patrimoniale, il coefficiente Cet 1 è salito di 27 punti base al 16,1%.
Castagna sul fuoco
Nel cda di ieri pomeriggio, oltre a fotografare l’andamento finanziario, Orcel ha aggiornato i consiglieri sui vari fronti aperti negli ultimi mesi in Italia e in Germania, affrontando solo informalmente il dossier relativo all’Ops da circa 10 miliardi su Banco Bpm, l’istituto guidato da Giuseppe Castagna. E stamattina, oltre a commentare i risultati, esprime le sue posizioni: “Siamo posizionati per una serie di possibilità inorganiche nei nostri mercati ma perseguiremo soltanto quelle in grado di migliorare il nostro forte e resiliente caso d’investimento standalone”, dichiara Orcel. Il ceo, riferiscono fonti vicine alla banca, prenderà ina decisione una volta che le interlocuzioni avviate con Palazzo Chigi sulle prescrizioni previste nel decreto Golden Power, che hanno posto forti limiti all'operazione, porteranno a un qualche esito. Al momento, il confronto con Roma si sarebbe mantenuto su un piano tecnico, ma non si segnalano aperture significative. Anzi. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, parlando sabato in Lombardia, ha ribadito con fermezza che “fino a questo momento sulla sicurezza nazionale decide lo Stato italiano e non l’Europa”, rimarcando la legittimità delle misure anche di fronte ai rilievi provenienti da Bruxelles.
Pronto al passo indietro
Le condizioni poste dal governo rendono oggi molto più difficile per Unicredit trarre i benefici attesi dall’operazione, a partire dalle sinergie industriali inizialmente stimate. I vincoli contenuti nel decreto Golden Power approvato lo scorso 18 aprile tra frizioni all’interno dello stesso Consiglio dei ministri (contrari o perplessi Forza Italia e Fratelli d’Italia) vanno dal mantenimento per cinque anni dell’esposizione di Anima ai titoli di Stato italiani, al divieto di ridurre il loan/deposit ratio delle due banche in Italia, fino all’obbligo per Unicredit di cessare tutte le attività in Russia entro nove mesi. Si tratta di condizioni che inciderebbero sul Cet1 dell’entità combinata e sulla gestione futura. Per Unicredit, inoltre, la mancata applicazione del Danish Compromise su Anima entrata da poco nel perimetro di Banco Bpm rischia di avere un ulteriore impatto patrimoniale negativo. Una situazione che, sommata ai nuovi oneri regolamentari, potrebbe far venire meno l'interesse dell'istituto a proseguire. Nessuna decisione formale è stata al momento presa, ma Piazza Gae Aulenti potrebbe scegliere di ritirarsi prima della scadenza del periodo di adesione all’Ops, fissato al 23 giugno.
Guidance in rialzo
Tornando ai conti, Unicredit sottolinea anche che “il capitale in eccesso sostenibile è aumentato a 7,5 miliardi” (tra 8,5 e 10 miliardi considerando anche “gli impatti positivi a capitale derivanti dagli investimenti strategici, al netto delle coperture, e della Russia”). La banca ha registrato una “straordinaria generazione organica di capitale pari a 3,1 miliardi” (con “esclusione dell’impatto derivante dal più ampio perimetro, ovvero l’acquisizione delle joint venture assicurative di Aion/Vodeno e della quota di maggioranza in Alpha Bank Romania, l’investimento in Commerzbank e altri”) e a “5,3 miliardi totali”. E la banca ha rivisto al rialzo la guidance sul 2025 “con possibile upside”. L’istituto ora prevede un utile netto “superiore a 9,3 miliardi” a fronte della previsione precedente di un risultato “sostanzialmente in linea” con i 9,3 miliardi del 2024. Unicredit prevede di distribuire agli azionisti una cifra superiore a quella relativa al 2024 “grazie alla più elevata crescita dell’utile netto”. L’istituto registra inoltre una “fiducia aumentata” sull’ambizione di ottenere un utile netto di circa 10 miliardi nel 2027, con distribuzioni annuali nel periodo 2025-2027 superiori a quella relativa al 2024.
Il nodo russo
Per quanto riguarda l’esposizione in Russia, Unicredit ha registrato un utile netto di 256 milioni nel Paese nel primo trimestre dell’anno, in crescita del 20,1% rispetto allo stesso periodo del 2024. L’istituto, secondo quanto emerge dalle slide di presentazione dei risultati, prosegue nella “compressione ordinata” del business, “molto in anticipo” rispetto agli obiettivi fissati dalla Bce. I depositi locali sono scesi dell’82% rispetto al primo trimestre 2022 (-7% da dicembre 2024), i prestiti locali dell’86% (-20%), l’esposizione cross border del 94% (invariata) e i pagamenti cross border del 70% (-21%). La presenza retail, in base al numero di clienti, è inoltre scesa del 60% ed è in linea con una “uscita ordinata” entro il primo semestre del 2026.