I conti "record" delle banche? Con il portafoglio dei clienti
15:07 Lunedì 12 Maggio 2025La corsa delle commissioni mette le ali ai bilanci dei primi cinque gruppi italiani nel primo trimestre dell'anno. Riducono i costi, tagliano personale e filiali e si rifanno sulle operazioni. Ma la vera gallina d'oro è il risparmio gestito (mentre stringono il credito)
Fanno risultati “record” grazie ai clienti. La corsa delle commissioni mette le ali ai bilanci dei primi cinque gruppi bancari italiani nel primo trimestre dell’anno. Basta scorrere i conti presentati in questi giorni – gli ultimi questa mattina da parte di Unicredit – per rendersi conto di come il calo degli interessi netti (-5,5%), conseguenza della discesa dei tassi Bce, è più che bilanciato, nei gruppi bancari più grandi (oltre all’istituto di piazza Gae Aulenti, Intesa Sanpaolo, Banco Bpm, Mps e Bper), dalla crescita delle commissioni nette (+7,6%), che ammontano quasi al 40% del margine primario. Il risultato è un aumento del 12,2% degli utili netti rispetto ai livelli già elevati dello stesso periodo del 2024.
Le commissioni bancarie sono i costi che le banche addebitano ai clienti per i servizi che forniscono, come la tenuta del conto corrente, l’utilizzo della carta di credito o di debito, la gestione di prestiti o investimenti. Ma è soprattutto l’incremento delle masse di risparmio gestito, cresciute di oltre il 10% in due anni, a incidere positivamente. “Si tratta di una tendenza ormai consolidata se si considera che, dal primo trimestre del 2023, le commissioni hanno registrato una crescita del 13,2%”. Spiega nella sua analisi la Fondazione Fiba di First Cisl.
I costi (per le banche) scendono
I costi operativi, si specifica nel report, scendono (- 0,5%) insieme a quelli per il personale (-0,4%) anche a causa della riduzione dell’occupazione (oltre 4mila uscite) e del taglio di 514 filiali (-4,4%). Cala anche il cost/income (dal 39,8% al 38,8%) di pari passo con l’incidenza sempre più bassa dei costi del personale sui proventi operativi (dal 24,8% al 24,3%). Tutti i cinque gruppi registrano valori del cost/income largamente inferiori al valore stimato della media dei principali gruppi bancari europei (52,4%).
Credito di qualità
Rispetto al 31 dicembre 2024, procede l'analisi, è positivo l’andamento della qualità del credito, con una riduzione degli stage 2, che passano da 9,6% a 9,3% del totale degli impieghi, mentre l’Npl ratio netto rimane stabile all’1,4%. Migliora anche il costo del rischio di credito che arriva a 20 punti base (dato annualizzato), contro i 22 del primo trimestre del 2024, mentre l’incidenza delle rettifiche crediti sui proventi operativi passa dal 3,7% al 3,2%.
Migliora la produttività
Ai risultati di quello che le banche definiscono “il miglior trimestre di sempre”, prosegue la First Cisl, ha dato senz’altro un contributo rilevante l’incremento della produttività, che si attesta su livelli record, come dimostrano gli indicatori delle commissioni nette per dipendente (+ 9,6%) e del risultato netto di gestione pro capite (+ 6,4%). Anche la patrimonializzazione è sostanzialmente stabile rispetto a fine 2024, con il Cet1 ratio al 14,94%.
Il toccasana del risparmio
Il risparmio rappresenta sempre più l’oggetto del desiderio delle banche, commenta il segretario generale nazionale First Cisl Riccardo Colombani. Con la riduzione degli interessi netti dovuti ad una politica monetaria più accomodante, sono le commissioni ad incidere in misura sempre più significativa sui ricavi. “Però, la ragione per la quale le banche si concentrano sempre più sulla gestione del risparmio non è dettata da una logica meramente compensativa. Ossia, non si tratta solo di sostituire una fonte di ricavo con un’altra. Infatti, con le attività di asset management e wealth management le banche ottimizzano l’allocazione di capitale con rischi minimi”. Insomma, ricavi alti, rischi bassi e capitale disponibile per altre attività. La gestione del risparmio per le banche è quindi un vero e proprio toccasana per il conto economico. Inoltre, il maggior peso dei business legati al risparmio potrebbe determinare multipli di borsa più alti, simili alle banche specializzate, con conseguenti benefici, ancora una volta, per gli azionisti.
Ridotto il credito alle imprese
“Il problema è che il risparmio – conclude Colombani – esercita sempre meno la funzione primaria di finanziamento dell’economia reale perché, da una parte, finanzia direttamente i sistemi produttivi con importi irrilevanti, per lo strutturale problema rappresentato dal mercato italiano dei capitali molto piccolo e, dall’altra parte, li finanzia indirettamente in misura sempre più contenuta perché le grandi banche negli ultimi anni hanno ridotto costantemente il credito alle imprese non finanziarie. Lo stato dell’arte è quindi rappresentato da un aumento del risparmio gestito, che confluisce in misura rilevante nelle economie di Paesi con mercati finanziari più grandi ed efficienti, e da un rapporto impieghi/raccolta delle banche significant italiane ben più basso della media delle omologhe europee, e soprattutto delle banche tedesche e francesi”.