FRATELLI COLTELLI

Chiarelli, il caso è (anche) politico.
FdI mette sulla graticola l'assessore

La vicenda del rendiconto elettorale non approvato finisce alla Giunta per le elezioni del Consiglio regionale del Piemonte. Il presidente Avetta (Pd) propone di attendere la decisione del Tar, ma il capogruppo meloniano Riva Vercellotti chiede di procedere

Che Marina Chiarelli sia sulla graticola, nonostante la ostentata tranquillità dell’assessore regionale di Fratelli d’Italia, è cosa nota, fin da quando la vicenda del finanziamento irregolare per la campagna elettorale dello scorso anno ha prodotto da parte del Collegio regionale di garanzia della Corte di Appello la ricusazione della sua rendicontazione: 2.500 euro ricevuti da una cooperativa sociale lombarda (la Solidarietà Silvabella), erogazione vietata dalla legge. Molto meno scontato che fossero proprio i suoi compagni (sic) di partito a tenere viva la brace.

Invece è proprio questa l’immagine scaturita oggi nel corso della Giunta per le elezioni, organo del Consiglio regionale guidato da Alberto Avetta del Pd. Tra non poco stupore delle opposizioni e dello stesso presidente, la sua proposta di aggiornare i lavori dell’istruttoria a carico della consigliera a dopo il pronunciamento del Tar sul ricorso avanzato dalla Chiarelli contro la decisione della Corte di Appello, viene di fatto bocciata da FdI. Il capogruppo del partito di Giorgia Meloni, Carlo Riva Vercellotti ha chiesto di aggiornare a lunedì prossimo la seduta della giunta. Nello stupore generale a tutti è ormai chiaro che, al di là delle motivazioni di maniera, la mossa di FdI è volta a tenere il fiato sul collo della sorella novarese, sempre più isolata nel partito. Per non dire dei rapporti non propriamente idilliaci in giunta, dove pare che l’aspettino al varco su un pacchetto di nomine (a cominciare dai Sacri Monti) in cui afferma di voler fare di testa sua.

L'iter della decadenza

A nessuno è sfuggito come dinanzi alla proposta di Avetta nessuno, trovandosi nella situazione dei meloniani, avrebbe avuto da ridire. Una prospettiva di settimane, se non di mesi in attesa della decisione dei giudizi amministrativi avrebbe di fatto spento o perlomeno affievolito i riflettori sul futuro dell’assessora che, in teoria, potrebbe rischiare addirittura il seggio di consigliere regionale (pur non compromtettendo, di per sé il posto nella giunta di Alberto Cirio). L’eventualità è ribadita anche nella lettera che Aurelia Jannelli, segretaria generale di Palazzo Lascaris, ha inviato al presidente dell’assemblea di via Alfieri Davide Nicco, in cui riporta letteralmente quanto comunicato dal Collegio di garanzia, limitandosi a definire il quadro normativo, demandando ogni valutazione agli organismi regionali.

Rischio Severino

Un passaggio del testo citando la legge si sottolinea che “l’accertata violazione delle norme che disciplinano la campagna elettorale, dichiarata dal collegio di garanzia elettorale in modo definitivo, costituisce causa di ineleggibilità del candidato e comporta la decadenza dalla carica del candidato eletto”. Nella lettera si ricorda, inoltre, il compito della giunta per le elezioni nell’effettuare l’istruttoria in vista delle decisioni del consiglio stesso. La questione è controversa, visto che Jannelli riporta il comma 7 dell’articolo 17 della legge 515/1993 anche se la decadenza è poi disciplinata dai commi successivi ed è contemplata sono in due casi (rendicontazione mancante o di superamento del doppio della spesa consentita). Diverso, ovviamente, qualora al termine dell’indagine avviata dalla Procura di Novara, a cui è stato inoltrata la decisione della Corte di Appello, si arrivi a una condanna: a quel punto scatterebbe la Severino.

Isolata nel partito

Altro che “tempo in più per leggere le carte”, come ha motivato la richiesta Riva Vercellotti, facendo mettere in agenda non tra un mese, bensì addirittura alla prossima seduta, nuovamente il caso della Sorella di partito. Sempre meno vicina, per non dire ormai lontana dal suo antico mentore, il senatore novarese Gaetano Nastri e alla disperata ricerca di nuove protezioni, l’assessora regionale sembra sempre più dividere il suo partito o, comunque, rappresentare una grana di cui tutti avrebbero fatto volentieri a meno. Ma tant’è, sulla graticola ormai c’è finita. E se sperava nei suoi per raffreddare la brace si è sbagliata.