POLITICA & SANITÀ

Piemonte dritto nel piano di rientro. Sanità in rosso per oltre 700 milioni

A fine luglio i conti esaminati dal tavolo ministeriale. Già lì potrebbe partire la procedura già attuata nella regione 15 anni fa. La prospettiva potrebbe essere anche peggiore: con il commissariamento l'assessore verrebbe esautorato

Un autunno caldo quello che si preannuncia per la sanità del Piemonte. A fine luglio i preventivi delle Asl per l’anno in corso e, più ancora, le cifre concrete uscite nei primi tre mesi finiranno sul tavolo di verifica tecnica del Mef. E da lì potrebbe scattare quel che tutti temono e nessuno può oggettivamente escludere, ovvero il ritorno della sanità piemontese nella procedura del piano di rientro.

Nell’ultimo prospetto circolato ancora nel fine settimana ai piani alti del grattacielo della Regione la cifra del disavanzo previsto per il 2025 era attorno ai 720 milioni, di poco inferiore agli 800 citati da più parti in questi giorni, ma comunque quasi il doppio della soglia oltre la quale le luci di allarme al ministero si accendono sul Piemonte come su un albero di Natale.

Autunno caldo

Ma non sarà, se come le cifre inducono legittimamente a supporre, solo il prossimo autunno una stagione difficile per il sistema sanitario regionale. In Piemonte gli effetti della procedura, che scatta quando il disavanzo supera il 5% del fondo sanitario assegnato che per il 2025 è di 9.488.035.636 e delle entrate proprie, si conoscono bene essendo durata anni, dopo l’avvio che porta la data del 5 agosto del 2010.

Quello che si prospetta è un periodo, non certo limitato a una stagione, in cui la Regione sul fronte della sua voce più rilevante del bilancio e di impatto sulla vita dei cittadini dovrebbe rendere conto costantemente al Governo delle misure poste in atto per ridurre il deficit e rientrare nei parametri previsti.

Commissariamento dietro l'angolo

Il piano di rientro che, a fronte delle cifre che finiranno sul tavolo di verifica, potrebbe essere chiesto al Piemonte non è certo una prospettiva rasserenante, ma resterebbe comunque un passaggio meno grave del commissariamento. In quest’ultimo caso, già attuato in più di una Regione, la Sanità viene affidata a un commissario ad acta, spesso lo stesso presidente della Regione, affiancato da due subcommissari di nomina governativa che poi sono le figure cui concretamente viene affidata la materia non più in capo all’assessore. 

Di fronte a questa eventualità, che resta una spada di Damocle anche nel corso del piano di rientro nel caso in cui non venga rispettato, Federico Riboldi continuerà a sostenere la tesi che scaccia lo spettro del piano stesso oppure quando i dati della metà dell’anno saranno ormai chiari potrebbe prenderla in considerazione? Voci di ambienti vicini al grattacielo mettono sul piatto della trattativa che si aprirà nel pieno dell’estate anche ragionamenti legati all’addizionale Irpef e la sua solo parziale destinazione alla Sanità, tanto che a quanto risulta dei circa 300 milioni incamerati solo circa 120 lo scorso anno sono finiti alla sanità.

Ma non si tratta soltanto di soldi da trovare, quanto soprattutto da risparmiare. E in questo caso non sempre o quasi mai le scelte della politica legate al consenso e ad evitarne il calo vanno d’accordo con i conti che, però, alla fine devono tornare.

Tagli e sacrifici

Senza evocare tagli, resta sempre più evidente che di fronte a cifre come quelle che stanno circolando e che difficilmente potranno ridursi abbastanza per evitare prescrizioni ministeriali, una serie di interventi si renda necessaria. Il punto è se metterli in atto prima del piano di rientro sperando bastino, oppure andare dritti verso la procedura. Ipotesi quest’ultima sempre più concreta, suffragata ulteriormente dalle pocanzi citate trimestrali delle Asl che supererebbero in molti casi le previsioni, confermando come i già pur allarmanti preventivi per l’anno in corso siano destinati a vedere il disavanzo crescere rispetto a quanto prospettato.

Meno di due mesi separano dalla verifica al tavolo ministeriale e gli spazi di manovra sono a dir poco limitati. Resterà da vedere se già in quella circostanza al Piemonte verrà chiesto di predisporre il piano di rientro, oppure se l’avvio della procedura sarà solo rinviato di poco. Le cifre in rosso non lasciano spazio a interpretazioni. Diverse e meno preoccupanti rappresentazioni dello scenario potrebbero solo celarne di peggiori.