SANITÀ

Morino ci ripensa: resta alle Molinette.
I sassolini del luminare contro Schael 

"Commosso per le attestazioni di stima", scrive una lettera ai colleghi. Le non velate critiche alla decisione del commissario di affidare il Dipartimento al chirurgo dei trapianti di fegato Romagnoli, allievo di Salizzoni. Camici bianchi divisi sulla svolta

Torna suo sui passi e rimanda l’appuntamento con la pensione Mario Morino, il luminare della chirurgia da pochi giorni sostituito, su decisione del commissario Thomas Schael, dal fuoriclasse dei trapianti di fegato Renato Romagnoli al vertice del dipartimento di chirurgia della Città della Salute. Proprio il provvedimento assunto dal vertice dell’azienda era parso, non senza più di una conferma negli ambienti delle Molinette e dell’Università, il motivo dell’annuncio da parte di Morino della sua uscita anticipata dall’azienda di corso Bramante. Uscita su cui il chirurgo in questi giorni ci ha ripensato “travolto da un’ondata di attestazioni di stima che mi ha commosso – scrive in una lettera a tutto il personale del dipartimento che ha guidato per anni fino all’altro giorno – e spinto a rinunciare all’idea di abbandonare la Città della Salute e della Scienza”. 

Un ripensamento che tuttavia non spazza via reazioni, anche di segno opposto tra i camici bianchi e innanzitutto quella dello stesso Morino che non la nasconde, sempre nella lettera inviata ai colleghi. “Lunedì scorso è stata fatta una scelta a livello aziendale – scrive il cattedratico - a sostegno dei trapianti d’organo e nello specifico di quelli di fegato. Tuttavia, esiste nella Città della Salute e della Scienza una chirurgia miniinvasiva laparoscopica e tecnologica che io rappresento e che con il mio gruppo ho portato in 30 anni ad essere leader in Europa e nel mondo”. 

Se non una sorta di lesa maestà scientifica e professionale, poco manca alla decisione di Schael agli occhi del diretto interessato che chiosa il suo messaggio aggiungendo, sempre in riferimento alla sua disciplina, di aver “ritenuto che fosse giusto che io continuassi a sostenerla e svilupparla nell’Istituto che ho creato, al fianco dei miei allievi e dei miei collaboratori”.

Intanto, tra i camici bianchi, come si diceva, la scelta del commissario trova sia pure sottovoce le critiche di chi l’ha vista quasi una sorta di sgarbo nei confronti di Morino e della sua storia professionale e chi, al contrario l’ha apprezzata come segno di rinnovamento e pure di riequilibrio rispetto ad atteggiamento non sempre universalmente benevoli e positivi verso l’allievo di Mauro Salizzoni, che pure vanta risultati più che eccellenti portando al massimo livello nazionale il settore dei trapianti del polo ospedaliero di corso Bramante.