I finti pacifisti e la lezione della Dc
Giorgio Merlo 16:48 Domenica 22 Giugno 2025
“La pace sì ma nella sicurezza”. Questo è stato il concreto insegnamento, ricco di cultura politica, di sano realismo di governo e di fedeltà laica alla tradizione del cattolicesimo politico italiano che ha sempre caratterizzato il comportamento dei grandi leader e statisti della Democrazia Cristiana. Al di là delle diverse sfumature, del tutto comprensibili in un grande partito popolare, interclassista e di massa, l’unico elemento che non ha mai campeggiato in quel partito è stato un pacifismo fine a stesso o un finto pacifismo, come si direbbe oggi. Perché, appunto, l’anelito alla pace non era mai disgiunto dalla necessità di garantire un futuro di sicurezza all’Italia e, di conseguenza, all’intera Europa. E questo per una ragione molto semplice e, al tempo stesso, impegnativa. Ieri – e come oggi, del resto – senza una politica di sicurezza e, soprattutto, senza una “difesa comune” a livello europeo ed internazionale ci si espone all’avventurismo e, puntualmente, ci si consegna a chi possiede mezzi e strumenti capaci di condizionare e di comandare il mondo intero.
Ora, e per fermarsi ai professionisti del pacifismo nostrano – in prima linea e come sempre, i trasformisti e i populisti di turno: dai 5 stelle alla Lega di Salvini, dagli estremisti di Avs a molti settori del Pd ai vari fondamentalisti violenti e settari – emerge un dato politico inequivocabile. E cioè, la radicale mancanza di cultura di governo di questo schieramento. Una assenza che sarebbe devastante se un’alleanza del genere dovesse guidare un grande paese come l’Italia e se, a maggior ragione, dovesse contribuire a costruire una strategia di difesa comune a livello europeo. E questo non solo perché, e storicamente, il ricorso sistematico alla piazza è radicalmente alternativo a qualsiasi cultura di governo ma anche per la semplice ragione che quando la costruzione della pace viene slegata dalla garanzia della sicurezza si ha la sistematica certezza che le grandi potenze militari – e purtroppo nucleari – hanno la possibilità concreta e tangibile di governare il pianeta senza interferenza alcuna.
Ecco perché resta una regola basilare e in qualsiasi contesto politico e democratico, la lezione della Dc conserva una straordinaria attualità e modernità. E non soltanto per i cattolici impegnati in politica ma per tutti coloro che non si limitano ad accarezzare o a fomentare la piazza. Perché su questo versante, e molto semplicemente e senza alcuna polemica, emerge una vera e gigantesca differenza tra chi ha una cultura e una postura di governo e chi, goliardicamente, si limita a sventolare le bandiere e ad urlare slogan nelle piazze contro tutti coloro che non condividono la loro posizione settaria, faziosa ed intollerante. E, forse, è anche per queste ragioni che il cittadino italiano nel momento in cui deve scegliere da chi farsi governare e soprattutto in una fase storica difficile e complessa come quella che stiamo vivendo, opta per chi lavora per la pace senza dimenticare, però, la garanzia della sicurezza. E questa resta, al di là delle chiacchiere e della propaganda, la vera e grande lezione dei democratici cristiani.