SANITÀ

Intramoenia, giro da 1,3 miliardi: 31 euro a testa in Piemonte

Aumentano visite ed esami a pagamento, unica strada per superare le liste d'attesa. Ogni piemontese spende 10 euro in più rispetto alla media nazionale: indietro sugli spazi negli ospedali, troppa attività nel privato - Leggi la RELAZIONE DEL MINISTERO

Ogni italiano spende 21,8 euro all’anno per le visite a pagamento. Magari, si dirà. Già perché le cifre reali sono assai diverse da quelle che la statistica attribuisce alla spesa media pro capite calcolata sull’incasso complessivo dell’attività in regime di intramoenia che per il 2023 è stato di 1 miliardo e 286 milioni.

Mano al portafoglio

Con buona pace di chi come più di un sindacato dei camici bianchi, per negare qualsiasi relazione tra l’attività in libera professione dei medici dipendenti dal servizio sanitario e le liste d’attesa, è andato sostenendo che l’intramoenia era, appunto, un’attività marginale, la relazione del Ministero della Salute appena trasmessa al Parlamento attesta che a svolgere la libera professione in questo regime è il 41% dei medici dipendenti. Lo stesso documento evidenzia un importante incremento economico, ovviamente legato al numero delle prestazioni fornite, che si aggiunge a quello del 33% del 2022 rispetto all’anno precedente, quando però era ancora pesante l’effetto della pandemia Covid.

Per quanto riguarda i ricavi, ovvero il denaro che visite, esami e ricoveri a pagamento hanno portato nelle casse delle aziende sanitarie e ospedaliere per cui lavorano i medici, sempre riferito al 2023 è stato pari a 286 milioni.

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Lombardia all'incasso

Anche in questo caso le differenze tra varie aree del Paese non mancano sia per quanto riguarda l’aspetto economico, sia come si vedrà per ciò che attiene alle strutture in cui si esercita l’attività professionale da parte dei medici dipendenti, con rapporto di esclusiva, del servizio sanitario nazionale.

Se la spesa pro capite media è i 21,8 euro, questa sale e non poco in alcune Regioni. In testa c’è l’Emilia-Romagna con 37,8 euro seguita, dopo la Valle d’Aosta con 33,9, dal Piemonte che raggiunge i 31 euro. Cifra quattro volte tanto quella che si registra nella Provincia di Bolzano (7,9), per non dire del Molise i cui abitanti spendono in media appena 4,4 euro.

Sul piano del guadagno assoluto, ovvero il saldo tra i ricavi e i costi, svetta la Lombardia con 73,4 milioni, seguita dall’Emilia-Romagna che ha incassato 40,6 milioni, quindi la Toscana con 32,1 milioni, mentre il Piemonte a fronte di 131,653 milioni ne ha spesi 102,472 con un saldo di 29,182, cifra quest’ultima che nel 2019 quindi prima della pandemia era stata pari a 23,398 milioni.

Visite in clinica

Oltre a quello economico c’è un dato che, pur non sorprendendo, certamente parrebbe meritare attenzione dai vertici della sanità piemontese ed è quello che riguarda l’intramoenia svolta esclusivamente all’esterno della struttura pubblica, come prevede la legge pure aprendo a deroghe nel caso in cui non siano disponibili spazi e attrezzature adeguate negli ospedali. Al 31 dicembre del 2023 la cosiddetta intramoenia allargata viene attestata per il Piemonte, dal ministero, al 16% sul totale. Posizione preceduta solo dalla Campania col 30%, dal Lazio (23%) e dalla Basilicata al 225. Numerose le regioni in cui la libera professione effettuata dai medici dipendenti in studi o strutture privati è praticamente assente. L’elenco comprende Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Toscana, Veneto e le due Province autonome di Trento e Bolzano.

Tutto dentro, c'è chi ce la fa 

Riguardo agli spazi necessari per esercitare l’intramoenia in ospedale, la relazione del ministero evidenzia che “in sette Regioni – Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia e Piemonte – la percentuale di aziende che garantisce spazi interni idonei e sufficienti per l’attività intramuraria si attesta tra il 6 e il 50%”. Peggio solo l’Umbria, tutte le altre fanno meglio. In Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Toscana e Abruzzo “sono garantiti – scrive il ministero – gli spazi a tutti i medici che esercitano la libera professione”. 

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