REGOLE DEL GIOCO

Addio (forse) alla legge Astengo: dopo mezzo secolo il Piemonte prova a cambiare l’urbanistica

Varato un tavolo con enti e professionisti per riscrivere le regole della pianificazione territoriale: l'assessore Gallo punta a sostenibilità e semplificazione, mentre Comuni e categorie economiche – a partire da Torino – sollecitano un nuovo quadro

È una delle leggi più longeve del Piemonte avendo attraversato, toccata solo da leggeri maquillage, tutte le legislature dal 1977, sette anni dopo l’istituzione delle Regioni, quando partorita dall’allora assessore socialista Giovanni Astengo divenne figlia di quegli anni e madre di future scelte che avrebbero segnato èer decenni l’intero territorio.

La longevità non è, tuttavia, sempre una dote per le norme, tanto più se queste come nel caso dell’urbanistica e del più ampio concetto della programmazione sull’utilizzo del territorio sono chiamate ad adeguarsi a necessità e cambiamenti che toccano temi cruciali e spesso all’apparenza antitetici come la tutela dell’ambiente e lo sviluppo economico e sociale.

“Questa legge ha segnato una stagione importante ma oggi ha bisogno di essere rivista in profondità”, sostiene l’assessore regionale all’Urbanistica Marco Gallo nel giorno in cui con il direttore Angelo Robotto è stato formalmente costituito un tavolo ad hoc con enti, Ordini professionali ed altri stakeholder che dovrà condurre verso un nuovo strumento normativo che il Piemonte intende darsi e dare a tutti quei soggetti incominciando dai Comuni che da tempo più o meno apertamente ne reclamano la necessità.

Le richieste degli stakeholder 

“Non iniziamo da zero – spiega Gallo – “partiamo dalle proposte già avanzate dai vari portatori di interesse e dal confronto con chi vive quotidianamente i processi di pianificazione”. Processi che, come noto, sono spesso se non sempre farraginosi e irti di insidie e difficoltà. Da qui il quinto, ma non certo ultimo per importanza, pilastro su cui la Regione intende costruire il nuovo strumento normativo, ancora non è deciso se riformando e innovando in maniera pesante la legge Astengo oppure varare un testo del tutto nuovo. Al di là delle procedure legislative e dei tempi poco o nulla cambierebbe nella sostanza. Dunque “semplificazione che non deve essere confusa con il venire meno di regole”, come spiega allo Spiffero l’assessore. Tant’è che il quinto pilastro si lega con il primo nell’ordine in cui li pone Gallo, ovvero “la sostenibilità, che deve essere ambientale, economica e sociale dove c’è la necessità di tenere conto del cambiamento climatico, come del consumo di suolo”.

Procedure più snelle

Nel mezzo, tra gli obiettivi dati ci sono proprio “quelle procedure che hanno bisogno di essere rese meno complesse e più rapide” insieme alle perequazioni territoriali “che toccano la rigenerazione urbana sempre nel rispetto del suolo”. Poi, più burocratico, il quarto obiettivo è l’adeguamento e il rispetto delle disposizioni normative che nel frattempo sono intervenute negli anni, addirittura decenni dal varo di una legge che all’epoca risentiva molto delle visioni e dei tabù della sinistra di allora e che poi nel suo lungo percorso avrebbe visto un centinaio di modifiche e ritocchi, senza che però nessuna legislatura fosse riuscita, pur in alcuni casi tentandovi, a mettervi mano in maniera completa e organica.

Il piano regolatore di Torino

Una riforma sempre più richiesta dai Comuni alle prese con piani regolatori, scarsità di risorse e necessità di crescita e talvolta di sopravvivenza tra mille difficoltà nel tenere insieme tutela del territorio e istanze economiche e sociali. In prima fila a reclamare un adeguamento del vecchio strumento legislativo, il Comune di Torino che anche recentemente ha sollecitato la Regione in tal senso. Lì dove assessore all’Urbanistica è l’architetto Paolo Mazzoleni, ma quella materia è casa al sindaco Stefano Lo Russo che per averla avuta come delega ai tempi in cui il sindaco era Piero Fassino, la sente molto sua, il piano regolatore risale a trent’anni fa.

Dal 1995 ha rappresentato uno strumento di sviluppo e trasformazione importante della città, che l’ha accompagnata nella transizione da one company town a città dalle tante vocazioni, ma oggi non appare più rispondente alle esigenze di Torino e delle imprese. Il comparto edile torinese sta affrontando le difficoltà legate alla fine della bolla degli incentivi del 110, presto finiranno anche i cantieri del Pnrr e un nuovo piano regolatore, più agile e adatto ai tempi, è visto come strumento in grado di sbloccare investimenti e proprietà che oggi sono ferme, così come offrire sostegno e opportunità a un settore che ha davanti sfide impegnative.

Cresci Piemonte

Un ulteriore recente strumento quale il Cresci Piemonte è vero che dimezza i tempi per alcune operazioni, ma non i tempi per l’approvazione dei nuovi piani regolatori. Da qui il sollecito alla Regione, in cui ripongono aspettative, insieme ai Comuni, anche il mondo delle costruzioni, quello del commercio e altri comparti economici ancora.

“La materia è complessa”, premette Gallo usando cautela anche sui tempi del varo del testo destinato a sostituire la fin troppo longeva legge Astengo. “Potrebbe essere già entro il 2026, ma non escludo si possa andare anche all’anno successivo”, spiega l’assessore lasciando intendere che non è una corsa. Vista la complessità della materia, tantomeno una passeggiata. Dopo quasi mezzo secolo poi…

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