Totò e Giachino

Dicono che… alla vigilia dei suoi 79 anni Bartolomeo Giachino, per tutti Mino e per i vecchi democristiani Gec, abbia deciso di cambiare ancora casacca. Ex dipendente dell’Enel, con in tasca il diploma di ragioniere conquistato alle serali, fu scelto da Carlo Donat-Cattin per ampliare la sua segreteria particolare, salvo poi essere messo alla porta ed esiliato a Courmayeur per scongiurare la rivolta dei suoi proconsoli, guidati dall’ex presidente della Regione Gian Paolo Brizio, che di quel segretario troppo loquace e troppo disinvolto nelle amicizie non ne volevano proprio sapere. L’ex sottosegretario ai Trasporti del quarto governo Berlusconi, per grazia ricevuta da Gianni Letta, incurante dell’anagrafe non è tipo da scoraggiarsi. Dopo aver attraversato mezza Prima e tutta la Seconda Repubblica, dai cascami dello scudo crociato nella segreteria di Gianni Fontana a Piazza del Gesù fino ai primi fasti di Forza Italia, oggi fresco di tinta e con ancora appuntate le mostrine di responsabile Trasporti e Logistica di Fratelli d’Italia Piemonte si è messo in tasca la tessera della Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro, a Torino guidata dall’immarcescibile Mauro Carmagnola. Raccontano che gli abbiano promesso il ruolo di capolista alle comunali del 2027, dopo gli ultimi flop in Sala Rossa e a Palazzo Lascaris. Sebbene il suo eterno presenzialismo faccia sorridere più d’uno nei palazzi torinesi, Giachino ha grinta da vendere. Avrà avvisato per tempo Fabrizio Comba, segretario regionale dei meloniani? Probabile. vista la defezione del parlamentare di FdI al recente convegno di Bardonecchia su cattolici e politica.

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