RETROSCENA

Puzza di tartufo (marcio) a Osaka: consigliere piazzista della sua azienda?

Alla conclusione della missione istituzionale in Giappone scoppia il caso di Carosso, nella delegazione con con il governatore Cirio. Ex assessore alla tartuficoltura ha fondato una società che commercializza il prezioso tubero. Assieme al suo capogruppo Ricca

Una missione “istituzionale” in terra nipponica che puzza di tartufo marcio. Mentre il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio brinda con Barolo e tuberi d’oro a Osaka per l’Expo 2025, un’ombra si allunga sulla delegazione ufficiale. In prima fila c’è Fabio Carosso, nella precedente legislatura vicepresidente e assessore regionale alla tartuficoltura, oggi consigliere del gruppo Lega Salvini a Palazzo Lascaris. L’azzimato politico, impeccabile nei doppiopetti e con il taglio “all’Umberto” lucido di brillantina, è volato in Giappone con una folta schiera di promoter dell’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba. Ufficialmente, per esaltare le eccellenze albesi davanti a gourmand e investitori asiatici. Ma tra i corridoi del grattacielo e le aziende tartufigene del Cuneese, si grida al conflitto di interessi: Carosso, che a fine mandato ha fondato una società di commercializzazione di tartufi proprio nelle Langhe, ha mica usato il viaggio “diplomatico” pagato con i soldi dei contribuenti per fare da “agente” della sua creatura imprenditoriale?

Biglietto da visita

La bufera è scoppiata nelle ultime ore, mentre le immagini del “Piemonte Gala Dinner” – con piatti di tajarin al tartufo che incantano i palati giapponesi – fanno il giro del web. Cirio, entusiasta, ha twittato: “Il cibo è cultura e amicizia tra Italia e Giappone”, celebrando un evento che ha portato il re bianco d’Alba sotto i riflettori dell’Expo. Ma dietro le quinte, le voci si fanno insistenti: durante i dinner e gli incontri bilaterali, Carosso potrebbe aver “casualmente” lasciato biglietti da visita della sua azienda, nata a Coazzolo (Asti) il 14 aprile 2025, subito dopo aver lasciato la poltrona di assessore. Un ruolo di politico ancora in carica che gli ha permesso di muoversi con disinvoltura tra bandi, finanziamenti e contatti d’oro nel mondo del tubero ipogeo.

Società "leghista"

L’azienda, denominata Riva & C. Srls, forse in ossequio agli antichi signori Riva che nell’alto Medioevo governavano Cortazzone, il comune di 500 abitanti a una ventina di chilometri da Asti, dove ha collocato la sede in un capannone ex industriale. È presieduta dal torinese Giovanni Vagnone di Trofarello, “un giornalista, un comunicatore e, per le sorti del destino, un imprenditore”, come si presenta sul suo sito, con trascorsi di consigliere di circoscrizione per il partito di Matteo Salvini. Nel cda, oltre a Carosso, fondatore, c’è un altro nome illustre della politica regionale: Fabrizio Ricca, suo collega di giunta nel Cirio 1 (era assessore a Sport e Partecipate), attuale capogruppo della Lega in Consiglio regionale. L’oggetto principale? “Lo studio, la valorizzazione e la promozione dei prodotti enogastronomici e vitivinicoli del Piemonte”.

Un biglietto da visita che sa di tartufo, ma non di limpidezza. “È un abuso lampante!”, tuonano i tartufai. “Mentre noi, piccole aziende familiari, lottiamo per un posto al sole nella Fiera di Alba – che costa un occhio della testa e favorisce solo i grandi player – non vorremmo che questo signore abbia usato una missione regionale e i fondi pubblici per piazzare i suoi tartufi. Abbiamo sentito voci di ordini informali da importatori giapponesi, e indovinate di chi era il nome in cima alla lista? Non certo delle nostre cooperative”.

Contributi regionali

I malumori serpeggiano come un fungo avvelenato tra i produttori cuneesi e astigiani, che parlano di “grave distorsione del mercato” e annunciano l’intenzione di rivolgersi direttamente alla Regione. “Carosso non è più assessore, ma ha ancora influenza sulle decisioni della maggioranza. Questo viaggio, pagato con i soldi dei cittadini, sembra un’estensione del suo ufficio privato”, accusa un operatore del settore. E non è tutto: sembrerebbe che qualche azienda di Carosso, ma non la Riva & C., abbia istruito pratiche per due contributi regionali per “promozione agroalimentare” nei mesi scorsi e per un impianto di una tartufaia. Se fosse vero, sarebbe un cortocircuito a dir poco inquietante tra pubblico e privato.

Il blagueur impomatato

La storia di Carosso è emblematica di un Piemonte politico che mescola sapori e poltrone con troppa disinvoltura. Imprenditore di 48 anni, ex sindaco di Coazzolo per un decennio e presidente della Comunità collinare tra Langa e Monferrato, era salito alla ribalta nel 2019 come consigliere regionale con oltre 4.500 preferenze. L’uomo dei record – boom di autorizzazioni per i trifolau, finanziamenti per piantagioni e una visibilità mediatica da star – era stato nominato assessore alla Montagna e alla Tartuficoltura nella prima giunta Cirio. Ma a inizio 2025, costretto a mollare la casacca assessoriale, si è dedicato al business. La sua Srl si vanta di “tartufi certificati e spedizioni express in Asia”. E ora, Osaka: un trampolino perfetto per decollare.

Le derapate ai rally

Non è la prima volta che Carosso mescola poltrone, tuberi e acceleratori. Un’azienda astigiana di tartufi, la “Rarity”, trapiantata ad Alba da soli due anni, ha ottenuto un posto da espositore alla Fiera Internazionale del Tartufo Bianco proprio nel 2023. E chi sponsorizzava le note passioni rallystiche di Carosso? Indovinate: la stessa società, che ha sostenuto le derapate di Carosso. Le rivelazioni, filtrate da fonti interne all’Ente Fiera e a insider al mondo delle corse, piovono come grandine sulle colline di Barolo. L’azienda, nata nel 2023 a Asti ma con sede operativa nel cuore di Alba, a due passi dal Cortile della Maddalena, è una newcomer nel settore. Eppure, nonostante la coda chilometrica di produttori storici in attesa di uno stand (con quote d’iscrizione che sfiorano i 10mila euro), ha varcato i cancelli della fiera come una star. “Un ingresso lampo, facilitato da contatti di alto livello”, sussurrano i tartufai del Cuneese, che da anni scalano inutilmente la lista d’attesa. E i “contatti”? Portano dritti a Carosso, che tra il 2022 e il 2024, quando era assessore, ha sfrecciato su quattro ruote in eventi come il Rally di Alba e il Ronde delle Valli Cuneesi, con il logo dell’azienda ben visibile sulle fiancate della sua macchina.

Mentre la delegazione piemontese rientra da Osaka tra applausi e tweet celebrativi, la vicenda si arricchisce di capitoli che sembrano usciti da un thriller enogastronomico. I piccoli produttori, lasciati a secco, chiedono risposte, mentre l’odore di tartufo si spande dalle Langhe a Palazzo Lascaris. Cirio brinda, ma le grane sono in agguato.

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