FINANZA & POTERI

Il ritorno di Lapucci in Crt: rotta su Piazzetta Cuccia

Un anno fa Palenzona lo mise alla porta, poi toccò a lui uscire con le pive nel sacco da via XX Settembre. Ora l'ex segretario viene accolto in pompa magna a Palazzo Perrone. In tasca una buonuscita da 1,7 milioni e una collezione di poltrone che porta fino a Mediobanca

Venerdì sera, quasi in sordina, Massimo Lapucci ha fatto ritorno in via XX Settembre, nel Salone d’Onore diPalazzo Perrone, sede della Fondazione Crt. Un rientro che, in altri tempi, avrebbe fatto rumore. Ma a Torino l’attenzione dell’opinione pubblica era concentrata sulla giornata di sciopero generale per la Flotilla e distratta dai tafferugli in città degli antagonisti, e così la presenza dell’ex segretario generale è passata quasi inosservata, evento più per addetti ai lavori che per il grande pubblico.

Eppure, la rentrée di Lapucci – defenestrato nel luglio 2023 da Fabrizio Palenzona, che lo sostituì con Andrea Varese, salvo poi entrambi seguirlo di lì a poco fuori dal portone – ha un valore simbolico forte. Uscito con le pive nel sacco, ma con una lauta buonuscita da 1,7 milioni di euro, l’uomo che per oltre dieci anni ha dettato la linea della terza fondazione bancaria italiana è tornato tra gli allori per un incontro sui criteri Esg, acronimo di Environmental, Social, Governance. Una discussione colta, nata da un libro scritto a quattro mani con Stefano Lucchini, chief institutional affairs and external communication officer di Intesa Sanpaolo, ovvero il regista del “consenso” di Carlo Messina. Il volume, dal titolo Ritrovare l’umano, propone di aggiungere una lettera all’acronimo Esg: la H di Health, ma anche di Human e Happiness. “Perché la sostenibilità – spiegano gli autori – non è solo numeri e bilanci, ma anche qualità del futuro e dignità della persona”.

Lapucci è stato accolto in pompa magna dalla presidente della Fondazione Anna Maria Poggi e dal segretario generale Patrizia Polliotto. Un’accoglienza calorosa che segna, di fatto, il disgelo nei rapporti con la casa madre, dopo l’uscita di scena imposta da Palenzona. Una linea, quella della ricomposizione delle fratture, pervicacemente intrapresa dalla giurista torinese che contro ogni pronostico (e in barba ai gufi) è riuscita a traghettare la fondazione fuori dalle tempeste. E in questa strategia avere un alleato come Lapucci non guasta, anche in vista di future operazioni.

Dalla caduta al ritorno

Nel luglio 2023, dopo oltre un decennio di regno, Palenzona lo aveva messo alla porta nominando un ex manager del gruppo Fiat al suo posto. A distanza di un anno, però, la ruota ha girato: lo stesso Palenzona ha seguito l’ex segretario generale nell’uscita di scena, travolto da scontri interni (agli organismi della Fondazione), da tensioni con le istituzioni e dalla burrascosa vicenda del “patto occulto”.

Le poltrone non mancano

Rimpianti? Pochi. Perché Lapucci non è rimasto con le mani in mano. Oltre alla presidenza di Egea (del gruppo Iren), è in procinto di entrare nel cda di Mediobanca, appena “conquistata” da Mps. È già in cda di Banca Generali che Delfin, partner di Caltagirone, inserì nella sua lista per il cda Mediobanca due anni fa.

Beneficenza e affari

Nato a Roma il 22 novembre 1969, laureato in Economia e Commercio alla Sapienza, Lapucci era approdato in Crt nel 2012, chiamato dall’allora presidente Andrea Comba e succedendo ad Angelo Miglietta. Fin dall’inizio aveva imposto un’impronta fortemente interventista, una sorta di merchant bank, portando la Fondazione dentro le principali partite economico-finanziarie, a volte anche troppo, secondo i detrattori, che soprattutto sotto la presidenza di Giovanni Quaglia gli rimproveravano una gestione fin troppo attiva, con posti in cda occupati direttamente o tramite fedelissimi.

La scommessa delle Ogr

Parallelamente, come ideatore e ceo delle Ogr, Lapucci ha guidato la trasformazione di un’ex area industriale in laboratorio internazionale di creatività e sviluppo. Costata un botto, ma è indubbio che oggi le Ogr sono oggi un hub di eccellenza per startup, arte contemporanea, musica e pensiero critico, con tanti progetti dedicati ai giovani e alla trasformazione digitale. Un modello che ha contribuito alla rigenerazione urbana e culturale della città. Proprio con le Gr, Lapucci ha voluto marcare il tratto di una nuova idea di fondazione: non più semplice ente erogatore, ma soggetto capace di co-progettare il cambiamento. Durante la sua lunga attività come segretario generale di Crt, ha innovato modelli, strumenti e finalità, imprimendo una direzione che ancora oggi molti riconoscono come la più moderna nella storia della terza Fondazione italiana.

La sua vocazione internazionale si è consolidata nel 2006, con la nomina a World Fellow presso la Yale University, dove oggi è International Fellow del Digital Ethics Center, impegnato sui temi dell’etica dell’intelligenza artificiale e delle trasformazioni sociali legate alla tecnologia. A Yale, Lapucci contribuisce a un dialogo cruciale: come conciliare lo sviluppo dell’AI con la dignità umana, la giustizia e il benessere collettivo.

"Calta" canta

È però nella partita delle Generali che si gioca parte del suo destino torinese. Fu lì che si guadagnò le grazie di Gaetano Caltagirone, ma anche, forse, l’inimicizia irreversibile di Palenzona, che appena insediato a Crt lo mise alla porta. Oggi, nessun incarico ufficiale lo attende in Crt, ma i canali sono stati riaperti. E non è un dettaglio: Lapucci siede anche nel board di Biae, il nuovo istituto del gruppo Banca del Fucino, banca ben nota sia alla Poggi che alla Polliotto. Un ritorno in piena regola, dunque, anche se sottotraccia, come si conviene a quell’understatement sabaudo che il romano Lapucci ha conosciuto bene. E come si dice: se sono rose fioriranno. Spine comprese.

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